Se la modernità è stata l'epoca delle grandi narrazioni, "Le forme elementari della vita religiosa" (1912) appartiene indubbiamente a questo tipo di opere. L'oggetto viene studiato - nell'intenzione dell'autore - in modo esaustivo a partire da un'ipotesi: la religione degli aborigeni australiani, stando all'immensa mole di ricerche condotte su di essa tra gli ultimi decenni dell'800 e gli inizi del '900, rappresenterebbe e avrebbe mantenuto nel tempo, per la semplicità dei suoi elementi costitutivi, la forma più antica di esperienza del sacro che l'umanità abbia conosciuto nella sua storia. Il legame dell'uomo con determinate specie animali e vegetali, nonché l'"entusiasmo" che i gruppi raggiungono in particolari situazioni di esaltazione collettiva, costituiscono, secondo Durkheim, il primum religioso dell'umanità su cui egli polarizza quel particolare istituto etnologico indicato come totemismo. Ora, se da un lato nella religione così concepita «c'è qualcosa di eterno», dall'altro le modalità, i meccanismi psichici e le forme religiose di rappresentazione della realtà, contengono in nuce, secondo il sociologo francese, un processo di autocostituzione e autoregolazione delle società umane che sfugge in gran parte agli individui che ne sono gli attori. E dunque il religioso rappresenterebbe il sistema generatore e fors'anche il nucleo costitutivo delle diverse dimensioni con cui si esprimono le culture umane. Da questo punto di vista, quest'opera di Durkheim può essere definita un classico delle scienze delle religioni.
Il concetto di persona è più antico di quanto si possa pensare e affonda nelle più remote origini della storia dell'uomo. Disegnandone una mappa al di là degli schemi tradizionali per la mentalità europea, questo saggio offre un affresco delle varie civiltà umane, anche tribali (dagli Indiani del Nord-ovest americano agli aborigeni australiani), esaminando fonti che provengono da diverse parti del mondo: l'assenza e la presenza dell'"io" nella cultura occidentale e in quella orientale, l'affermarsi del concetto di persona nel pensiero cristiano, che si intreccia alla storia del pensiero giuridico, e le sue trasformazioni nella "psicologia" moderna. Una prospettiva nella quale l'etnologia, lo studio comparato delle culture, offre alla sociologia e all'antropologia le basi per comprendere forme della vita sociale e umana che appartengono a più ampi processi.
Contributi: G. Casadio - C. Prandi, Antropologia e religione in Italia. La religione nella cultura; A. Ciattini, Sincretismo e sincretizzazione. Due esempi cubani; A. Lupo, L'indianizzazione del Vangelo. I protagonisti della trasformazione postconciliare del cattolicesimo indigeno messicano; M. Pavanello, Antenati, spiriti e streghe. La teoria del bene e del male degli Nzema del Ghana; P. Scarduelli, Una celebrazione della regalità divina. La festa dell'Indra Jatra a Kathmandu (Nepal); L. Piasere, La ricerca del divino fra i roma; I. E. Buttitta, Antropologie del fuoco. Dalle teorie armchair alle verifiche sul campo; E. Comba, Un tamburo nelle tenebre. Sciamanismo siberiano e nord-americano; G. M. G. Scoditti, Religioni dell'Oceania tradizionale; D. Scafoglio, Tra riforma e utopia. Il progetto religioso del prete antropologo Vincenzo Padula. - Tracce bibliche nella letteratura europea, a cura di Marialuigia Sipione. M. Sipione, Introduzione; G. P. Marchi, Nuovi studi su Bibbia e letteratura italiana; L. Cardellino, Il Vangelo di Giovanni nella Commedia di Dante; Ch. Zampieri, Il Canto XXXIII dell'Inferno. L'eucaristia disumana; M. De Villa, "Benedizioni dal cielo e benedizioni dall'abisso". Giuseppe e le sue fonti; C. Rofena, "Noli respicere". Trasposizioni e variazioni sul divieto di Lot.
DESCRIZIONE: I testi qui raccolti di Edward Shils, Tradizione (1971) e Carisma (1968), rappresentano il distillato della sua opera fondamentale Tradition (1981). In un ideale dialogo con i maggiori sociologi tedeschi (Marx, Weber), le categorie di tradizione e carisma sono qui interpretate nella loro reciproca tensione e non come cifra di opposti orientamenti, di ciò che conserva o di ciò che rinnova: la storia sociale e politica è costellata di continuità e discontinuità. Comprendere questo complesso movimento, che è anche costruzione dell’identità, significa leggere dialetticamente i due concetti: “tradizione” non si oppone di per sé al mutamento e al progresso, o alla frattura generata dall’irruzione del “carisma” – individuale e collettivo –, ma lo implica. Significa letteralmente tradere, l’atto ermeneutico con il quale una comunità umana o religiosa riflette sulle pratiche rituali o statutarie ricevute dalla tradizione e, riappropriandosi della propria storia, dà impulso al presente e al futuro. Nella convinzione, affidataci in queste pagine, che «nulla di quanto accade sfugge del tutto alla presa del passato».
COMMENTO: Un'analisi della società complessa alla luce di elementi coesivi come carisma e tradizione. Un modello di società costruito su una sociologia a carattere umanistico, etico e simbolico, andando al di là delle categorie filosofico-economiche dell'analisi puramente socio-politica.
EDWARD SHILS (1910-1995), sociologo americano, ha insegnato nelle università di Chicago, Londra e Cambridge, e nel 1983 ha ricevuto il premio Balzan per la sociologia. La Morcelliana ha già pubblicato Centro e periferia (1984).