A Bologna il medioevo fu animato da un fiorente clima multiculturale, favorito sia dalla posizione strategica della città sulla Via Emilia - tra gli Appennini e le direttrici verso l'Oltralpe - sia dalla nascita nel tardo XI secolo di una celebre scuola giuridica: una realtà cosmopolita, che ha garantito un impulso costante agli scambi internazionali, ai commerci e allo sviluppo urbano, ma anche alle commissioni artistiche, tra cui quelle di arredi liturgici e tesori ecclesiastici destinati a soddisfare le crescenti esigenze devozionali. Di questi manufatti rimane oggi assai poco, come documenta la scultura lignea medievale che, anche a causa della deperibilità del materiale, a Bologna conta soltanto pochi esempi, e ciò rende ancora più emblematico il valore delle testimonianze locali superstiti presentate in queste pagine: rarissimi capolavori lignei di elevata qualità esecutiva, alcuni dei quali sottoposti a una recente opera di restauro, che offrono il punto di partenza per l'approfondimento condotto in questo volume.
Come si intreccia in Germania la letteratura con il religioso tra il XVI e il XX sec., nella produzione di Lutero, J.C. Günther, Lessing, Goethe, J. Paul, Annette von Droste-Hülshoff, Hofmannsthal, R. Musil, H. Hesse, N. Benjamin, M.L. Kaschnitz, R. Schami. Un quadro ricco, tracciato dai contributi dei maggiori specialisti, docenti nelle università italiane.
Il teatro è necessario.? Una riflessione sull'essenza del teatro di prosa nelle parole di uno dei maggiori registi della scena italiana ed europea: il valore del testo rispetto alla rappresentazione, la funzione della regia e il ruolo degli attori, il significato sociale del teatro in un mondo appiattito sul presente. In un dialogo con Lucia Mor che non eccede nell'autobiografismo o nella speculazione astratta, Cesare Lievi ribadisce il valore non solo artistico ma, soprattutto, umano del teatro: un luogo fondamentale in cui ognuno può assumere consapevolezza della realtà e del proprio agire. Per citare Schopenhauer, «un uomo che non va a teatro è come uno che fa la toilette senza lo specchio».