L'Italia delle cento città merita un disegno della propria esperienza linguistica fondato sulla prospettiva urbana, nel solco di una storiografia consapevole dell'antico e perdurante policentrismo nazionale. Proprio nelle città, più che nelle regioni, tale realtà multiforme trova i suoi maggiori punti di gravitazione, i più vivaci agenti dinamici, l'inesauribile fucina delle vecchie e nuove identità. Tratteggiando le vicende di sette grandi poli urbani - Torino, Milano, Venezia, Firenze, Roma, Napoli, Palermo -, il libro intende valorizzare il ruolo svolto dalle città nella storia linguistica italiana.
L'affermazione planetaria del monopolio angloamericano sembra invitare alla reazione di tipo anticoloniale o antiglobale, alla restaurazione di una primitiva ecologia dei rapporti umani fondata sui sentimenti di appartenenza e diversità. Abitare la provincia di un enorme impero non aiuta a sentirsi cittadini del mondo. I protagonisti di questo libro sono dieci nuclei generativi dell'immaginario nazionale: cucina, moda, opera lirica, cinema, televisione, politica, burocrazia, sport, letteratura per l'infanzia, religione. L'attenzione si rivolge soprattutto alla lingua di una schiera di mediatori culturali che hanno concorso a fornire agli italiani le coordinate per un progetto di destino comune.