
Di Tito Lucrezio Caro (96-53 a.C. circa), celeberrimo poeta e filosofo latino, si hanno scarse notizie biografiche; i pochi dati personali si riferiscono esclusivamente al poema cui Lucrezio attese con assidua e appassionata dedizione, tanto che alcuni studiosi identificano la sua personalità e la sua stessa esistenza con quella della sua opera. "De rerum natura" rappresenta un fatto unico nella storia letteraria antica: in esso si fonde l'appassionata adesione a un sistema filosofico preciso, l'epicureismo, con una straordinaria ispirazione poetica e si realizza, a un grado di rara intensità, l'incontro tra lo spirito analitico greco e la concretezza latina.
Da Omero a Plutarco, Albin Lesky (1896-1981) offre un'ampia trattazione storica che abbraccia tutti i generi letterari della Grecia antica. L'autore esamina i fattori storici e i condizionamenti ambientali che hanno determinato uno sviluppo culturale straordinario, unico tra le civiltà mediterranee dell'antichità, invitando il lettore a un approccio diretto alle opere e a considerare la distanza tra il nostro modo di pensare e quello dei greci. Tra i duemila scrittori giunti fino a noi, Albin Lesky ha approfondito lo studio delle opere e degli autori decisivi per la formazione artistica, culturale e morale dell'Occidente. L'opera, in tre volumi, è proposta in un'edizione rivista e ampliata, con una nuova introduzione di Diego Lanza.
Il volume presenta, tradotti e commentati, alcuni scritti dell'Imperatore Giuliano rappresentativi del suo "ellenismo militante" e del suo progetto di restaurazione religiosa. La tesi esposta nello scritto "Contro i galilei" è che la dottrina cristiana costituisce il prodotto di una macchinazione, un'eresia del giudaismo diffusa da una minoranza di ebrei distaccatisi dalla loro tradizione. Nel quadro del programma della restaurazione giulianea, l'"Inno al Re Helios" avrebbe dovuto costituire il testo dottrinale di quel "monoteismo solare" che l'Imperatore intendeva contrapporre al cristianesimo, mentre l'"Inno alla Madre degli dei" intraprendeva un'esegesi dei miti greci sulla base delle dottrine misteriche.
La seconda parte di uno dei più ambiziosi e complessi poemi epici che mai siano stati scritti: la guerra di Dioniso in India contro il re Deriade e il suo trionfale viaggio di ritorno dall'Asia alla Grecia dove sarà accolto come dio dagli altri dèi nell'Olimpo. Un poema affascinante e misterioso; la summa del sapere di una civiltà avviata a un inesorabile declino e della mitologia greca; un inno al dio della follia e dell'ebbrezza. Un'edizione commentata che offre la possibilità di affrontare un poema che, nelle intenzioni dell'autore, doveva idealmente concludere quella grande avventura della mente e dello spirito che aveva avuto inizio con l'"Iliade" e l'"Odissea".
Due biografie plutarchiane dedicate a due condottieri che si batterono per un ideale di giustizia e di dignità. Quinto Sertorio, generale romano fedele a Mario e rivale di Silla, tentò di fare della Spagna una terra nella quale il partito popolare potesse riorganizzarsi per combattere la tirannia. Eumene di Cardia, segretario di Filippo II di Macedonia e capo della cancelleria di Alessandro Magno, dopo la morte di quest'ultimo, cercò di conservare l'unità dell'impero e impedire che venisse diviso fra i Diadochi. Due vicende che si svolsero in tempi di crudeltà, di tradimento e di cupidigia; la storia di due uomini che non si batterono per avidità di potere o per ambizione personale, ma in nome di una causa superiore: l'interesse di Roma e dell'Impero Macedone.
Comici e divertenti, dai toni leggeri e talvolta sboccacciati, i drammi satireschi venivano rappresentati nell'antica Grecia alla fine di ogni trilogia tragica, allo scopo di alleggerire i racconti spesso feroci e cupi delle tragedie. Protagonisti di queste storie avventurose, buffe parodie delle tragedie più famose, erano eroi e mostri mitologici. Polifemo, l'orribile orco omerico, nel Ciclope di Euripide diventa un elegante gentiluomo di campagna, mentre satiri e sileni sono i maldestri seduttori di Danae nei Pescatori, o i goffi atleti negli Spettatori. In questo volume sono raccolti e tradotti i più importanti frammenti dei drammi satireschi, corredati da un ampio apparato di note e da una dettagliata introduzione.
Di autore ignoto, ma per molti secoli attribuita a Seneca, l'Octavia è una tragedia di ambientazione romana, l'unica praetexta che sia sopravvissuta integra di tutto il teatro latino. Mette in scena la fine del matrimonio tra Ottavia, figlia dell'imperatore Claudio, e Nerone, un matrimonio al limite dell'incesto e turbato dagli assassini che avevano determinato l'ascesa di Nerone sul trono imperiale. Ottavia, sorellastra e moglie di Nerone, condannata all'esilio, assiste impotente al precipitare degli eventi.
La creazione dell'universo e la nascita di tutti gli dei, dagli oscuri abissi del Caos progenitore alla vittoria delle divinità olimpiche sugli empi e bestiali titani: i miti più antichi e solenni della Grecia classica in uno dei poemi più celebrati dell'antichità.
Seneca terminò di scrivere questa sua opera nel 64 d.C. quando, come lui stesso dice, "la vecchiaia lo incalzava alle spalle" e, caduto in disgrazia presso Nerone, aveva dovuto lasciare la vita politica attiva. Le "Questioni naturali" - divise in otto libri, ciascuno dedicato a un argomento particolare - intendono fare il punto su quanto la ricerca scientifica ha assodato fino a quell'epoca e di ogni fenomeno preso in esame si dà una descrizione, se ne enumerano cause ed effetti, se ne riportano le diverse interpretazioni, tracciandone la storia. Ma non mancano neppure i riferimenti d'ordine morale: si denuncia, infatti, la corruzione del tempo, si esorcizza la paura della morte con la conoscenza scientifica, si annuncia un diluvio universale.
In questo che è uno degli ultimi suoi dialoghi, Platone sottopone a una severa critica la propria dottrina delle idee confrontandola con le posizioni di Zenone e di Parmenide. Zenone sostiene l'impossibilità dell'esistenza del molteplice, confermando la tesi di Parmenide secondo la quale solo l'Uno, immutabile ed eterno, esiste. Socrate obietta che quanto sostiene Zenone è errato, in quanto si limita solo all'ambito del molteplice sensibile e non a quello del molteplice ideale. Parmenide interviene ammettendo la validità delle affermazioni di Socrate, ma facendo notare come sia impossibile accettare il molteplice anche nel mondo delle idee, in quanto l'idea di uomo riassume una molteplicità infinita di uomini.
Ripensare alle Baccanti significa ripensare alla cultura dell'antica Grecia. Ma quale cultura? Quella della filosofia e della letteratura o quella della gente incolta? Euripide, intellettuale raffinato, rifiuta una visione elitaria del sapere, e crea una tragedia straordinaria, con risvolti profondamente conflittuali rispetto alla tradizione. C'è un dio, Dioniso, che inganna e vince ma senza esiti trionfalistici; c'è un antagonista, Penteo, che viene beffato e fatto a pezzi dalla sua stessa madre: impulsi selvaggi, spettacolarità esasperata, e però anche pietà e sofferenza. L'edizione, curata da Vincenzo Di Benedetto, propone un commento sistematico, che si accompagna a un riesame critico del testo originale e a un'analisi dei moduli scenici.
Personaggi misteriosi, mostri crudeli, sacrifici rituali e "riti terribili" popolano questo testo complesso e affascinante che con la violenza delle sue visioni ha sedotto lo stesso Jung, a cui si deve il merito di averlo sottratto a un oblio millenario. Scritto agli inizi del IV secolo, Visioni e risvegli raccoglie quattro brevi trattati di alchimia, il più famoso dei quali, Sulla virtù, descrive con toni onirici e fantasiosi i diversi gradi di un rito di iniziazione. Dell'antica storia di questi testi, ricchi di aneliti mistici ed echi religiosi, parla nell'introduzione Angelo Tonelli, che analizza anche i legami tra l'alchimia greca e la psicologia dell'inconscio di Jung.