
La storia della CRI nell'urgenza umanitaria e assistenziale della Prima Guerra Mondiale; il trattamento e le condizioni al limite dei prigionieri di guerra italiani come causa di un elevato numero di decessi; la fisiologia tecnico-logistica dei soccorsi nei suoi decisivi dettagli: questi i temi salienti trattati all'interno del volume. L'osservazione storico sociale è stata condotta attraverso documenti, in trascrizione integrale o parzialmente integrale, narrazioni locali e internazionali, l'opera di propaganda e di educazione, la corrispondenza dell'epoca, vagliate empiricamente anche con la ricerca di fonti complementari o alternative. Una prospettiva "micro" che guarda alle vicende umane e vi dialoga compenetrando aspetti di storia e di sociologia. Tra queste pagine torna la spinta volontaristica, internazionale e libertaria della Croce Rossa. Un'azione complessiva di enorme sviluppo, che ha aperto nuove frontiere per il soccorso e nuovi orizzonti per un benessere maggiore e più generalizzato dei popoli attraverso collaborazione e pianificazione. In questo contesto si evidenzia come la CRI abbia costituito un baluardo di umanità e una rete di servizi per i reduci tornati dalla prigionia: un intervento impegnato e laico durante una delle pagine più sanguinose della storia contemporanea.
Il volume commenta e divulga, attraverso diversi saggi e numerosi inediti, il pensiero di Achille Ardigò, divenendo così un'opera unica nel suo genere. Sono riportate centinaia di pagine di annotazioni relative ad altri testi, appunti per le sue lezioni, veri e propri saggi o relazioni non trasferiti in volumi o riviste per le ragioni più varie, riflessioni sparse, oltre a molti interventi, mai banali e di circostanza, che il Maestro fece presso le istituzioni pubbliche di cui fu membro autorevole e sempre attivo (per esempio al Consiglio del Comune di Bologna o all'Istituto don Luigi Sturzo di Roma). Ne emerge e si conferma la figura di un uomo a più dimensioni che riassunse e compendiò in tutto il suo percorso biografico. Investì a favore dei più deboli e dei più "fragili" quello che la ricerca gli metteva davanti. Nel cuore della sua maturità, avanzò categorie concettuali in grado di dar conto teoricamente del mutare della nostra società, oltre il post-moderno, senza ingabbiarla in nessuna teoresi onnicomprensiva e precostituita, mostrando un pensiero ricco di anticipazioni.
Lo scopo di questo lavoro di ricerca storico-sociale è stato chiaro fin dall'inizio e cioè ricostruire al meglio il periodo, una decina d'anni (dal 1885 al 1894), di permanenza di Giuseppe Sarto a Mantova, quale vescovo di questa diocesi. Si tratta(va), in effetti, di una fase della sua vita poco nota, se non addirittura piuttosto oscura, interpretata in vari modi quale "parentesi" o "maturazione" o dimostrazione di un'intransigenza "fino al midollo". Quello che però non mi era parso subito evidente era che, nello svolgere questo sforzo descrittivo, ci venivamo a trovare come gruppo di lavoro nella condizione di raccontare il percorso biografico di un sacerdote che, da Vescovo, sarebbe diventato addirittura Papa e poi Santo. Si riesce, in questo caso, a narrare il prima ignorando il dopo? È giusto farlo? Come questa inarrestabile e non voluta ascesa muta il fascio di luce proiettato sulla precedente pianura? Il tentativo che abbiamo fatto è stato quello di tenerci ancorati ai documenti ed alle prove mantovane per dar conto del dopo e per riuscire a comprenderlo in modo più approfondito. A volte però, inevitabilmente, la visione del fungo pienamente sviluppato consente di meglio dar conto e di intendere più correttamente il senso complessivo del micete o del fenomeno in questione. È, dunque, lungo questa ambivalenza metodologica che abbiamo condotto la nostra ricerca che, pur essendo ancorata a Mantova, non è sicuramente mantovana.
Come vivono il proprio ruolo lavorativo i professionisti del sociale in Italia? Quali competenze sono necessarie effettivamente per chi lavora nell'ambito dell'assistenza sociale? Quali aspettative per il futuro hanno educatori, operatori socio-sanitari, mediatori culturali e assistenti familiari? A queste e a tante altre domande cerca di rispondere la più esaustiva e ampia ricerca sulle professioni sociali svolta in Italia negli ultimi decenni. Lo studio è stato promosso dal Ministero del Welfare ed è stato svolto da studiosi e ricercatori dell'Università Ca' Foscari di Venezia, l'Università di Verona e L'Università di Bologna in collaborazione con le Regioni interessate. Attraverso metodologie qualitative e quantitative sono stati ascoltati migliaia di lavoratori del sociale. Le informazioni ottenute coprono vari aspetti: la soddisfazione per il proprio lavoro, le modalità di reclutamento, i rapporti con i colleghi e con gli assistiti, i fabbisogni formativi, lo stress, le richieste rivolte alle istituzioni, nonché e il contributo di conoscenza che questi operatori ed educatori possono fornire alla governance socio-sanitaria. Inoltre, sono stati analizzati e comparati i sistemi informativi dei servizi e delle professioni/occupazioni sociali della varie regioni italiane. Il risultato complessivo è un quadro aggiornato, profondo ed esauriente del welfare sociale italiano e dei suoi protagonisti.