Le logiche modali costituiscono un'estensione della logica classica. Vengono impiegate per studiare gli enunciati e le inferenze in cui compaiono espressioni quali 'è necessario che' e 'è possibile che', dette appunto operatori modali. A partire dal lavoro di logici e filosofi quali Rudolf Carnap, Saul Kripke e David Lewis, questo libro offre un'introduzione chiara e completa alla disciplina.
Un percorso che attraversa più di un secolo di storia dell'arte, dall'Astrattismo all'Espressionismo astratto, dal Dadaismo alla Pop Art, dal Cubismo alle tendenze più significative degli ultimi decenni. Giuseppe Di Giacomo individua i temi e i problemi teorici fondamentali della produzione artistica moderno-contemporanea: il rapporto tra arte e realtà, il ruolo del mercato e quella connessione di etica ed estetica, di memoria e testimonianza che caratterizza alcuni fenomeni artistici dagli anni Ottanta in poi.
Il naturalismo contemporaneo si fonda su una concezione filosofica e metodologica della conoscenza largamente diffusa, che tende ad assimilare la conoscenza umana a un processo naturale, in fondo non dissimile da una reazione chimica, un terremoto o una duplicazione cellulare. Questa visione della conoscenza determina una serie di profonde implicazioni concettuali sul rapporto tra filosofia e scienza, arrivando non di rado a influenzare l'immagine pubblica della scienza stessa in una direzione scientista e antifilosofica. Il volume rappresenta un'introduzione al naturalismo e un'analisi critica dei suoi fondamenti e delle assunzioni fondamentali, mettendone in luce anche le conseguenze fuorvianti e distorsive tanto sull'identità della filosofia e della scienza quanto sul significato culturale dei loro rapporti reciproci.
Lungi dall'essere trasparente a se stesso e pietra angolare della conoscenza della realtà, il soggetto è un fragile edificio, costituito di mattoni neurocognitivi e psicosociali che si caratterizza innanzitutto per la sua precarietà. Di qui la sua natura essenzialmente difensiva, il suo articolarsi in un insieme di manovre psicologiche che si sforzano di porre argine alla sua originaria fragilità. Con gli attrezzi forniti da una filosofia della mente innervata dalle scienze cognitive, gli autori sviluppano una critica della soggettività autocosciente, in cui l'io da dato primario diviene costruzione e i temi dell'inconscio, dell'autoinganno e dei meccanismi di difesa vengono letti in una luce nuova e più rigorosa.
La filosofia della mente è un ramo della filosofia analitica e post-analitica che dalla Gran Bretagna, gli Stati Uniti e l'Australia si è poi diffusa in tutto il mondo e in questi ultimi anni ha avuto una brusca impennata, soprattutto avendo stabilito relazioni importanti con le scienze cognitive. Sandro Nannini rivolge il suo studio sia allo studente che allo studioso specializzato, ricostruisce accuratamente l'intreccio che negli ultimi quarant'anni si è andato instaurando fra le teorie sull'anima, la mente o lo spirito della tradizione filosofica e gli studi sull'intelligenza naturale e artificiale condotti dagli scienziati cognitivi. Il lettore troverà una sintesi delle principali concezioni filosofiche sull'anima, la mente, l'io e lo spirito dall'antichità ai giorni nostri. Particolare attenzione è stata rivolta alle teorie che i filosofi hanno sostenuto riguardo al rapporto dell'anima con il corpo, nella convinzione che, nella maggior parte dei casi, è la natura attribuita a questo rapporto che rivela la concezione che si ha dell'anima stessa. Nella nuova edizione una particolare attenzione è rivolta a come le scienze cognitive e le neuroscienze stanno cambiando l'immagine che l'essere umano ha di se stesso.
"Mettiti nei miei panni!". Quante volte ce lo siamo sentito dire; quante volte noi stessi lo abbiamo preteso dagli altri. Quante volte ci è sembrato di riuscirci; quante volte abbiamo dovuto riconoscere che non ce la si fa. 'Empatia' è una parola per questo sforzo, per questo desiderio, per questo bisogno. Una parola che da nome a un problema: come faccio a sentire quel che senti tu? Come posso immedesimarmi, io che non sono te, nei tuoi vissuti, nella tua vita? È possibile che io vi riesca, e che mi apra così all'altro, che a sua volta si apre a me? O sono invece destinato a rimanere rinchiuso in me stesso come in una bolla impermeabile? Questo libro racconta la storia, complessa e affascinante, di una questione che ricorre in campi disciplinari differenti: dalla filosofia alla psicologia e alla psicoanalisi, dall'antropologia alla storiografia, dall'estetica all'etica, dagli studi culturali e di genere alle neuroscienze. Andrea Pinotti, con un linguaggio accessibile al lettore non specialista, stila una mappa esaustiva dei territori del sapere in cui è implicato il problema della relazione con l'altro da sé. Relazione che non riguarda solo gli esseri umani ma anche il mondo degli animali e delle cose: che non sono mai cose e basta, ma hanno un carattere, un'anima propria, che entra in consonanza o dissonanza con noi. Stare dunque insieme con gli altri e con le cose: questo libro non ci insegna come dobbiamo farlo, ma ci aiuta a comprendere come lo facciamo.
"Eugenio Garin oggi deve essere considerato, oltre che come un classico della storiografia, come un testimone, e una 'fonte', di un'epoca che va riconsiderata in termini nuovi, al di là delle prospettive illuminate nei suoi stessi lavori". Michele Ciliberto - che ne è stato prima allievo e assistente, poi successore all'Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento e alla Scuola Normale Superiore di Pisa - delinea un profilo originale di Garin intrecciando tematiche filosofiche con aspetti della sua personalità. In particolar modo si sofferma sull'interpretazione del Rinascimento, la posizione nei confronti delle grandi correnti filosofiche e politiche del Novecento e la sua vocazione di maestro. L'itinerario intellettuale di Garin emerge così in tutta la sua complessità, dalla philosophie de l'esprit giovanile al rapporto con Gramsci, fino ai lavori degli ultimi anni in cui dominano motivi di tipo nichilistico. In queste pagine, Michele Ciliberto ha scelto di valorizzare in primo luogo i testi di Garin meno noti, se non addirittura usciti dalla circolazione, come è avvenuto alla gran parte dei lavori pubblicati dalla seconda metà degli anni Trenta fino alla seconda metà degli anni Quaranta. Ciliberto indaga l'opera gariniana anche alla luce di nuovi materiali depositati nell'Archivio Garin della Scuola Normale Superiore di Pisa, dove sono raccolti circa 20mila fra lettere e documenti dagli anni '30 fino agli inizi del 2000.
Sono possibili i viaggi nel tempo? Molti libri e molti film ci raccontano di storie in cui personaggi dal futuro giungono nel passato con l'intenzione di cambiarlo o, viceversa, di avventurieri che attraversano i secoli verso futuri sconosciuti. Ma se il futuro non è già determinato, e ci sono tante possibili continuazioni del presente, in quale di esse finirà il viaggiatore? D'altro canto, se il passato è chiuso e dato una volta per tutte, è davvero possibile che il viaggiatore possa tornare ad alterarlo? Che conseguenze ci sarebbero allora sul presente?
Il libro mira a fornire gli strumenti concettuali necessari per affrontare la sfida, difficile ma emozionante, lanciata da tali questioni. Le teorie, i rompicapi e gli esperimenti mentali elaborati dalla filosofia a partire da interrogativi come questi, infatti, si rivelano essenziali per capire cosa la scienza, e in particolare la fisica, ci può dire sulla possibilità di viaggiare nel tempo.
«L'unica capacità che ancor oggi dovrebbe contraddistinguere l'intellettuale è il fiuto avanguardistico per ciò che conta. Ciò richiede virtù tutt'altro che eroiche: il senso per quel che non va e che 'potrebbe andare diversamente'; un pizzico di fantasia per progettare alternative; un poco di coraggio per l'asserzione provocatoria, per il pamphlet. Tutto ciò è più facile dirlo che farlo, e lo è sempre stato»:
Jürgen Habermas riflette criticamente sulla funzione dell'intellettuale nella sfera pubblica e sul futuro delle democrazie europee.
Come possono gli stati mentali essere cause di stati fisici? Qual è il posto della mente nell'ordine naturale? Che cos'è l'intenzionalità? È possibile spiegare la coscienza? Queste alcune delle questioni che hanno segnato il dibattito recente in filosofia della mente, oggi reso ancor più animato dalle scoperte empiriche della psicologia cognitiva e delle neuroscienze. In questa edizione, le teorie e le argomentazioni filosofiche sulla mente, nei loro nessi con i risultati della ricerca scientifica.
In che modo si può contrastare la crescente indistinzione con cui i media mescolano realtà e spettacolo, fatti reali e simulazioni elettroniche?
Pietro Montani dimostra che è possibile farlo solo attraverso un confronto critico tra i diversi formati tecnici dell'immagine e i differenti linguaggi della comunicazione audiovisiva. Un confronto 'intermediale', dunque, di cui il cinema contemporaneo ci offre gli esempi più convincenti.
In breve
Come può persistere una povertà estrema per la metà dell’umanità, nonostante l’enorme progresso economico e tecnologico, le norme morali e i valori illuminati della nostra civiltà occidentale? Perché noi – cittadini degli Stati ricchi dell’Occidente – non troviamo moralmente preoccupante il fatto che un mondo da noi fortemente dominato gravi su milioni di persone con posizioni di partenza così inferiori e inadeguate? Un autorevole filosofo a confronto con i temi della giustizia universale: Thomas Pogge indica come riformare l’ordine globale per combattere la povertà e sostenere i diritti umani.
Indice
Prefazione di Luigi Caranti - Introduzione generale - 1. Fioritura umana e giustizia universale - 2. Come devono essere concepiti i diritti umani? - 3. Scappatoie nelle moralità - 4. Universalismo morale e giustizia economica globale - 5. I limiti del nazionalismo - 6. Realizzare la democrazia - 7. Cosmopolitismo e sovranità - 8. Estirpare la povertà sistemica: istruzioni per un Dividendo Globale delle Risorse - 9. Innovazione farmaceutica: dobbiamo escludere i poveri? - Parole conclusive - Note - Bibliografia - Indice analitico
Il nostro è il tempo della vita. Dalle bioscienze alla biopolitica, il problema che la nostra civiltà si ritrova ad affrontare giorno dopo giorno, con una sensazione di crescente spaesamento, è quello della gestione e prima ancora della definizione della vita stessa: l’ultimo dio della modernità. Tarizzo affronta un tema quanto mai attuale facendone vedere la terza dimensione, la profondità storica e teorica. Remo Bodei
In un orizzonte culturale spesso indeterminato nei suoi presupposti, Tarizzo individua con rara efficacia il punto enigmatico in cui metafisica, scienza e politica ingaggiano una battaglia dagli esiti tuttora incerti. Roberto Esposito
Indice
Introduzione. L’ontologia selvaggia - 1. Modernità: la soglia dell’autonomia - 2. Vita: genesi di un paradigma metafisico - 3. Noi: sull’utilità e il danno della vita per la storia - Bibliografia - Indice dei nomi
In breve
I contatti con il mondo avvengono attraverso stimoli sensoriali che, rielaborati, diventano simboli carichi di significato: è questo quanto rende uomo l’uomo. In otto tra i suoi saggi più recenti, Jürgen Habermas si confronta con alcuni tra i maggiori pensatori del Novecento e riunifica i «frammenti di una storiografia filosofica contemporanea».
Alla questione di fondo, se gli appartenenti a culture diverse possano in generale incontrarsi su un terreno comune di intesa e in che cosa questa universale comunione che tutti unisce eventualmente consista, vengono spesso date risposte contrarie e semplificate. L’universalismo consapevole di sé della tradizione occidentale muove dall’unità di una ragione innata in tutti gli uomini. Gli si contrappone un autocontraddittorio relativismo, il quale parte dal fatto che in tutte le tradizioni forti albergano criteri del vero e del falso loro propri e per l’appunto incommensurabili. Mentre l’universalismo astratto getta al vento le idee delle scienze storiche dello spirito, il relativismo se ne fa sopraffare. In questo volume Habermas, confrontandosi con grandi filosofi e intellettuali contemporanei consapevoli dell’importanza dei miti, dei simboli, dell’apporto delle culture religiose, ma coerentemente fedeli al metodo critico-analitico e a un approccio discorsivo, approfondisce e difende le ragioni di un razionalismo consapevole e aperto al dialogo tra le culture.
Indice
Premessa – 1. L’energia liberatrice della figurazione simbolica. L’eredità umanistica di Ernst Cassirer e la Biblioteca Warburg – 2. La lotta delle potenze della fede. Karl Jaspers e il conflitto delle culture – 3. Fra le tradizioni. Una «laudatio» a Georg Henrik von Wright – 4. Ricercare, nella storia, l’Altro della storia. Sul «Sabbatai Zwi» di Scholem – 5. Un architetto con fiuto ermeneutico. La via del filosofo Karl-Otto Apel – 6. Israele o Atene: a chi appartiene la ragione anamnestica? Johann Baptist Metz per l’unità nel pluralismo multiculturale – 7. Libertà comunicativa e teologia negativa. Domande a Michael Theunissen – 8. Un’utile talpa che distrugge il bel prato. Il Premio Lessing conferito ad Alexander Kluge - Note - Fonti dei saggi
"Il mio scopo nel curare questo libro è stato quello di presentare Michael Walzer come un teorico, con una visione chiara e coerente della comunità politica così come dovrebbe essere, ma in tutta la sua opera egli si è costantemente cimentato con le problematiche, molto più spinose, della politica contemporanea. Questo gli ha consentito di essere un esempio perfetto di connected critic, non solo della vita americana, ma anche della politica e delle relazioni internazionali del mondo occidentale." Dall'introduzione di David Miller.
Eutanasia, trapianti, le varie forme di fecondazione assistita, donazione e sperimentazione genetica: una presentazione chiara e leggibile dei più attuali temi della bioetica, che tiene conto sia degli aspetti medici e scientifici, sia delle analisi della filosofia morale e dell'etica teorica contemporanea. La nuova edizione aggiorna, corregge e rende più chiare alcune analisi presenti nel volume precedente. Gli aggiornamenti mettono al passo le analisi e le argomentazioni sviluppate con i casi della bioetica che sono stati al centro dei mutamenti della discussione pubblica dopo il 1999 e rendono conto dei mutamenti del contesto legislativo e giuridico italiano ed europeo.
Il termine "populismo", nella sua accezione moderna, nasce poco più di un secolo fa con l'americano People's Party, il "Partito del Popolo". Ma la "tesi" populista è di gran lunga più antica e la si ritrova, in coda alla Rivoluzione francese, nelle ricette reazionarie della destra portavoce della nobiltà e del clero. Da allora se ne sono registrate numerose varianti, accomunate da un elemento ricorrente: il tribalismo implicito dei contenuti. Nicolao Merker va alla ricerca degli "antenati" del populismo moderno, ne ripercorre i momenti salienti in Occidente e lo incontra nelle idee di insospettabili pensatori, filosofi e intellettuali, da Hegel a Heidegger, da Mazzini a Gioberti.
"La filosofìa si è dissolta nelle scienze ed è ormai diventata una disciplina puramente ornamentale, o può ancora essere feconda, e quale filosofìa può esserlo? Chiederselo non costituisce una novità, perché la riflessione filosofica è sempre stata in una certa misura un discorso sulla filosofìa. Ma, con la nascita della scienza moderna, tale domanda è diventata più difficile, oltre che urgente e imbarazzante. Io sostengo che la filosofia può ancora essere feconda solo se è un'indagine sul mondo. Questa affermazione, apparentemente banale, ha invece un'importante conseguenza. Implica che la filosofìa è un'attività che mira innanzitutto alla conoscenza, una conoscenza che non differisce in alcun modo essenziale dalla conoscenza scientifica."
L'Occidente ha sempre coltivato e trasmesso un'immagine di se stesso come terra della libertà. Si tratta di un'autorappresentazione potente e ancora oggi attuale, profondamente radicata nella nostra cultura a partire dalla Grecia antica: basti pensare all'orazione funebre pronunciata da Pericle per i morti del Peloponneso e riportata da Tucidide nelle sue Storie. Attraverso la lettura di alcuni dei testi più significativi sulla libertà prodotti dal pensiero politico occidentale, dallo stesso Tucidide fino alla teoria della giustizia di John Rawls, questo volume propone un percorso che tocca tutte le declinazioni assunte dalla tematica della libertà e del mondo "libero".
L'autocoscienza è la base su cui ogni altra facoltà della mente acquisisce un valore personale e soggettivo. La comprensione della coscienza è una delle sfide più appassionanti. Forse nel prossimo futuro riusciremo finalmente a comprendere in che modo il dono fenomenico della coscienza emerga dalla massa molle del cervello umano. Nel frattempo, le conoscenze di cui già oggi disponiamo spingono a rivedere profondamente l'immagine intuitiva della natura umana. Non siamo così liberi come pensavamo: in queste pagine ci scopriremo creature guidate da mille automatismi dispersi in ogni angolo del cervello, e che condividono alcuni aspetti dell'autocoscienza con altre specie animali. Pietro Perconti ricostruisce la natura e la funzione dell'autocoscienza raccogliendo le evidenze che provengono dalla neuroscienza e l'etologia, la psicologia dello sviluppo e la filosofia del linguaggio, sullo sfondo comune della scienza cognitiva, la forma più moderna che la scienza della mente ha oggi assunto.