Questa nuova edizione del Codice del lavoro vede la luce nel pieno della terribile emergenza sanitaria cagionata dalla diffusione, anche in Italia, del virus Sars-CoV-2, responsabile della malattia respiratoria denominata COVID-19.
Si tratta di un’emergenza senza precedenti, che vede esposto, in prima linea, il sistema sanitario nazionale – e, a cascata, tutti gli altri sistemi strategici del paese, incluso quello produttivo – e che ha imposto ai cittadini di tenere comportamenti responsabili, a tutela della salute pubblica.
Sono state adottate, fin dalle prime fasi dell’emergenza – la cui epifania è databile con la scoperta, in Italia, del primo infettato, alla metà del mese di febbraio del 2020 – misure di cosiddetto “contenimento”, con l’imposizione di divieti e restrizioni alle libertà di circolazione e movimento, nonché, per quanto qui d’interesse immediato, alla stessa attività lavorativa, pubblica e privata, in qualsiasi forma prestata (dall’esercizio dell’industria, all’artigianato, al commercio, alle arti, fino alle professioni), allo scopo di limitare al massimo grado possibile – attraverso il cosiddetto “distanziamento sociale” – la diffusione del contagio, che avviene (e molto facilmente) per via aerea.
Era inevitabile che lo stesso diritto del lavoro, così come lo abbiamo finora conosciuto, ne risultasse profondamente inciso, almeno (si spera) temporaneamente.
La conseguente “fibrillazione” normativa ha reso necessario l’inserimento, nella sistematica del Codice del lavoro, di una parte autonoma e di nuova introduzione, dedicata al cosiddetto “lavoro nell’emergenza”, allo scopo di offrire agli operatori pratici, prima ancora che agli studiosi del diritto, il catalogo delle disposizioni che più direttamente hanno inciso sulla disciplina del rapporto di lavoro, pubblico e privato.
Lo strumento normativo utilizzato per affrontare l’emergenza, come era naturale attender-si, è stato quello del decreto-legge, che la nostra Costituzione mette a disposizione del Governo per adottare, appunto in casi straordinari di necessità e di urgenza, provvedimenti aventi valore di legge ordinaria, sottoposti alla successiva approvazione parlamentare.
In questo panorama, pur in continua evoluzione, rilievo centrale assumono il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 (Misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da CO-VID-19. Proroga dei termini per l’adozione di decreti legislativi), convertito in legge 24 apri-le 2020, n. 27, e il decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23 (Misure urgenti in materia di accesso al credito e di adempimenti fiscali per le imprese, di poteri speciali nei settori strategici, nonché interventi in materia di salute e lavoro, di proroga di termini amministrativi e processuali), che hanno fatto salvi gli effetti dei precedenti decreti-legge emanati a partire dal 23 febbraio 2020.
La modalità di svolgimento della prestazione lavorativa privilegiata dal legislatore dell’emergenza, in relazione alle attività indispensabili, che non possono essere sospese senza mettere a rischio l’ordinata convivenza civile e la stessa sopravvivenza della popolazione, è quel-la del lavoro “agile”, allo scopo di limitare la presenza sui luoghi di lavoro.
Istituti classici del sostegno alle imprese e ai lavoratori, a partire dalla cassa integrazione guadagni e altri ammortizzatori sociali, per finire al riconoscimento di permessi retribuiti e di congedi, sono stati ampliati e rafforzati, con l’eliminazione, per tutta la durata del pe-riodo emergenziale, della gran parte dei requisiti (limitativi) previsti per l’accesso e il godi-mento delle relative prestazioni.
È stata prevista la non computabilità, nel comporto, dei periodi di “quarantena” imposti dall’autorità, oltre alla sospensione delle procedure di impugnazione dei licenziamenti.
Sono stati, ancora, previsti nuovi e più pregnanti obblighi di dotazione, in favore dei la-voratori, di dispositivi di protezione individuale e sono state introdotte misure di sostegno al reddito anche a beneficio dei lavoratori autonomi.
L’attuazione di tali previsioni, connotate dalla straordinarietà e dall’urgenza di provvedere, è stata demandata a numerosi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, a decreti dei singoli ministri e a ordinanze di protezione civile, di alcuni dei quali si dà conto, per quanto d’interesse, nella parte del Codice di nuovo conio.
Questa nuova edizione, ovviamente, non ha tralasciato di considerare tutte le altre novità legislative introdotte anteriormente al regime emergenziale.
Si segnalano, tra le tante:
— il D.L. 30 aprile 2019, n. 34, convertito in legge 28 giugno 2019, n. 58 (Misure urgenti di crescita economica e per la risoluzione di specifiche situazioni di crisi);
— la legge 19 giugno 2019, n. 56 (Interventi per la concretezza delle azioni delle pubbliche amministrazioni e la prevenzione dell’assenteismo);
— la legge 27 dicembre 2019, n. 160 (Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanzia-rio 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022);
— il D.L. 5 febbraio 2020, n. 3, convertito in legge 2 aprile 2020, n. 21 (Misure urgenti per la riduzione della pressione fiscale sul lavoro dipendente).
Ancora una volta, nonostante le difficoltà incontrate anche nel settore del lavoro in editoria, la intelligente e pronta (e pertanto insostituibile) collaborazione della Redazione, fonte di preziosi suggerimenti per gli autori, ha consentito di confezionare un utilissimo corredo di indici sistematico, analitico e cronologico.
Chiudiamo questa (insolitamente) lunga premessa con l’augurio che la tremenda crisi, che questa volta ha investito il fattore umano, più ancora che il capitale, possa indurre a un mutamento di prospettiva che rimetta al centro della discussione politica i principi costituzionali di solidarietà economica e sociale, effettività, uguaglianza e dignità, veri capisaldi della nostra Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
Questa nuova edizione del Codice del Lavoro minor prende posto negli scaffali delle librerie giuridiche verso la fine di un anno, il 2019, che è stato caratterizzato da una pluralità di interventi normativi, sia nazionali che sovranazionali, di grande rilievo.
Sotto il primo profilo, il legislatore, convertendo in legge il d.l. 4/2019 (L. 28 marzo 2019, n. 26), ha introdotto nel nostro ordinamento il cosiddetto “reddito di cittadinanza”, che nelle intenzioni del Governo (allora) in carica, aspirava non tanto a costituire un (ennesimo) sussidio assistenziale, quanto piuttosto il volano per una politica di sviluppo dell’occupazione.
La disciplina, infatti, è incentrata sull’impegno del beneficiario a partecipare a percorsi di formazione o riqualificazione nonché ad accettare almeno una delle offerte di lavoro che i centri per l’impiego proporranno al destinatario della misura, durante il periodo in cui egli godrà del supporto economico, pena l’esclusione dal programma e la perdita del beneficio stesso.
Sono purtroppo note alle cronache successive le difficoltà incontrate per mettere a regime il complesso apparato immaginato per il funzionamento del sistema.
Il nuovo Governo insediatosi dopo la crisi-lampo estiva non pare abbia intenzione – stando alle notizie che filtrano sui lavori preparatori della legge di bilancio per il 2020 e sui decreti a quest’ultima collegati – di abbandonare la strada intrapresa.
Altro provvedimento di rilievo del legislatore nazionale che occorre segnalare, questa volta sul versante del lavoro pubblico, è costituito dalla Legge 19 giugno 2019, n. 56, recante «Interventi per la concretezza delle azioni delle pubbliche amministrazioni e la prevenzione dell’assenteismo».
Il codice non manca di dare conto anche della produzione normativa rilevante a livello europeo, nella quale spicca il Regolamento 20 giugno 2019, n. 2019/1149/UE, che istituisce l’Autorità europea del lavoro.
Infine, si è ritenuto di riportare anche il più recente intervento in materia lavoristica (rispetto alla data di chiusura in redazione), costituito dal decretolegge 3 settembre 2019, n. 101 (Disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e per la risoluzione di crisi aziendali), sebbene non ancora convertito in legge.
In definitiva, il Codice del Lavoro minor continua ad offrire agli interpreti uno strumento agile e completo per orientarsi nell’intricata normativa, interessata da ripetuti interventi novellatori, succedutisi a distanza di poco tempo.
L’Opera raccoglie i provvedimenti legislativi in modo da agevolarne la consultazione, con i testi ordinati secondo un criterio cronologico, calato tuttavia nell’ambito di una sistemata organizzazione dei singoli istituti di riferimento.
Il codice si rivolge non solo agli operatori professionali (magistrati, avvocati, consulenti del lavoro, pubblici funzionari, dirigenti aziendali e sindacali), ma anche agli studenti universitari, che possono contare su un validissimo ausilio formativo.
Anche per la intelligente e pronta (e pertanto insostituibile) collaborazione della Redazione, fonte di preziosi suggerimenti per gli autori, il lavoro, ricco di note e richiami intertestuali, si completa con un utilissimo corredo di indici sistematico, analitico e cronologico.