Il tempo è molteplicità e variazione. Pensare il tempo nel cinema contemporaneo significa seguire dei passaggi, tracciare delle mappe, individuare dei percorsi. Il problema del tempo al cinema non è più pensabile secondo il rapporto tra il Tempo (entità astratta) e il Cinema (macchina da film). Il tempo e il cinema sono effetti, non cause: il tempo è i concetti che, di volta in volta, lo hanno costituito; il cinema è il territorio "aperto" dai film. Il tempo e il cinema vengono "dopo" e non "prima" e in quanto tali delineano una geografia piuttosto che una storia, una cartografia piuttosto che una cronologia (la nozione di mondo sostituisce quella di autore). La molteplicità delle figure del tempo nel cinema contemporaneo va dalla malinconia (Terence Davies) alle cesure del tempo (Olivier Assayas), dalla dialettica della prassi (Edgar Reitz) al rapporto con l'eterno (Wim Wenders), dall'intemporalita delle pulsioni (Peter Greenaway) al tempo sub-organico (Quentin Tarantino).
Il cinema italiano tra il dopoguerra e il boom economico, i suoi protagonisti, l'intreccio tra finzione e realtà: ecco quello che ci racconta Pirro in un lungo testo di impianto narrativo, costruito sul divagare di una memoria che, ammettendo la propria imperfezione, non pretende di recuperare in modo sistematico tutti i propri ricordi, ma cerca di ricostruire a poco a poco un'epoca sentita come unica nella storia del nostro paese. Di pagina in pagina descrive anche il tortuoso processo che porta alla realizzazione di un film, dalla ricerca di un soggetto alle interminabili e spesso litigiose discussioni durante la sceneggiatura, dalla quantità di copioni mai realizzati all'influenza dei produttori e degli imperativi economici.
I testi propongono una lettura critica dei film, fornendo gli strumenti necessari per penetrare nel mondo espressivo del regista e coglierne i rapporti con la cultura di questo secolo. Il volume presenta, oltre alla biografia del regista, un'analisi approfondita delle sue opere, gli orientamenti della critica, la filmografia, la bibliografia ragionata, e chiude con l'indice dei nomi e delle opere.
Krzysztof Kieslowski (Varsavia, 1941 -1996). Tra gli ultimi e più grandi autori del cinema europeo, formatosi sul finire degli anni Sessanta alla prestigiosa scuola di cinematografia di Lodz, dopo una lunga carriera come documentarista in Polonia, venne scoperto dalla critica internazionale al Festival di Cannes nel 1988, dove presentò il 'filmshock Krotki film o zabijaniu', che diverrà il quinto episodio della sua opera più grande, l'affresco in dieci film Decalogo. Da allora lavorerà in Francia, dando vita a opere complesse. Il suo cinema unisce la riflessione filosofica sull'intreccio tra caso e necessità nella vita a un acuminato sguardo sulle contraddizioni politiche e sociali del nostro tempo.