Tra le numerose ninfee dipinte da Claude Monet la migliore - secondo Charles Péguy (1873-1914) - non sarà l'ultima, frutto di un crescente apprendimento, bensì la prima, figlia dello stupore. Solo lo stupore, infatti, veramente conosce. Il resto è "sistema" rigido, è imporsi del "bell'e fatto", è invecchiamento prodromo della morte. Non è più avvenimento. Con questa rivoluzionaria impostazione Péguy ha guardato il "mondo moderno" denunciandone la forza avvilente, ha combattuto per la "città armoniosa", ha ritrovato la fede di quand'era bambino, ha vissuto da "cristiano della comune specie", ha cantato le meraviglie della "giovane speranza" e la grandiosa avventura di Eva/umanità. Ed è morto in battaglia, perché il rapporto con l'Eterno e con l'Infinito si gioca tutto nella brevità di un tempo e nella carnalità di uno spazio.
"Tutto cospira a tacere di noi, un po' come si tace un'onta, forse, un po' come si tace una speranza ineffabile" (Rilke). Perché parlare del nichilismo? Con il non senso abbiamo imparato a convivere: ha dismesso la sua apparenza tragica, si è fatto dimenticanza, refrain dialettico. Si può vivere, amare, morire in una società in cui la cultura dominante sia segnata dal nichilismo, ma non si può sperare perché per sperare è necessario essere autocoscienti, liberi: un io. Il tema delle conversazioni qui trascritte è il nostro io, di cui tutto cospira a tacere, quasi il suo esserci fosse un'onta da nascondere; un'onta che si rovescia, però, a volte, come la luce in certe pozzanghere, in speranza. In questo rovesciamento - come emerge nei capolavori di Tolstoj, Pasternak, Grossman - sta il paradosso che è avvenuto nello spirito russo. La tragedia del nostro tempo è l'oblio della coscienza che nella Russia del Novecento si è rivelata, però, proprio attraverso la catastrofe e la perdita di sé, occasione per la scoperta di un'ineffabile speranza.
Questo libro è il racconto di un pensiero per così dire "al lavoro", in cui non si tratta semplicemente di esporre tesi o elaborare "punti di vista", quanto piuttosto di fare attenzione e riconoscere quando _ e come - gli eventi, gli incontri, le idee mettano in questione la nostra ragione, la provochino a domandare, a cercare il significato di sè e del mondo. e' solo accogliendo questa provocazione che la ragione si scopre a sua volta capace di porre e di mantenere aperte le questioni decisive per il nostro tempo.
Per questo l'inquietudine non è uno stato d'animo particolare in cui il nostro io venga a trovarsi di fronte a certi problemi, ma costituisce come la stoffa della nostra ragione, vale a dire il suo dinamismo più proprio e il suo metodo permanente. Un'inquietudine che non è solo il sintomo di una mancanza o la ferita di un'incapacità, ma anche e soprattutto il segno della presenza, in noi, di una domanda che è sempre più grande di noi.
Il volume raccoglie articoli, interventi, relazioni dell'autore organizzati in quattro sezioni tematiche (1. L'io, la razionalità, l'educazione; 2. Libertà vs verità; 3. La sfida del nichilismo; 4. Accogliere il reale, desiderare l'infinito) introdotte da un'intervista dell'autore: "L'età dell'incertezza".
L'inedita storia secolare di una 'capitale' del Mediterraneo dal punto di vista della centralità bizantina.
Descrizione
Da più di un secolo il nichilismo, l'ospite inquietante del nostro tempo e del nostro cuore, si è accampato lungo le vie della civiltà occidentale e il pensiero del nulla, come nebbia sottile, ha preso a confondere le coscienze creando fantasmi. Ma che cos'è il nichilismo? Il porsi stesso della domanda segna la ricerca di una via d'uscita. In queste pagine, guardando alla cultura inglese, la visione del mondo più disincantata all'inizio del Novecento, vengono posti i quesiti sul significato dell'essere e della coscienza, sul nichilismo. E, contemporaneamente, si cercano varchi, pertugi che consentano il superamento del non senso, momenti di essere che permettano di scoprire la traccia per l'oltrepassamento del nulla.
Descrizione
Tra Ottocento e Novecento don Bosco, don Orione, madre Cabrini e le altre figure presentate in questo libro, in situazioni sociali difficili, usando gli strumenti che la realtà forniva, hanno generato un'umanità nuova, hanno creato opere. Che sono tutt'oggi un esempio per tutti. È affascinante ripercorrere la loro vita, leggere i loro scritti. Sono uomini e donne come noi che nella testimonianza viva del cristianesimo, dentro l'alveo della Chiesa, hanno risposto ai bisogni di chi gli stava accanto. Operando un cambiamento nel contesto in cui vivevano. Paola Bergamini è nata a Milano (1963) dove vive e dove ha conseguito la laurea in Lettere Moderne con indirizzo in Comunicazioni all'Università Cattolica. Ha lavorato in alcune redazioni di giornali, tra cui il settimanale "Il Sabato". Dal 1994 è giornalista professionista presso il mensile "Tracce" di cui è vicedirettore dal 1998. Per l'editrice Marietti ha scritto il libro su san Giuseppe Moscati, Laico cioè cristiano, e ha collaborato alla realizzazione dei testi di alcune mostre per il Meeting dell'amicizia dei popoli a Rimini.
Sedici ritratti di scrittori, teologi e artisti accomunati dalla profonda lealta' nei confronti del proprio destino e della verita'.
Ecco il dramma della libertà moderna: l'io senza il vero, il vero senza l'io. Un percorso filosofico attraverso i testi di F. De Vitoria, J.J.Rousseau, I. Kant, G.F.W. Hegel, J.S. Mill, C.S. Lewis, I. Berlin.
Un percorso filosofico attraverso i testi di Parmenide, Gorgia, Platone, Aristotele, Agostino, Erasmo, Lutero, Bacone, Descartes, Heidegger, Popper, Arendt, Kuhn.
Un percorso filosofico attraverso i testi di Dionigi, Riccardo di San Vittore, Baumgarten, Kant, Hegel, Kierkegaard, Dostoevskij, Cezanne, Peirce, Wittgenstein, Adorno, von Balthasar, Gadamer, Rorty.
Un percorso filosofico attraverso i testi di Tommaso d'Aquino, Cusano, Bruno, Descartes, Pascal, Kant, Hegel, Leopardi, Nietzsche, Peirce, Russell, Wittgenstein, Heidegger.
Nonostante la conquista normanna del 1071, Bari rimane di fatto una citta' bizantina.