Secondo Walter Benjamin, il cinema è l'arte emblematica del mondo moderno, di cui riflette i ritmi, l'esperienza e la tragica discontinuità. Gli scritti proposti in questo volume intendono riflettere sui film di Sokurov in modo "saggistico", come è da tempo normale per opere di letteratura o di arti figurative. La critica del cinema, differentemente da una semplice "storia", interroga i fotogrammi e le sequenze come fossero "immagini di pensiero", che ci rivelano le dimensioni dello spazio e del tempo in cui viviamo e la struttura profonda del nostro immaginario. D'altra parte alcuni registi si prestano in modo evidente a questo lavoro di riflessione, perché essi stessi rifiutano il cinema commerciale e spettacolare e la loro opera contiene un'esplicita interrogazione sulla natura delle immagini e sul loro ruolo nella modernità (artistica e politica). Questo libro analizza l'opera di A. Sokurov, considerato dalla critica come uno dei migliori registi europei attuali e l'unico vero erede di A. Tarkovskij. Metafisica, storia e politica si intrecciano nei suoi film in modo indissolubile. In particolare, Sokurov è autore di una "quadrilogia del potere", Moloch (1999), Taurus (2000), Il Sole (2004), Faust (2011), opere in cui considera la costituzione e il disfacimento dei totalitarismi del '900