Un tempo la politica estera, per le persone di sinistra, era relativamente semplice. Le persone di sinistra erano per l'abbattimento del capitalismo e per la sua sostituzione con un'economia pianificata centralmente. Erano a favore degli operai contro gli interessi finanziari e a favore dei popoli colonizzati contro i poteri imperiali. Ma oggi il capitalismo neoliberale sta trionfando e il movimento operaio è in declino. I movimenti di liberazione nazionale hanno prodotto nuove oppressioni. Una politica anti-imperialista applicata meccanicamente può trasformare le persone di sinistra in apologeti di gruppi moralmente aberranti. Secondo Michael Walzer, la sinistra non può più assumere posizioni automatiche, ma deve procedere da principi morali chiaramente articolati. Le persone di sinistra dovrebbero pensare alla scena internazionale - all'intervento umanitario e al governo mondiale, alla disuguaglianza globale e all'estremismo religioso - alla luce di un insieme coerente di valori politici di fondo.
La narrazione biblica dell'Esodo - dall'Egitto al deserto e alla terra promessa - è stata interpretata per secoli come una grande metafora dei processi di liberazione e rivoluzione. L'Esodo è una grande "storia", la cui eco ha reso possibile il racconto di altre "storie politiche", da Savonarola a Calvino, da Cromwell e i puritani alla Teologia della liberazione. Michael Walzer, uno dei maggiori filosofi politici americani, presenta in questo libro affascinante il suo commento al testo: decifra la famiglia di "significati" dell'Esodo proiettando una luce nuova su questa importante tradizione del radicalismo politico. Walzer discute la natura dell'oppressione (Egitto), i dilemmi dell'affrancamento come apprendimento della libertà (le mormorazioni nel deserto), il ruolo delle scelte individuali per il contratto sociale che definisce diritti, doveri e regole per la vita collettiva (l'alleanza) e, infine, la natura della terra promessa. Contro l'immagine canonica del messianismo politico, che interpreta la terra promessa come il paradiso della società perfetta, Walzer ritiene invece che l'Esodo sostenga una soluzione più sobria. La terra promessa è "semplicemente" un posto dove vivere migliore dell'Egitto. Senza dubbio, c'è un posto migliore. Ma la strada che vi conduce attraversa il deserto. E c'è un solo modo per raggiungerla: prenderci per mano e marciare.
Pur essendo un libro eminentemente religioso, e benché non proponga una teoria politica, la Bibbia ebraica parla spesso di capi e di leggi, di aspri conflitti interni e di guerre tra nazioni, di questioni di autorità e di politica, di critiche mosse pubblicamente al governo e agli strati sociali dominanti. Tutto ciò all'ombra di un Dio onnipotente. Di qui consegue una serie speciale di domande a cui ci si trova davanti nel caso della Bibbia: quale spazio può esservi per la politica quando chi governa in ultima istanza è Dio? In altre parole, in una nazione che vive sotto la dominazione divina e la protezione di Dio, quale spazio resta al processo decisionale guidato da assennatezza e prudenza? Com'è compreso il tempo, come viene usato il passato e come s'immagina il futuro? Quand'è giusto muovere guerra? L'assolutismo religioso favorisce il fanatismo e la guerra santa oppure l'accordo e la pace? Queste sono alcune delle domande che guidano un celebre teorico della politica in un'analisi sottile e avvincente dei testi biblici.
In breve
«A volte è giusto combattere, e a volte i soldati combattono in modo giusto. Nessuno che sia cresciuto durante la seconda guerra mondiale può dubitare dell’esistenza di guerre giuste, oltre che ingiuste. Ma è altrettanto vero che a volte è sbagliato combattere, e a volte i soldati combattono in modi sbagliati. E dunque è necessario che ogni decisione di scendere in guerra e ogni scelta strategica e tattica vengano discusse. La teoria della guerra giusta è ancora il miglior linguaggio di cui disponiamo per affrontare questi argomenti.»
Indice
Prefazione alla presente edizione - Premessa - Ringraziamenti - Parte prima: La realtà morale della guerra I. Contro il «realismo» - II. La guerra come crimine - III. Le regole della guerra - Parte seconda: La teoria dell’aggressione IV. Legge e ordine nella società internazionale - V. Azioni preventive - VI. Interventi - VII. Gli scopi della guerra e l’importanza della vittoria - Parte terza: La convenzione di guerra - VIII. Gli strumenti di guerra e l’importanza di combattere bene - IX. L’immunità dei non combattenti e la necessità militare - X. La guerra contro i civili: assedi e blocchi - XI. La guerriglia - XII. Terrorismo - XIII. La rappresaglia - Parte quarta: I dilemmi della guerra XIV. Vincere e combattere bene - XV. Aggressione e neutralità - XVI. L’emergenza suprema - XVII. La deterrenza nucleare - Parte quinta: La questione della responsabilità - XVIII. Il crimine dell’aggressione: dirigenti politici e cittadini - XIX. I crimini di guerra: i soldati e i loro ufficiali - Appendice. La nonviolenza e la teoria della guerra - Indice analitico
"Il mio scopo nel curare questo libro è stato quello di presentare Michael Walzer come un teorico, con una visione chiara e coerente della comunità politica così come dovrebbe essere, ma in tutta la sua opera egli si è costantemente cimentato con le problematiche, molto più spinose, della politica contemporanea. Questo gli ha consentito di essere un esempio perfetto di connected critic, non solo della vita americana, ma anche della politica e delle relazioni internazionali del mondo occidentale." Dall'introduzione di David Miller.
La guerra del Golfo, il Kossovo, l'Intifada, il conflitto arabo-israeliano, l'Afghanistan, l'Iraq. Ci sono ragioni per combattere con giustizia? Ci sono atti di aggressione e di crudeltà a cui abbiamo il dovere di opporci? L'uso della forza militare per fermare i massacri in Rwanda sarebbe stato, ad esempio, un caso di guerra giusta? Secondo l'autore, la guerra può essere in alcuni casi giustificabile, ma la sua condotta deve essere assoggettata alla critica morale. Walzer discute un tema moralmente ambiguo e complesso per affermare che della teoria della "giusta guerra" abbiamo bisogno, poiché essa consente di affrontare azioni eticamente problematiche, restringendone le occasioni e regolandone la condotta.
La guerra del Golfo, il Kossovo, l'Intifada, il conflitto arabo-israeliano, l'Afghanistan, l'Iraq. Ci sono ragioni per combattere con giustizia? Ci sono atti di aggressione e di crudeltà a cui abbiamo il dovere di opporci? L'uso della forza militare per fermare i massacri in Rwanda sarebbe stato, ad esempio, un caso di guerra giusta? Secondo l'autore, la guerra può essere in alcuni casi giustificabile, ma la sua condotta deve essere assoggettata alla critica morale. Walzer discute un tema moralmente ambiguo e complesso per affermare che della teoria della "giusta guerra" abbiamo bisogno, poiché essa consente di affrontare azioni eticamente problematiche, restringendone le occasioni e regolandone la condotta.
La narrazione biblica dell'Esodo - dall'Egitto al deserto e alla terra promessa - è stata interpretata per secoli come una metafora dei processi di liberazione e rivoluzione. Michael Walzer decifra la famiglia di significati dell'Esodo, gettando una luce nuova sulla tradizione del radicalismo politico. Discute la natura dell'oppressione, i dilemmi dell'affrancamento come apprendimento della libertà, il ruolo delle scelte individuali per il contratto sociale che definisce diritti, doveri e regole per la vita collettiva e, infine, la natura della terra promessa. Non paradiso di una società perfetta, ma semplicemente un posto migliore dell'Egitto. Un posto migliore cui si giunge attraverso il deserto.
L'11 settembre 2001 e le campagne militari contro l'Afghanistan e l'Iraq hanno radicalizzato le posizioni politiche. La destra ha fatto propria la sicurezza ad ogni costo, la sinistra ha sostenuto la pace universale e ha rifiutato senza eccezioni l'uso della forza. In questo libro Walzer alza il velo del conformismo ideologico della sinistra con l'intenzione di disegnare un tracciato alternativo a quello dei conservatori che unisca la lotta al terrorismo e al fondamentalismo musulmano con la tutela dei diritti civili e delle libertà costituzionali.