Ogni definizione che possiamo dare dell’uomo è, in fondo, anche una definizione che diamo di noi stessi. Ma possiamo immedesimarci nell’immagine di un uomo che non nasce, non cresce, non si ammala, non soffre, non perde mai l’esercizio delle sue facoltà e non si trova mai ad accudire altre persone che, come lui, attraversano queste esperienze? La cultura moderna ci ha consegnato il mito antropologico della soggettività autonoma, libera e responsabile e ha relegato nelle pieghe residuali del pensiero i problemi che vengono sollevati dall’esperienza umana che si svolge nel tempo, creando un vocabolario adatto per rendere marginale ogni altro modo d’essere dell’umano: è il linguaggio che ha coniato espressioni come quelle di handicappato, invalido, disabile, per poi culminare nella formula ipocrita, ma politicamente corretta, del diversamente abile. Questo libro intende, invece, fare i conti con la condizione umana assumendo un’altra prospettiva. Malattia, dolore, sofferenza, poste in relazione con l’ambiente (fisico, culturale, politico, sociale) condizionano la possibilità di realizzazione di ognuno di noi e finiscono con l’impattare sul senso stesso della partecipazione, della cittadinanza e della nostra auto-rappresentazione: questa relazione è ciò che oggi l’OMS e la Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute intendono con il termine disabilità. Sulla scorta di tale definizione, il volume ripercorre alcuni temi classici dell’antropologia filosofica proponendosi di fornire una più adeguata comprensione dell’esperienza umana.
Gli autori
Adriano Pessina (Monza 1953), è ordinario di filosofia morale, direttore del Centro di Ateneo di Bioetica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove insegna Bioetica e Filosofia della persona nella Facoltà di Scienze della formazione, ed è membro ordinario della Pontificia Accademia per la Vita. Studioso di Bergson (Il tempo della coscienza. Bergson e il problema della libertà, Vita e Pensiero, Milano 1988; Introduzione a H. Bergson, Roma-Bari 1994), da molti anni svolge ricerche nell’ambito della bioetica. È autore di Bioetica. L’uomo sperimentale, Milano 2006 e di Eutanasia. Della morte e di altre cose, Siena 2007, oltre che di numerosi saggi, tra i quali: Libertà e tecnologia: annotazioni teoretiche (2003), Il bello dell’etica. Per una rilettura del rapporto tra essere e dover essere (2005), Dignità e indegnità dell’uomo: il tempo della malattia (2009), Biopolitica e persona (2009).
Senza cedere a facili intenti consolatori o moralistici, questo volume propone un rigoroso percorso di comprensione di quelle ‘zone di confine’ tra la vita e la morte, dove ogni scelta è tanto difficile quanto indispensabile. Sono i luoghi in cui quotidianamente si trovano a intervenire e a decidere i medici anestesisti rianimatori. Proprio dalla loro professionalità ed esperienza procede la ricerca empirica che sta al centro del libro, la prima in Italia di questo genere, un questionario puntuale e controllato condotto nei reparti di terapia intensiva di Milano. I brevi saggi che accompagnano l’esposizione dei dati suggeriscono tre diverse prospettive di lettura – etica, clinica, sociologica – e si pongono più come un aiuto alla consapevolezza che come una valutazione morale.
Chiudono il volume alcuni documenti che possono offrire un quadro più ampio del problema, ulteriori informazioni ed elementi di riflessione. Il risultato, rivolto non solo ai medici ma a tutti i soggetti in varia misura coinvolti e interessati – gli infermieri, i pazienti, i familiari, la società civile –, è uno strumento che, in un contesto ricco di teorie, intende riannodare i fili della necessaria analisi etica con il complesso e delicato vissuto quotidiano.
Adriano Pessina: insegna Filosofia morale e Bioetica all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. È responsabile del corso di perfezionamento del Centro di Bioetica di Milano.
Alberto Giannini: medico rianimatore presso la Terapia intensiva degli Istituti clinici di perfezionamento di Milano, membro della Commissione Bioetica della SIAARTI (Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva).
Enrico Maria Tacchi: insegna Sociologia dell’ambiente ed è direttore del LaRIS (Laboratorio di Ricerca e Intervento Sociale) all’Università Cattolica del Sacro Cuore, Sede di Brescia.
Elena Colombetti: dottore di ricerca in Bioetica. Insegna al corso di perfezionamento del Centro di Bioetica di Milano e Bioetica nelle lauree triennali della facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica di Roma.
I grandi progressi della medicina e della tecnologia dischiudono scenari nuovi che coinvolgono, a diverso titolo, sia coloro che operano nelle professioni mediche e sociali sia coloro che a essi si rivolgono. Questo volume, promosso dal Centro di Formazione Permanente Mons. Luigi Moneta dell’Istituto Sacra Famiglia e dalla Sezione di Milano del Centro di Bioetica dell’Università Cattolica, riprende le lezioni e i contenuti del Corso in Bioetica da loro organizzato, mantenendone pertanto lo stile e il carattere. Il testo, infatti, è pensato come un percorso formativo che, tracciando i fondamenti etico-antropologici del ragionamento morale in bioetica, indichi alcuni criteri e ricadute operative rispetto a temi particolarmente problematici.
Pur rivolgendosi agli operatori socio-sanitari che prestano la loro cura a persone con deficit fisici e psichici, ai pazienti, alle loro famiglie e agli amministratori degli Istituti di cura, il testo è pensato anche per tutti coloro che sono interessati alle tematiche bioetiche e vogliono comprenderle più da vicino, allo scopo di rendere omaggio all’intrinseca dignità di ogni singola persona umana.