La "Storia del teatro moderno e contemporaneo" è articolata in tre volumi, ai quali si aggiunge un volume finale che raccoglie le trame dei mille testi teatrali fondamentali dal Cinquecento a oggi. Il primo volume è dedicato alla nascita del teatro moderno, di cui si analizzano i molteplici aspetti della "rottura" rispetto alla tradizione medievale, dove l'esperienza teatrale era ampiamente diffusa ma non veniva riconosciuta come tale a causa del rifiuto ideologico di cui era fatta oggetto da parte della dominante cultura cristiana. Con il passaggio all'età moderna si sviluppa in Europa, sotto la spinta della cultura umanista, un grandioso movimento di reinvenzione del concetto e della pratica teatrale che getterà le basi per una nuova cultura.
Straordinario periodo di creatività archistica fu il passaggio tra primo e secondo millennio. Il cuore dell'impero ottomano, che coinvolse soprattutto regioni della Germania, Milano e la Lombardia, fu attraversato da una corrente artistica di alto profilo, stilizzatat e colta, che è rimasta documentata in alcune esperienze architettoniche, in pochi affreschi, come quelli di Galliano a Cantù, ma soprattutto nelle miniature, negli oggetti di culto e nei simboli del potere. Appare evidente l'influsso di Bisanzio, ma prevalgono i segni di una nuova sensibilità e di un nuovo gusto propriamente occidentali. Il volume affronta lo stesso periodo in Francia, nell'Inghilterra meridionale e nei regni del nord della penisola iberica.
Il libro è un processo alla figura convenzionale dell'artista. In esso Gimpel ripercorre la storia di coloro che costruivano o dipingevano immagini, studiandone i rapporti di dipendenza economica, lo status sociale, la progressiva acquisizione di prestigio, lungo un percorso che coincide con quello dell'affermazione della civiltà borghese. La religione dell'arte nell'economia capitalistica, il bello come valore economico, l'artista come pedina di un gioco che ha come fine il profitto. Una storia che ha i suoi inizi con Giotto, "primo pittore borghese", e che, dopo la nascita della "religione del bello" in età moderna, culmina con l'evoluzione romantica della figura dell'artista.
Il volume si basa su materiale proveniente dagli scavi del suo autore, oltre che su nuove analisi di testimonianze antiche, per fare luce sul mistero di immagini silenziose e dipingere un quadro sorprendente della condizione femminile nell'antico Egitto. L'autore prende le distanze dagli stereotipi diffusi, ispirati da simboli di femminilità come le regine Nefertiti e Nefertari, proponendo una visione più realistica del coinvolgimento quotidiano della donna in ambiti che spaziano dalla vita familiare all'abbigliamento, agli ornamenti, ai luoghi di lavoro.
Primo dei tre volumi dedicati all'opera eduardiana, la "Cantata dei giorni pari" raccoglie i testi che vanno dall'esordio nel 1920 al 1942 secondo un progetto ideato da Eduardo stesso a partire dall'edizione Einaudi pubblicata nel 1975 col titolo "Il teatro di Eduardo". Sono testi molto noti a un pubblico vastissimo che, nel tempo, ha potuto familiarizzarsi con l'opera di Eduardo sia attraverso le rappresentazioni teatrali, sia, più di recente, attraverso i libri e le registrazioni delle commedie trasmesse in televisione.
Hans van der Laan, monaco benedettino e architetto è tra i fondatori del Bouwkundige Studie Kring un circolo di studi che si prefigge come scopo la ricerca dei veri fondamenti di architettura. La sua produzione architettonica comprende poche opere, prevalentemente di carattere religioso, quali l'ampiamento del convento di Vaals, il convento di Waasmunster-Dorp in Belgio e quello di Tomelilla in Svezia. Il volume presenta alcune delle più importanti opere di van der Laan, rifotografate da Alessandra Chemollo e illustrate dai disegni e dai modelli di studio dello stesso architetto.
Il volume presenta un'ampia rassegna di capolavori del XV e XVI secolo, in un confronto diretto tra maestri e scuole di tutta Europa. IL Polittico dell'Agnello di Van Eyck, i dipinti di Jean Fouquet, la Pala di Ognissanti di Durer, il Trittico delle Delizie di Bosch, le scene di vita contadina di Bruegel, l'Entierro del Conde de Orgaz di El Greco sono alcune delle opere della pittura europea rinascimentale, presentate accanto a meravigliosi dipinti italiani, come l'Ultina cena di Leonardo, la Camera degli sposi di Mantegna, le Storie della Vera Croce di Piero della Francesca ad Arezzo.
A partire dai segni più evidenti del cambiamento in atto (la perdita dell'egemonia dello sguardo nei processi di percezione sensibile, la rottura del legame ontologico tra immagine filmica e realtà, l'affermarsi sempre più marcato di un "regime di simulazione" nei modi di produzione del visivo), il volume studia la crisi della forma che investe tanto il cinema contemporaneo come un sintomo di lucidità ermeneutica e diagnostica, e individua nelle due grandi serie di "Alien" e "Batman" il territorio privilegiato per indagare la mutazione che sta cambiando in profondità non solo il cinema, ma anche la forma del mondo che lo produce e lo consuma.