Atti del 9° Congresso internazionale di studi gioachimiti San Giovanni in Fiore - 19-21 settembre 2019. Per Gioacchino da Fiore (morto nel 1202) il problema dell'ordo e della sua intelligibilità costituisce un tema centrale e quasi ossessivo. Lo ritroviamo nella sua opera in molte declinazioni: nel suo metodo di interpretazione delle Scritture secondo la «concordia» fra Antico e Nuovo Testamento; nei suoi diagrammi; nell'organizzazione concreta o ideale delle forme di vita religiosa da lui immaginate; nelle sue osservazioni sul suo tempo e i suoi conflitti, ritenuti segni della prossima fine dei tempi. I contributi raccolti nel volume esplorano questi diversi aspetti, ponendo una particolare attenzione al contesto: il tema dell'ordo percorre tutto il XII secolo; attraverso il punto di vista di Gioacchino - a tratti sconcertante, ma ben radicato nella cultura di quegli anni - possiamo comprendere meglio il suo tempo.
Ebraismo, Cristianesimo e Islam sono spesso identificate come le religioni del Libro. Eppure siamo sicuri che dietro a questa definizione si trovi per ciascuna la medesima connotazione? Inoltre, quale diversa coscienza ciascuna religione ha avuto di sé e delle altre, nel corso della sua storia? E, in senso ancora più ampio, il passaggio dalla parola orale alla scrittura ha significati comuni e identificabili nelle diverse tradizioni religiose? Sono domande che interpellano tanto la teologia quanto la storia e la sociologia delle religioni. Nel nostro tempo le religioni, al di là della cosiddetta secolarizzazione dell'Occidente, sono tornate al centro della scena, spesso a motivo della radicalizzazione del significato del loro testo sacro, che ha assunto forme di fondamentalismo, radicalismo o fanatismo. Comprendere storicamente che cosa significhi o abbia significato 'leggere le Scritture' aiuta a capire come i testi sacri delle grandi tradizioni religiose hanno agito e possono agire come fattori sia di comprensione tra i popoli e di dialogo interculturale, sia di potenziamento e di radicalizzazione dei conflitti.
Negli otto secoli della loro storia i Domenicani sono stati protagonisti di vicende a volte contrastanti, spesso al centro del dibattito teologico e filosofico, ma anche politico: si pensi al loro ruolo nell’Inquisizione, piuttosto che alla lotta dei missionari e degli intellettuali dell’Ordine per i diritti degli indios negli anni delle conquiste spagnole e portoghesi del Nuovo Mondo. Si può dire che l’Ordine dei Predicatori rappresenti uno dei grandi attori nello sviluppo della cultura, non solo europea, nei secoli del Medioevo e poi dell’Età Moderna. Ne sono esempio l’esperienza di predicazione di Domenico di Caleruega, e il suo confronto con l’eterodossia dei ‘catari’; l’originaria, sospetta novità della speculazione di Tommaso d’Aquino e la sua sistematizzazione nel corso dei secoli; la vicenda di Caterina da Siena, breve e travolgente, fra il ritorno della Sede Apostolica a Roma e il grande scisma d’Occidente, fino alle più recenti figure di Giuseppe Girotti, morto a Dachau, e di Pierre Claverie, vescovo ucciso in Algeria. Le vite, lo studio e i conflitti dei frati Predicatori si sono svolti nello scenario a volte tormentato delle vicende del loro Ordine, nei diversi contesti ecclesiastici e storici che ne hanno visto la missione. Si tratta di un’evoluzione che mostra molte discontinuità, ma anche linee di sviluppo ben individuabili: la predicazione, lo studio, la vita religiosa femminile.
Nel secolo successivo alla morte di Gioacchino da Fiore (1202) numerosi commenti profetici, vaticini e oracoli furono falsamente attribuiti all'abate calabrese. Soggetti disparati cercarono di appropriarsi della sua autorità profetica e apocalittica, per proiettare e consacrare nella prospettiva ambigua dei tempi ultimi le vicende politico-ecclesiastiche più rilevanti del '200: lo scontro fra il papato e la dinastia sveva, i conflitti fra angioini e aragonesi, le lotte al vertice della Chiesa romana e negli ordini religiosi. Il volume offre una panoramica su tradizione manoscritta, circolazione e diffusione delle opere, sui contesti storici in cui presero forma e sugli scopi polemici cui furono destinate: un patrimonio dottrinale che, nato come arsenale di propaganda, contrassegnò l'immagine e la fortuna di Gioacchino fino ai tempi moderni.