
"WAM fu battezzato in una chiesa cattolica con i nomi di Johann Crysostom Wolfgang Theophilus, vale a dire "amico di Dio". Quel Theophilus si trasformò ben presto in Amadè, mentre il più solenne Amadeus non fu mai utilizzato nella famiglia Mozart, se non per scherzo. I nomi delle persone esprimono a volte i segni del destino: Wolfgang (ovvero "colui che ha il passo del lupo") preannuncia l'ardimento, la prontezza, la rapidità, mentre il nome Amadeus richiamava la fede in Dio, un'ancora di salvezza alla quale, in quei tempi contrassegnati da un'esistenza alquanto precaria, Mozart non rinunciò mai. Visse soltanto trentacinque anni, ma li attraversò col passo del lupo..." (Piero Melograni)
Oltre cinquanta saggi su tutti gli aspetti del cinema statunitense. Le origini, il rapporto col pubblico, il cinema di genere, il rapporto tra cinema e guerra, lo star-system, il muto e il sonoro, la censura e la politica, i miti, il sistema produttivo, l'animazione, Hollywood, il western, il musical, gli italiani, gli irlandesi, gli ebrei, i russi, i tedeschi, il dopoguerra, i gangster, la metropoli, il noir, la politica, la guerra fredda, la fantascienza, l'avanguardia, la tv e le cifre astronomiche della più celebre industria dei sogni. Uno strumento per comprendere una parte consistente del nostro immaginario collettivo.
Oltre cinquanta saggi su tutti gli aspetti del cinema statunitense. Le origini, il rapporto col pubblico, il cinema di genere, il rapporto tra cinema e guerra, lo star-system, il muto e il sonoro, la censura e la politica, i miti, il sistema produttivo, l'animazione, Hollywood, il western, il musical, gli italiani, gli irlandesi, gli ebrei, i russi, i tedeschi, il dopoguerra, i gangster. la metropoli, il noir, la politica, la guerra fredda, la fantascienza, l'avanguardia, la tv e le cifre astronomiche della più celebre industria dei sogni. Uno strumento per comprendere una parte consistente del nostro immaginario collettivo.
C'è l'epica di Omero e di Virgilio, nella quale si raccontano le imprese dei grandi eroi. E poi c'è un epica più discreta, quella dei personaggi ai quali non viene mai data la parola. I personaggi di un narratore che le sue storie le ha cantate: Fabrizio De André. Un'epica silenziosa: una Deandreide, appunto. Quattordici scrittori italiani hanno scritto ognuno un racconto ispirato alle canzoni-narrazioni del grande Faber. Da Bocca di rosa a Sinàn Capudàn Pascià, dal Malato di cuore a Don Raffae', personaggi e situazioni narrative vengono estratti dalla storia originaria e rimessi in circolo in altre forme e in altri mondi.
Canzoni per un'estate in compagnia. Una vera e propria colonna sonora per ogni momento di animazione.
Che cosa spinge un popolo a scendere in piazza, nell’Europa martoriata da poco uscita da una guerra terribile? Le difficoltà della vita, la fame, la povertà, la mancanza di lavoro, la fatica di ricostruire un tessuto sociale e civile erano comuni in tutti i paesi d’Europa. E la situazione in Ungheria non era apparentemente peggiore di altre. Allora, di che si tratta? Nel cuore dell’uomo c’è qualcosa di più importante dell’aspirazione a un maggiore benessere. È l’anelito alla libertà, il bisogno di dare il nome alle cose, di distinguere il vero dalla menzogna, l’esigenza di mettere in gioco se stessi in un giudizio sulla realtà, il desiderio di partecipare al bene comune, di costruire insieme una società più giusta e umana. Le immagini di Erich Lessing – uno dei grandi reporter della Agenzia Magnum – si caratterizzano proprio perché, mentre documentano in tutta la loro durezza la ribellione di un popolo e la repressione del potere, insieme parlano di un desiderio di vita che trova modo di esprimersi anche nelle circostanze più drammatiche. Questo volume, pubblicato a cinquant’anni di distanza dagli avvenimenti dell'autunno 1956, non vuole solo riproporre il racconto di un evento storico, ma il grido che è in ogni uomo, in ogni tempo. Testi di Erich Lessing, François Fejtö, György Konrád, Nicolas Bauquet
Che cos'è il cinema? quali sono le sue regole? Fin da quel lontano 28 dicembre 1895 in cui a Parigi i fratelli Lumiere proiettarono le prime immagini in movimento - evento con il quale convenzionalmente si fa nascere il cinema - ci si continua ad interrogare sul significato e la definizione della settima arte. L'autore, attraverso un immaginario dialogo con i teorici che hanno pensato il cinema e con i cinesti che l'hanno praticato, ne ripercorre la storia, dalle origini ad oggi, mettendone a fuoco la natura, la tipologia, la specificità. Da Fellini a Hitchock, da Truffaut a Wenders, da Rossellini ad Antonioni, dalla definizione di soggettiva a quella di montaggio, il volume passa in rassegna tutto l'"universo-cinema". Uno strumento di approccio conoscitivo e didattico all'analisi e all'interpretazione di un'opera filmica, che è al tempo stesso un testop di rara chiarezza e di alto valore scientifico, per quanti intendono avvicinarsi e/o approfondire la materia.
Il volume è dedicato agli affreschi della Cappella degli Scrovegni dopo i recenti restauri; le immagini sono accompagnate da brevi commenti che guidano la lettura. Pregevole la presentazione di Claudio Bellinati, direttore della Biblioteca Capitolare di Padova. «Ultimato il restauro pittorico della Cappella di Giotto all'Arena di Padova (2002), si evidenziano nuovi studi sulla iconografia e iconologia del capolavoro trecentesco. Ci chiediamo innanzitutto: a quale fonte spirituale e storica ha guardato il grande pittore? "La bellezza salverà il mondo", scriveva Fëdor Dostoevskij. Ma "quale bellezza?" egli si chiedeva. Dopo aver premesso che "la bellezza è un enigma", afferma apertamente che "Cristo è la meraviglia della storia". Non si tratta soltanto di cercare una estetica, un gioco di prospettiva o di colori. La bellezza è lo splendore della verità. Prima ancora di esprimere giudizi, la bellezza prepara l'animo alla contemplazione, attraverso il silenzio. Diventa così liberazione dal limite, dal soggettivismo. Era quello che aveva compreso Platone e, secoli dopo di lui, lo stesso Dostoevskij, insieme con Solov'ev e Evdokimov. È ciò che avviene anche nella contemplazione dell'opera di Giotto. Si avvera quanto afferma il Bouleau: il colore diviene musicalità, la musicalità apre l'animo alla percezione della verità; e la verità rende liberi».