Ogni religione e ogni cultura ha sempre scadenzato i tempi dell'anno identificando periodi particolari e festività che formano l'itinerario religioso della comunità e del credente. La festa è dunque un momento particolare che sorprende la normalità. Può riguardare un mistero, un'occasione gloriosa o una memoria dolorosa. È però sempre motivo di pausa dalla routine del lavoro umano. Il percorso delle feste nell'anno è un itinerario temporale e spirituale che fa via via incontrare il credente con i punti di riferimento della sua cultura. Le feste esistono da quando esiste l'uomo, l'arte preistorica lo dimostra. Esse esprimono, a un tempo, quanto c'è di comune, come esigenza di fondo del rapportarsi col mistero e col senso del vivere in tutte le religioni, e mostrano la diversità inventiva e dottrinale delle varie culture (dalle grandi civiltà alle popolazioni più isolate). Le feste sono il luogo dove il religioso e il profano si mescolano. I lemmi che compongono questo "Dizionario delle feste", curati dai principali esperti internazionali sotto la supervisione di Mircea Eliade e Julien Ries, sono state tratte principalmente dall'edizione dell'"Enciclopedia delle Religioni" diretta da M. Eliade, articolata in 17 volumi di cui 15 pubblicati, curata per l'Italia da Dario M. Cosi, Luigi Saibene e Roberto Scagno, e dal "Trattato di Antropologia del Sacro" (TAS) pubblicato in 10 volumi, curato da Julien Ries con Lawrence E. Sullivan e Michel Masson, opere fondamentali, di riferimento per studiosi e cultori della vasta materia antropologica e religiosa. Traduzioni di: Sara Andreis, Stefania Arcara, Erica Baffelli, Fabrizia Berera, Maria Teresa Bianchi, Sara Bianchi, Maria Gabriella Bianco, Alessandra Borgia, Pier Giorgio Borbone, Emanuela Braida, Letizia Sonia Cantarella, Luca Capponcelli, Guendalina Carbonelli, Alessandro Cassol, Marianna Castracane, Matteo Cestari, Antonella Comba, Alessandra Consolaro, Giacomo Deambrogio, Maria Sita Demichelis, Simona Destefanis, Davide Domenici, Simonetta Focardi, Glenda Franchin, Maurizio Giannattasio, Marco Grampa, Giuliana Iacopino, Gaia Lembi, Corrado Martone, Paolo Melis, Riccardo Nanini, Alberto Pelissero, Chiara Petri, Alessia Piana, Marzia Pierluigi, Tiziana Ripepi, Anna Maria Sberveglieri, Raul Schenardi, Maria Giulia Telaro, Paolo Villani.
Questo volume è dedicato alla trattazione dei fenomeni religiosi che si sono sviluppati nel continente nuovissimo dell'Oceania, cioè in Australia e nelle numerosissime isole che punteggiano l'Oceano Pacifico. Si tratta di un territorio che per la sua storia culturale ha fornito un contributo particolarmente ricco alla ricerca etnologica e antropologica (sia sul piano della documentazione sia su quello della teorizzazione) e che ancora oggi propone, nelle sue più remote propaggini, alcune sorprendenti scoperte. Il volume, dunque, tratta soprattutto di fenomeni religiosi di popolazioni aborigene che fino ad alcuni decenni fa vivevano ancora «a livello etnologico». Ma di queste popolazioni opportunamente analizza anche il faticoso e spesso tormentato ingresso nella modernità, che si sta ancora realizzando fra tragiche perdite di identità e orgogliose rivendicazioni delle radici culturali. Complessa e significativa è infine la storia della diffusione in Oceania del Cristianesimo (cattolico e protestante), dai primi tentativi missionari fino all'attuale organizzazione delle Chiese e allo sviluppo di nuove esperienze religiose. Nel volume si alternano ampie voci generali dedicate alle tradizioni religiose indigene, raggruppate in base alle consuete partizioni geografiche, e voci più specifiche dedicate alle credenze e alle pratiche religiose di singole popolazioni o gruppi di popolazioni, oppure di particolari isole o arcipelaghi. Alcuni lemmi prendono in esame le principali figure divine e mitologiche dell'Oceania o particolari concezioni e comportamenti religiosi tipici o esclusivi, o ancora alcuni tra i principali etnologi che queste religioni hanno studiato. Le bibliografie di ciascuna voce sono state riviste e aggiornate dai curatori, che hanno dedicato particolare attenzione alle indicazioni accurate delle edizioni originali e delle eventuali traduzioni italiane. Traduzioni di: Sara Andreis, Stefania Arcara, Erica Baffelli, Maria Teresa Bianchi, Sara Bianchi, Maria Gabriella Bianco, Alessandra Borgia, Sergio Botta, Emanuela Braida, Arianna Campiani, Letizia Sonia Cantarella, Guendalina Carbonelli, Antonella Comba, Alessandra Consolaro, Giacomo Deambrogio, Simona Destefanis, Simonetta Focardi, Maurizio Giannattasio, Giuliana Iacopino, Mariella Lorusso, Marco Manino, Ruth Lenneberg Picotti, Alberto Pelissero, Marzia Pierluigi, Marta Porta Leva, Tiziana Ripepi, Luigi Saibene, Anna Maria Sberveglieri, Maria Giulia Telaro, Antonio Tombolini.
Nella storia dell'umanità l'homo religiosus assume una modalità specifica di esistenza, che si esprime in diverse forme religiose e culturali. Lo si riconosce dal suo stile di vita: crede all'esistenza di una realtà assoluta che trascende questo mondo e vive delle esperienze che, attraverso il sacro, lo mettono in relazione con questa Trascendenza. Rileviamo che egli crede all'origine sacra della vita e al senso dell'esistenza umana come partecipazione a un'Alterità. È anche un homo symbolicus, che coglie il linguaggio delle ierofanie, attraverso le quali il mondo gli rivela delle modalità che non sono evidenti di per sé stesse. A partire dal 1959, alcuni paleoantropologi hanno scoperto in Africa l'Homo habilis, il creatore della prima cultura, la cui attività mostra in lui la coscienza di essere creatore. Troviamo gli sviluppi di questa coscienza nell'Homo erectus e, in modo più preciso, nell'Homo sapiens, grazie alla manifestazione dei riti funebri. Le prime tombe che ci offrono una certezza della credenza in una sopravvivenza provengono da Qafzeh e da Skuhl, nel Vicino Oriente, grazie alla presenza di tracce di cibo e di utensili in prossimità degli scheletri: si tratta del 90000 a.C. A partire dall'80000, l'uomo di Neandertal moltiplica questi riti. Dal 35000, nel Paleolitico Superiore, l'Homo sapiens sapiens applica un trattamento speciale al cadavere del defunto: ocra rossa, ornamenti attorno alla testa, conchiglie incastonate nelle orbite oculari, perle d'avorio disposte sul corpo. A partire dall'inizio del Neolitico ci si trova in presenza del culto dei crani conservati dai vivi. Nel V millennio sorge la dea. La scoperta da parte di Maria Gimbutas del sito di Achilleion in Tessaglia offre una visione della religione arcaica dell'Europa grazie alle numerose dee, tra le quali quella della vita e della morte. Il Neolitico ha moltiplicato i riti funerari e ha fornito loro una simbologia sempre più ricca, segno di un'autentica presenza dei vivi nella sopravvivenza dei loro defunti. All'indomani della sedentarizzazione delle popolazioni del Vicino Oriente e dell'invenzione della vegecultura e dell'agricoltura, l'homo religiosus si mette a raffigurare delle divinità, la più importante delle quali è la dea. È il grande mutamento dei simboli, che si rispecchia nella credenza in una vita post mortem. Traduttori: Sara Andreis, Stefania Arcara, Erica Baffelli, Maria Teresa Bianchi, Sara Bianchi, Maria Gabriella Bianco, Alessandra Borgia, Sergio Botta, Emanuela Braida, Arianna Campiani, Letizia Sonia Cantarella, Guendalina Carbonelli, Antonella Comba, Alessandra Consolaro, Giacomo Deambrogio, Simona Destefanis, Simonetta Focardi, Maurizio Giannattasio, Giuliana Iacopino, Mariella Lorusso, Marco Manino, Ruth Lenneberg Picotti, Alberto Pelissero, Marzia Pierluigi, Marta Porta Leva, Tiziana Ripepi, Luigi Saibene, Anna Maria Sberveglieri, Maria Giulia Telaro, Antonio Tombolini.
Il presente "Dizionario delle religioni del Nordamerica" è dedicato alla trattazione dei fenomeni religiosi, o variamente legati alla religione, che si sono sviluppati nell'America del Nord. Il suo indice rispecchia la particolare storia religiosa del continente, alternando lemmi di carattere generale dedicati alle tradizioni indigene a lemmi sulla presenza e lo sviluppo delle religioni monoteistiche in quei territori. Sono presenti, inoltre, numerose voci più specifiche dedicate alle credenze e alle pratiche religiose di singole popolazioni o gruppi di popolazioni dell'America settentrionale («Apache», «Inuit», «Irochesi», «Lakota», «Navajo», «Piedi Neri»), mentre alcune altre forniscono notizie biografiche sulle principali guide spirituali o profetiche dei nativi («Black Elk», «Handsome Lake», «Neolin», «Wovoka»). Si aggiungono, infine, voci sulle particolari modalità di espressione che nelle Americhe hanno caratterizzato fenomeni o concezioni universalmente diffusi nel mondo delle religioni e lemmi che descrivono tradizioni culturali di estrema rilevanza per la definizione della struttura dei sistemi religiosi americani («Danza degli spiriti», «Danza del Sole», «Teatro religioso dei nativi nordamericani»). Le bibliografie di ciascun lemma, affidato a esperti internazionali della materia, sono state riviste e aggiornate dai curatori, che hanno dedicato particolare attenzione alle indicazioni delle edizioni originali e delle eventuali traduzioni italiane. Traduzioni di Stefania Arcara, Erica Baffelli, Sergio Botta, Emanuela Braida, Arianna Campiani, Letizia Sonia Cantarella, Guendalina Carbonelli, Mariella Lorusso, Marco Manino, Maria Giulia Telaro.
All'inizio del terzo millennio, nel mondo, vi sono circa un miliardo di musulmani. Su 180 Stati aderenti all'ONU, 43 sono musulmani e membri dell'Organizzazione della Conferenza islamica. L'Islam è una grande religione universale che ha prodotto una civiltà impressionante con il suo libro sacro, il Corano, le sue moschee, la sua scrittura, la sua letteratura, le sue forme d'arte e le sue tradizioni, una civiltà vissuta da un insieme di differenti popoli. Malgrado le diversità di culture, le opposizioni e le rivalità, un denominatore comune unisce tutti i musulmani: la loro fede. Il musulmano (muslim in arabo) fa atto di sottomissione di sé a Dio e tale atteggiamento manifesta nella pratica degli obblighi prescritti. Una simile adesione lo impegna come credente di fronte a Dio e, come persona, lo unisce alla sua comunità (umma). Questo atto di sottomissione si fonda sulla rivelazione ricevuta e trasmessa dal profeta Maometto, profeta dell'ultimo e ultimo profeta che ha richiamato il mistero di Dio creatore e misericordioso, ma anche l'imminenza del giudizio. Il musulmano afferma la sua fede nella unicità di Dio (tawhid), Creatore e dispensatore dei beni necessari, Signore della gloria, cui è dovuta ogni lode. I segni di Dio (ayat Allah = il segno di Dio) sono per l'uomo le prove della creazione e garantiscono la sua fede, di cui fa professione mediante la yahada che mette l'accento sul Dio unico e sulla chiusura della rivelazione da parte di Maometto. Questa professione di fede del musulmano costituisce la sua esperienza di Dio e una testimonianza della sua fede. L'uomo è una creatura animata dal soffio di Dio, una persona capace di rispondere a Dio. In terra egli è il khalifah (rappresentante) di Dio. Da questa condizione derivano gli obblighi dei «cinque pilastri» dell'Islam, vale a dire le pratiche cultuali del credente alle quali si aggiungono tutte le prescrizioni comunitarie sulla via che conduce a Dio al fine di garantire la vita armoniosa della comunità (umma). Così la fede nel Dio unico che sta alla base della preghiera quotidiana, del ramadan, come pure dell'espressione spettacolare del pellegrinaggio a La Mecca, rinnovata attualizzazione dell'evento originario, costituisce il fondamento e il motore del dinamismo dell'Islam moderno.
«Ebraismo» è il termine che definisce la vita religiosa di Israele, il popolo eletto di Dio. Esiste anche un'altra definizione, «Giudaismo», a partire dall'epoca del ritorno degli ebrei in terra di Israele dopo l'esilio babilonese. Nel titolo di questo Dizionario dell'Ebraismo si è optato per il primo termine perché esso intende tenere insieme l'intera storia multi-millenaria della tradizione religiosa che si richiama ad Abramo, presentandola in modo globale, in tutte le sue diramazioni e componenti, per così dire «da Adamo ai giorni nostri» e non solo per quel periodo pur centrale, difficilmente delimitabile, che va dalla cattività babilonese all'alto Medioevo. L'Ebraismo, in tutte le sue varietà, designa dunque lo stile di vita seguito dal popolo ebraico per circa tremilatrecento anni, da quando cioè Dio scelse Abramo, il padre di Israele, tra tutte le nazioni. L'Ebraismo comporta l'osservanza rigorosa della Torah, una parola che significa «insegnamento» e che si riferisce all'insieme della Bibbia ebraica, ma soprattutto al Pentateuco (i primi cinque libri). La Torah si presenta in due forme, una scritta e l'altra orale, derivate dall'alleanza che Dio stabilì con il suo popolo di Israele attraverso Mosè, intorno al 1200 a.C. La cultura ebraica ha dato frutti abbondanti nel campo delle idee, delle scienze, delle professioni e delle arti, lasciando un segno impressionante nella storia umana, oggi come nei millenni passati. Tuttavia, fuori dalla comunità ebraica pochi conoscono le sue ricche e varie tradizioni religiose, e questa ignoranza ha avuto conseguenze negative nelle relazioni tra ebrei e non ebrei. In tutta la loro storia gli ebrei hanno sopportato i peggiori fraintendimenti e le persecuzioni più dure solo in quanto ebrei: un popolo che vive secondo le proprie tradizioni religiose ed è fedele all'alleanza con Dio, che lo distingue. Aprendo un libro sull'Ebraismo, è bene perciò che i lettori ricordino che fra il 1937 e il 1945, in Europa si perpetrò un tentativo sistematico di sterminare completamente il popolo ebraico, usando tutta la potenza e la furia del moderno stato nazionale. C'è quindi un bisogno pressante di conoscere meglio l'ebraismo. La vita religiosa ebraica è straordinaria e spicca nella storia dell'umanità. Rendersi conto di come gli ebrei abbiano continuamente dato nuove forme al loro modo di vivere in funzione della fedeltà al Dio che li ha scelti, distoglie da un pregiudizio cieco e porta a un giudizio vero, capace di arricchire. L'ampiezza e varietà degli aspetti legati all'Ebraismo qui spiegati e approfonditi da riconosciuti esperti internazionali della materia, ha suggerito di suddividere la pubblicazione in due tomi seguendo l'ordine alfabetico: A-I per il primo tomo; K-Z per il secondo. A fondo libro riproduciamo l'intero elenco dei lemmi che compongono il Dizionario dell'Ebraismo, consentendo così di coglierne il complesso dei contributi. Traduzioni di Pier Giorgio Borbone, Emanuela Braida, Maria Sita Demichelis, Gaia Lembi, Corrado Martone, Paolo Melis, Marzia Pierluigi.
Lo storico delle Religioni Julien Ries, in accordo col paleoantropologo Yves Coppens, ha messo in risalto «la coscienza di creatore di cultura di Homo habilis. A partire dalle sue prime realizzazioni l'Uomo non cessa di fare scoperte e di creare, poiché la riflessione su ogni scoperta alimenta una nuova creazione». Dall'origine l'Uomo è Homo simbolicus, creatore di ritmi, suoni, spazi di vita, forme, immagini. Forse le immagini giungono per ultime, ma una selce scheggiata, in modo da essere un manufatto bifacciale, diventa un capolavoro di simmetria e armonia. Già alcune centinaia di migliaia di anni fa le selci più belle sono poste nelle sepolture, così come in seguito mazzi di fiori variopinti. Alcune decine di migliaia di anni fa l'Arte rupestre copre tutto il pianeta con raffigurazioni rituali e simboliche. La grotta di Lascaux in Francia è stata chiamata «La Sistina della preistoria», le pitture di imponenti animali sulle pareti e sui soffitti costituiscono una sintassi del mito. Solo diecimila anni prima della nostra era iniziano le immagini di divinità e proliferano con l'affermarsi della sedentarizzazione, come testimonia l'abitato di Çatal Hüyük, in Turchia. All'uomo sedentarizzato le immagini sono indispensabili per relazionarsi col destino e col cosmo. Le grandi religioni si esprimono anch'esse tramite simboli, miti e riti, ma a volte passano secoli prima che si sviluppino figurativamente delle immagini sacre. A volte il timore di offendere il divino arriva al divieto delle immagini, ma gli iconoduli tendenzialmente si affermano rispetto agli iconoclasti. L'esigenza di immagini è straripante per l'uomo e le religioni ne sono state la sorgente maggiore; lo sviluppo delle arti in tutte le culture ce lo dimostra. Il potere può asservire le immagini e avvilire il sacro, ma l'istanza di sacro e di senso riemerge per altre vie, come è stato per i monaci che seguitavano a dipingere icone. L'istanza riemerge anche nel secolare moderno, dall'Urlo di Munch ai cieli stellati di van Gogh, alle astrazioni di Kandinskij.
All'inizio del terzo millennio, nel mondo, vi sono circa un miliardo di musulmani. Su 180 Stati aderenti all'ONU, 43 sono musulmani e membri dell'Organizzazione della Conferenza islamica. L'Islam è una grande religione universale che ha prodotto una civiltà impressionante con il suo libro sacro, il Corano, le sue moschee, la sua scrittura, la sua letteratura, le sue forme d'arte e le sue tradizioni, una civiltà vissuta da un insieme di differenti popoli. Malgrado le diversità di culture, le opposizioni e le rivalità, un denominatore comune unisce tutti i musulmani: la loro fede. Il musulmano (muslim in arabo) fa atto di sottomissione di sé a Dio e tale atteggiamento manifesta nella pratica degli obblighi prescritti. Una simile adesione lo impegna come credente di fronte a Dio e, come persona, lo unisce alla sua comunità (umma). Questo atto di sottomissione si fonda sulla rivelazione ricevuta e trasmessa dal profeta Maometto, profeta dell'ultimo e ultimo profeta che ha richiamato il mistero di Dio creatore e misericordioso, ma anche l'imminenza del giudizio. Il musulmano afferma la sua fede nella unicità di Dio (tawhid), Creatore e dispensatore dei beni necessari, Signore della gloria, cui è dovuta ogni lode. I segni di Dio (ayat Allah = il segno di Dio) sono per l'uomo le prove della creazione e garantiscono la sua fede, di cui fa professione mediante la yahada che mette l'accento sul Dio unico e sulla chiusura della rivelazione da parte di Maometto. Questa professione di fede del musulmano costituisce la sua esperienza di Dio e una testimonianza della sua fede. L'uomo è una creatura animata dal soffio di Dio, una persona capace di rispondere a Dio. In terra egli è il khalifah (rappresentante) di Dio. Da questa condizione derivano gli obblighi dei «cinque pilastri» dell'Islam, vale a dire le pratiche cultuali del credente alle quali si aggiungono tutte le prescrizioni comunitarie sulla via che conduce a Dio al fine di garantire la vita armoniosa della comunità (umma). Così la fede nel Dio unico che sta alla base della preghiera quotidiana, del ramadan, come pure dell'espressione spettacolare del pellegrinaggio a La Mecca, rinnovata attualizzazione dell'evento originario, costituisce il fondamento e il motore del dinamismo dell'Islam moderno.
L'Induismo è la religione della maggioranza degli abitanti dell'India. Per capirla occorre partire dal pensiero e dalle concezioni culturali degli invasori indoeuropei, gli Arii, penetrati nelle valli dell'Indo e del Gange duemila anni prima della nostra era. Ma ancor più bisogna considerare che questo pensiero vedico si è trasformato e diversificato nel corso dei secoli a contatto co le culture pre-vediche, radicate in India molto prima della penetrazione dei conquistatori Arii. L'Induismo si fonda anche su alcune costanti, messe in evidenza dalla ricerca indianista, come il Veda, tradizione orale prima di essere messo per iscritto, che ha fornito numerosi nozioni fondamentali, utili a strutturare il pensiero religioso e sociale nel corso dei secoli: l'idea di un ordine cosmico (Dharma) che ingloba l'universo, l'uomo e la vita e la cui armonia impedisce il caos; la nozione di un tempo ciclico che comporta un perpetuo ritorno; un sistema di caste che andrà moltiplicandosi e costituirà un vero e proprio tessuto sociale; una concezione degli stadi della vita e delle tecniche di liberazione dello spirito (yoga), ereditata forse dall'epoca pre-vedica.
Il vediamo ignorava i templi e le immagini delle divinità. Sotto l'influenza di fattori non ancora ben determinati, all'inizio della nostra era l'Induismo conoscerà un grande cambiamento con la nuova corrente di devozione, la bhakti. Il sacrificio cede il posto all'offerta (puja) e alla preghiera davanti alle effigi e alle statue di divinità nei templi eretti dai fedeli, una grande innovazione. I devoti si rivolgono sul divinità da loro scelta e le testimoniano il loro amore in un contesto di relazioni personali. E' il grande successo degli dei della bhakti come Visnu e Krsna. Nel corso dei secoli, l'Induismo conoscerà poi numerose sette e gruppi religiosi, fino alla nostra epoca.
Mito, simbolo e rito sono le costanti del sacro e dall’alba dell’umanità accompagnano i gruppi umani e i popoli innervando le loro culture. Con la sedentarizzazione, dopo centinaia di migliaia d’anni di storia dell’uomo, nascono le divinità e gli dei. Nel lungo percorso culturale dell’umanità, alle costanti del sacro si accompagnano credenze e concettualizzazioni sino al formarsi di quelle che noi oggi chiamiamo «le grandi religioni» (induismo, buddhismo, taoismo, scintoismo, ebraismo, cristianesimo, islam...). Se al fondo di ogni religione c’è la comunanza dell’homo religiosus, si sviluppano anche rilevantissime diversità (politeismo, monoteismi, dualismo, panteismi, ateismi...). La creatività religiosa dell’uomo ha sviluppato così credenze complesse, sistemi di riferimento per la vita di intere popolazioni che di volta in volta hanno subito crisi e sono stati riformati.