"Mistero buffo" è certamente il più noto, in Italia e all'estero, tra gli spettacoli di Dario Fo e anche quello che ha destato più polemiche. Prima del gesto, la parola: la forza di quest'opera, che segna un momento di profondo rinnovamento del teatro italiano, sta soprattutto nel linguaggio, qui reinventato attingendo ai dialetti padani (e non solo) dei secoli XIII-XV con effetti esilaranti. Il testo è proposto in una nuova edizione integrale, cioè proponendo anche i cambiamenti avvenuti nel corso degli anni e degli oltre cinquemila allestimenti in Italia e all'estero, tra il 1969 e il 2003.
Eretici, giullari, provocatori e trasgressori, ma anche sante e angeli: sono i personaggi che popolano i racconti di Dario Fo, voci fuori del coro che compongono le vicende di una storia "alternativa". Eretica sarà dichiarata Mainfreda, della famiglia dei Visconti di Milano, colei che nel tredicesimo secolo raccolse l'eredità di una donna e di un angelo gigantesco, capaci da soli di difendere l'abbazia di Chiaravalle dal saccheggio furioso dei mercenari lanzichenecchi. Non eretica, ma pur sempre trasgressiva nel nome dell'amore, è Eloisa, quando ormai invecchiata racconta il suo incontro con il famoso Abelardo, la loro folle e irresponsabile passione, la terribile punizione che a lui toccherà in sorte. Trasgressori e provocatori furono senz'altro gli autori comici dell'antica Grecia, da Aristofane a Luciano di Samotracia. Ed è dunque sui loro testi, non su quelli della storia ufficiale che Fo cerca la verità della civiltà classica a cui altrimenti non si potrebbe accedere: parole di un teatro lontano, ma che parla di tirannia e di falsa democrazia, della loro mistificazione.
"Michelangelo è nato a Caprese nei pressi di Arezzo il 6 marzo del 1475 ed è campato fino a quasi 90 anni. Una ventina d'anni prima della sua nascita, nel 1452, a Vinci, borgo nei pressi di Firenze, nasceva Leonardo, e pochi anni dopo Raffaello a Urbino. Tutti e tre hanno trovato la matrice essenziale della propria genialità in Firenze ove imparano a dipingere, a scolpire e a progettare architetture. In quegli anni a cavallo del Cinquecento vengono al mondo, apprendono e producono, soprattutto a Firenze, centinaia di giovani talenti che diverranno, oltre che artisti, sommi statisti e intellettuali, come Machiavelli, Sederini e Guicciardini, oppure filosofi, musici, incisori, poeti, storici, scienziati, imprenditori della lana e dell'edilizia, gran medici e speziali, astronomi e perfino ammiragli di flotte, scopritori di terre del Nuovo Mondo, per non parlare del numero incredibile di vescovi e papi che Firenze da alla Chiesa. Ma come mai questa città è diventata il crogiolo di tanti maestri? Se si dovessero radunare tutte le opere prodotte dai suoi figli, naturali e acquisiti, nel tempo dell'Umanesimo e del Rinascimento, comprese quelle andate perdute, razziate nelle guerre, rubate e ora in collezioni private di tutto il mondo, con esse si riempirebbero tutti i musei d'ogni Paese e ne resterebbero d'avanzo! Cos'è, una casualità? Uno strano fenomeno che ha raccolto per follia genetica un Dna eccezionale fra i nativi della stessa città e nello stesso tempo?" (Dario Fo)
Dalle Oranti alla Maddalena, dall'ascesi di Maria Vergine alle parabole dei Vangeli Apocrifi, Dario Fo accompagna il lettore attraverso la rappresentazione e il "progressivo occultamento" della donna nei testi sacri, nel tentativo di risalire alle origini della presunta misoginia della Chiesa. Attraverso lo studio delle opere d'arte e dell'iconografia cristiana e la rielaborazione di molte immagini pittoriche, egli trae alcune delle riflessioni che lo porteranno a identificare una sorta di involuzione nello sviluppo della figura femminile nella storia.
Dario Fo racconta i luoghi, gli eventi e i personaggi leggendari che hanno segnato la sua educazione artistica e civile. L'autore prende le mosse dai luoghi natii per avventurarsi nel turbine della memoria, restituendoci le imprese del padre ferroviere, le visite in Lomellina al nonno Bristìn. Fo indugia su episodi di volta in volta teneri e drammatici fino al suo apprendistato all'Accademia di Brera di Milano, gli stratagemmi per campare, la guerra, il reclutamento forzato e, per finire, con un salto temporale in avanti, i funerali di "Pà Fo", figura centrale di questo "romanzo di formazione".
"Juan Padan è un personaggio che ritroviamo anche nella Commedia dell'arte, chiamato in maniere diverse: Giovan, Giani, Zanni. Questo Juan è una specie di Ruzante, più propriamente uno Zanni, maschera prototipo di Arlecchino, che, come vedremo, nato a sua volta nelle valli di Brescia e Bergamo, si ritrova letteralmente proiettato nelle Indie, ingaggiato su una nave della quarta spedizione di Colombo". (Dario Fo).
Nel libro Dario Fo racconta i luoghi, gli eventi e i personaggi leggendari che hanno segnato la sua educazione artistica e civile. L'autore prende le mosse dai luoghi natii per avventurarsi nel turbine della memoria restituendoci le imprese del padre ferroviere, le visite in Lomellina al nonno Bristìn. Fo indugia su episodi di volta in volta teneri e drammatici fino al suo apprendistato all'Accademia di Brera di Milano, gli stratagemmi per campare, la guerra, il reclutamento forzato e, per finire, con un salto temporale in avanti, i funerali di "Pà Fo", figura centrale di questo "romanzo di formazione".
"Mistero buffo" è probabilmente il più noto fra gli spettacoli di Dario Fo e anche quello che ha destato maggiori polemiche. La forza di quest'opera sta soprattutto nel linguaggio, qui reinventato attingendo ai dialetti padani dei secoli XIII-XV. L'ironia, il sarcasmo, il lazzo sono la cifra di "Mistero buffo", un congegno teatrale che, con il gusto di dissacrare tutti i Tartufi della terra, racconta la tacita, millenaria storia delle classi subalterne in una satira politica e di costume che mantiene intatta nel tempo la sua carica corrosiva.
Un'occasione per raccogliere in un'unica edizione i monologhi del grande autore, per celebrare la sua inventiva linguistica, per rileggere i testi in cui si fondono umorismo paradossale, satira politica e comicità clownesca. Al libro si accompagna un ricco apparato illustrativo di disegni originali di Dario Fo. Da "Gli angeli non giocano a flipper" a "Mistero Buffo", da "Morte accidentale di un anarchico a "Johan Padan e la descoverta de le Americhe", tutti i testi hanno regalato al loro autore il Premio Nobel per la Letteratura.
La tradizione popolare è ancora una volta il perno del lavoro di elaborazione di Dario Fo: attraverso storie, miti e leggende popolari, Francesco appare nella sua debolezza umana, nella sua indisponibilità al compromesso, ma allo stesso tempo nella sua profonda comprensione dell'animo umano e dell'idea di un Dio aperto al dialogo con l'uomo peccatore. Grazie a lu santo jullaré Francesco, lo spettatore-lettore potrà quindi conoscere in un'ottica nuova, non agiografica, San Francesco e gli episodi celebri della sua vita, tutti affabulati da uno dei grandissimi del teatro italiano.