La poesia, al suo primo scatto, nasce per celebrare il divino. È una scala per ascendere tra le bestie celesti; è un agguato, la trama - fatale, fatata - per imporre la museruola alla divinità. Tra Orfeo che incanta il re degli inferi e Giovanni che a Patmos vede angeli, draghi e micidiali cavalieri; tra le visioni degli sciamani siberiani e le preghiere ad Ammone, una continuità è ben salda. La poesia è il codice che dissigilla i cieli e solletica gli dèi, li intima a svelarsi in forma di pioggia, rivelazione, luce. Parola che fiammeggia, quella qui antologizzata, da sussurrare con il cuore teso a stendardo. Dai versi di Milarepa a quelli di Boris Pasternak, da Giovanni della Croce a Ikkyû e 'Attâr il rapporto con il divino è declinato in ogni aspetto: a volte si conforma in amore nuziale e in conforto, altre in accesa gelosia, altre ancora in accusa. Nulla limita il dire del poeta: il linguaggio - sublime combustibile, tra obbedienza e ribellione - dà voce all'onnipotente nella sua gloria e nella sua erranza tra gli orrori del mondo. A volte, il dio ha un corpo glorioso, la vigoria di una belva, altre il volto del "buon pastore", del servo che conosce ogni patire; la poesia, sempre, è strategia di battaglia, un'infinita caccia reale. Effimeri! Con una Lettera ai poeti di papa Francesco.
A Rahner interessa affermare che il libro non è qualcosa di esclusiva pertinenza della sfera dell'esistenza umana, ma elemento che s'inserisce là dove l'uomo e Dio s'incontrano, l'uno per rivelarsi e l'altro per salvarsi. Il Libro Sacro è da intendersi come un «momento» concreto dell'Incarnazione del Verbo. E, in tal modo, il libro in quanto tale è entrato nella sfera del Verbo di Dio fatto carne, nella storia della salvezza come ultima preparazione dell'entrata decisa e personale di Dio nella storia. Dio ha voluto il suo stabile avvicinamento all'umanità in modo tale che passasse dalla realtà concreta di un libro. Dunque, Dio ha voluto di proposito una storia dell'umanità in cui logicamente si approdasse al libro. L'invenzione del libro è stata dunque propedeutica alla Sacra Scrittura. Da questo derivano al libro una dignità e un'importanza uniche nel loro genere, tali da far pensare che esso dovrà durare per sempre fino all'ultimo giorno, sempre legato alla vicenda esistenziale dell'uomo.
Il presente volume intende rendere omaggio al vescovo gesuita Aloysius Jin Luxian, descrivendone il profilo spirituale. Oltre che sulla celebrazione dei sacramenti, Jin ha insistito sulla necessità di sviluppare gli altri due compiti principali della Chiesa, cioè l'annuncio del Vangelo dell'amore e dell'unità in mezzo a un mondo e a una Chiesa divisi, e il servizio ai poveri. Ispirato profondamente dal missionario gesuita p. Matteo Ricci e dal suo amico Xu Guangqi, il vescovo Jin ha esortato la Chiesa a diventare uno strumento di pace e di riconciliazione attraverso un processo di inculturazione in Cina.
Un potente appello ecologista, un invito a prenderci cura del nostro pianeta e raccogliere il grido degli ultimi della terra.
«Oggi non possiamo fare a meno di riconoscere che un vero approccio ecologico è sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri» Papa Francesco
Il volume è arricchito da una guida alla lettura del direttore della Civiltà Cattolica, Antonio Spadaro, che presenta il documento, ne mostra i riferimenti e individua i temi centrali del messaggio che Francesco intende lanciare oggi alla Chiesa e al mondo laico. Come agire in difesa della nostra «casa comune», il pianeta? Cosa possiamo apprendere dalla sapienza ancestrale e millenaria dei popoli amazzonici, dal rispetto per le diversità e dall’attenzione alle culture tradizionali? Come vivere una vita in armonia con il mondo che ci circonda? E in che modo far coincidere giustizia ambientale e giustizia sociale? L’interpretazione di Spadaro è utile per cogliere la centralità di questa esortazione nel progetto di riforma spirituale che Francesco sta compiendo tra molte resistenze. Come il santo d’Assisi, egli intende «ricostruire» la Chiesa e proporre un «sogno sociale» ambizioso, consapevole che la salvezza del nostro pianeta esige «cambiamenti radicali e una nuova direzione che consenta di salvarlo».
Il 12 e 13 aprile 2019 «La Civiltà Cattolica» ha organizzato un seminario sul Mar Mediterraneo. I popoli che si affacciano su di esso hanno saputo generare nei secoli valori, cultura, pensiero caratterizzati da singolari affinità, pur nelle differenze e nonostante i conflitti. In particolare una visione li accomuna: quella di un Dio unico e personale, creatore del mondo e dell’umanità, e la cui paternità universale fonda la fraternità tra gli uomini. Se «fratelli», allora siamo anche «cittadini», non semplici «abitanti». Il libro raccoglie i contributi dei relatori del convegno (esperti, giornalisti, accademici) che indicano nel Mediterraneo un possibile «laboratorio di cittadinanza», anche per l’Europa.
I giovani si sentono spesso non compresi nella loro originalità e quindi non accolti per quello che sono, e talvolta persino respinti». Per questo secondo Papa Francesco occorre riaprire le porte della Chiesa alle nuove generazioni che hanno le chiavi del nostro futuro.
Dopo il successo di testi come Amoris Letitia ed Evangelii Gaudium, un nuovo libro del Papa: la sua inedita esortazione apostolica che riprende il tema del sinodo tenuto in Vaticano nell’ottobre del 2018 e dedicato ai giovani e al loro rapporto con la fede nel mondo di oggi.
Un argomento molto attuale e particolarmente sentito dal pontefice profondamente convinto che sia necessario «ritrovare le ragioni della nostra speranza per poterle trasmetterle ai giovani, che di speranza sono assetati» e per ricostruire il dialogo e l’incontro tra le generazioni.
Impegnamoci nel cercare di "frequentare il futuro", e di far uscire da questo Sinodo non solo un documento - che generalmente viene letto da pochi e criticato da molti -, ma soprattutto propositi pastorali concreti, in grado di realizzare il compito del Sinodo stesso, ossia quello di far germogliare sogni, suscitare profezie e visioni, far fiorire speranze stimolare fiducia, fasciare ferite, intrecciare relazioni, risuscitare un'alba di speranza, imparare l'uno dall'altro, e creare un immaginario positivo che illumini le menti, riscaldi i cuori, ridoni forza alle mani, e ispiri ai giovani - a tutti i giovani, nessuno escluso - la visione di un futuro ricolmo della gioia del Vangelo.
«Queste lettere e le riflessioni che le accompagnano sono rilevanti per capire come lo stesso Bergoglio senta di dover agire come successore di Pietro, cioè come Francesco. Sono parole che egli dice oggi alla Chiesa, ripetendole innanzitutto a se stesso. E soprattutto sono parole che il Pontefice considera fondamentali oggi perché la Chiesa sia in grado di affrontare tempi di desolazione, di turbamento, di polemiche pretestuose e antievangeliche. 'Lettere della tribolazione' rappresenta un volume epistolare che si è formato nel tempo, generato nel confronto con situazioni difficili. Esso rivela molto di Francesco e del suo modo di affrontare il tempo della desolazione.» (p. Antonio Spadaro)
«Da un po' di tempo porto nel cuore un pensiero. Sento che questo è ciò che il Signore vuole che io dica: che ci sia un'alleanza tra giovani e anziani. Questa è l'ora in cui i nonni devono sognare, così i giovani potranno avere visioni. Ne ho avuto la certezza meditando il libro del profeta Gioele». Durante le sue preghiere Papa Francesco ha ricevuto un'ispirazione: illuminare il ruolo fondamentale svolto dai nonni e dagli anziani nelle nostre vite. Sempre più spesso ha preso a parlare della necessità che il mondo presti loro maggiore attenzione e ha espresso il desiderio di un libro per dare voce alla preziosa saggezza che è in grado di offrire alle nuove generazioni la comprensione e i consigli di cui hanno bisogno. Se infatti ci sono domande che non trovano risposta, il solo fatto di porle, di affrontarle insieme dona sollievo. Specialmente se si tratta delle parole confortanti di papa Francesco. Come reagire a un fallimento? Come sentirsi amati da Dio anche quando ci si reputa incapaci di amare? Come recuperare slancio quando tutto intorno a noi sembra crollare? Da dove attingere la forza per lottare e realizzare i propri sogni? Come superare una grave perdita? Come ritrovare la pace anche di fronte a tragedie inimmaginabili? Il papa condivide con generosità la sua esperienza di vita mescolandola a quella di tanti nonni, genitori e adulti che hanno conosciuto gioie e dolori, ferite e cambiamenti con i quali ciascuno di noi si trova a fare i conti nel corso dell'esistenza. «Che cosa chiedo agli anziani? Noi, nonni e nonne, dobbiamo formare un coro. Io vedo noi anziani come un coro permanente di un grande santuario spirituale, dove la preghiera di supplica e il canto di lode sostengono la comunità che lavora e lotta nel "campo" della vita. Ma chiedo loro anche di agire! Di avere il coraggio di contrastare in ogni modo la "cultura dello scarto" che ci viene imposta. E che cosa chiedo ai giovani? Chiedo ascolto, vicinanza agli anziani; chiedo di non mandare in pensione la loro esistenza nel "quietismo burocratico" in cui li confinano tante proposte prive di speranza e di eroismo. Chiedo uno sguardo alle stelle, quel sano spirito di utopia che porta a raccogliere le energie per un mondo migliore.»
Che cosa faceva Dio prima di fare il mondo? Che cosa ne è dei nostri cari dopo la morte? Abbiamo davvero tutti, anche i malvagi, un angelo custode? I bambini di tutto il mondo, dalla Cina alla Russia, dall’Europa all’Equatore si rivolgono ogni giorno a Papa Francesco per chiedergli aiuto, consigli, risposte ai propri dubbi. Papa Francesco risponde con parole semplici e straor- dinariamente intime, come un padre premuroso, accogliendo e confidando ai più piccoli le sue riflessioni sulla vita e sulla fede. Sono corrispondenze indimenticabili che faranno bene a ognuno di noi, scaldandoci il cuore con la spontaneità e l’innocenza dei bambini.