Buber condivise l'esperienza di Landauer, esponente del socialismo libertario e pacifista, trucidato nel 1919 a Monaco dopo l'esito della Repubblica dei Consigli. Gli scritti raccolti in questo piccolo volume, alcuni inediti in italiano, toccano due temi principali, il socialismo e la comunità, che in epoca moderna si sono spesso intrecciati. Buber indaga il moto rivoluzionario alla sua genesi, nello spirito della comunità, ove la cognizione individuale della realtà si rappresenta nella necessità comune del suo superamento. Comunità di uomini e non collettività. Nelle comunità gli uomini cercano il principio di vita, relazione, verità cioè il sacro, e lo chiamano Dio. «Gli uomini desiderano possedere Dio, ma egli non si concede loro, poiché non vuole essere posseduto, ma realizzato. Solo quando gli uomini vorranno che Dio sia, essi creeranno la comunità».
"L'occupazione israeliana" offre al lettore un'interpretazione sul regime d'occupazione militare israeliano in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Come e perché l'occupazione israeliana è cambiata nel corso degli anni? Israele avrebbe abbandonato gli sforzi di gestione della popolazione pur continuando a mantenere il controllo dei territori attraverso l'installazione di barriere fisiche e di un sempre maggiore uso della sua forza militare. Neve Gordon - richiamando l'attenzione sulle forme di controllo, sorveglianza e repressione impiegati nei Territori Occupati -, fornisce al lettore gli strumenti necessari per cogliere il senso dei drammatici cambiamenti intercorsi negli ultimi quattro decenni di occupazione. "L'occupazione israeliana" ha potere politico in un momento in cui, le analisi critiche sulle molteplici forme dell'oppressione israeliana faticano a trovare spazio persino nel mondo accademico. I curatori auspicano che questo testo apra un dibattito sulle conseguenze del colonialismo israeliano in Palestina e sulle possibili prospettive di resistenza.
Una società più giusta e più stabile secondo Dewey si fonda su un individualismo capace di sviluppare le singole personalità. Una distratta superficialità e il rapido cambiamento dei riferimenti simbolici sociali indotti dalla comunicazione di massa hanno inibito lo sviluppo dei valori morali e sminuito la capacità dei singoli di comunicare e collaborare. Questi saggi furono scritti da John Dewey nel 1929, mentre incalzava la più grave crisi economica americana, e sono ancora profondamente attuali, per le numerose analogie con l'odierna crisi dell'economia occidentale. Il pensiero di Dewey si adatta assai bene all'urgenza dei nostri tempi; alterna amarezza e speranza e indaga sulle opportunità da cogliere per una nuova prospettiva morale e sociale: un nuovo individualismo, che infonda una responsabilità sociale pienamente consapevole della forza dei propri valori e della propria autonomia.
Questo libro insolito analizza le forme in cui si realizzala cooperazione amorevole, per contrapporsi ai limiti del linguaggio e contrastare la tendenza all'oggettivazione assoluta del sapere scientista. La sfida è proporre un sapere altro, che attiene alle trasformazioni soggettive e alle relazioni, attraverso cui aprirsi a una nuova visione: il "sapere affettivo". Solo il recupero dell'intima connessione tra parola e affettività può restituire dinamismo creativo a un'epoca divenuta incapace di pensare e di sentire, recuperando l'antica dimensione di tensione interrogante e mistero inspiegabile.
Le Imprese Sociali si possono considerare a pieno titolo come soggetti attivi nel rilancio della competitività e dello sviluppo, da ricomprendere tra i possibili attori di politiche industriali e del lavoro.
Obiettivo della proposta di questo libro, è la promozione di nuove Imprese Sociali come strumento per favorire la riconversione parziale o totale di aziende in crisi, in particolari settori produttivi, offrendo allo stesso tempo nuove opportunità di lavoro per i soggetti coinvolti.
"La norma offre spazio per creare soluzioni innovative e formule imprenditoriali originali. Per questa ragione occorrono interventi che diano all'Impresa Sociale gli strumenti per svolgere in maniera efficace il proprio ruolo all'interno del nostro sistema socio-economico e permettano di affrontare, in maniera consapevole, le sfide che l'attuale crisi del sistema pone".
Il volume è dedicato a due figure di sacerdoti che hanno profondamente segnato la società e la storia di Genova, rendendosi protagonisti di straordinarie esperienze di solidarietà (non da ultimo con la Caritas), di impegno civile, di insegnamento e di fede vissuta sempre "sul campo" e in un'ottica di condivisione, di dialogo interculturale e di apertura verso il prossimo. Le testimonianze di queste due "avventure" di umanesimo cristiano - le vite di Antonio Balletto e di Piero Tubino, entrambi celebrati dalla loro città con il conferimento del Grifo d'Oro - sono qui rivissute attraverso i testi suggestivi e commoventi della loro vita: interviste, articoli su periodici, discorsi, singoli ricordi, saggi, omelie.
A distanza ormai di quasi sessanta anni dalle pagine dedicate da Schmitt al Nomos della terra, la «grande antitesi della politica mondiale» tra pluriverso e universo, lungi dall'aver trovato soluzione, è divenuta, semmai, di ancor più scottante attualità con il sopraggiungere dell'età globale. Pur con tutti i suoi limiti intrinseci, la teoria schmittiana dei grandi spazi ha l'indubbio merito di porre l'accento sulla necessità di pensare a un pluriverso in grado di contrastare le spinte universalistiche della potenza imperiale di turno, oltre a smascherare il carattere ideologico dell'attuale "umanitarismo". Tuttavia, oltre l'antitesi schmittiana tra universo e pluriverso, se davvero si vuole fugare lo spettro di un Impero universale o quello, altrettanto minaccioso, di una guerra civile mondiale, nell'epoca della globalizzazione universo e pluriverso non sono i termini di un'alternativa, ma vanno pensati insieme. Solo una politica dell'ospitalità può ispirare il pluriverso di una confederazione di grandi spazi, i quali si riconoscono nell'universale con-vivenza che consente a ciascuno di scoprire quell'estraneo che è e quell'ospite che è chiamato a diventare.
Il volume raccoglie una serie di saggi sul tema delle guerre di aggressione scatenate nell'ultimo ventennio dalle potenze occidentali in violazione del diritto internazionale. Le guerre "umanitarie" - dai Balcani all'Iraq, all'Afghanistan - sono state presentate come lo strumento principe della tutela dei diritti dell'uomo e dell'espansione della libertà e della democrazia. Si è trattato in realtà di conflitti fortemente asimmetrici, nei quali gli strumenti di distruzione di massa sono stati usati per fare strage di civili inermi, per diffondere il terrore, per distruggere le strutture civili e industriali di intere città e di interi paesi. Il fatto che in Occidente ci sia ancora chi continua a definire queste guerre "umanitarie" e persino "democratiche" - sostiene Zolo - chiarisce molto bene perché il global terrorism si sia diffuso in tutto il mondo sino a diventare la sola risposta tragica, impotente e nichilista - dei popoli oppressi. Sul piano teorico Zolo elabora una nozione di "terrorismo internazionale" profondamente diversa rispetto alle formule varate dagli Stati Uniti e accolte dalla maggioranza dei paesi europei e dei loro giuristi accademici.
Il libro
Una nuova prospettiva sul rapporto tra violenza e religione in polemica con René Girard. Qual è il rapporto
fra la concezione del divino delle tradizioni monoteistiche e la violenza che gli uomini possono esercitare anche nel nome di Dio? Perché lo stesso Dio della Bibbia si presenta, più e più volte, come un Dio violento? A queste domande cerca di rispondere Violenza: la politica e il sacro, anche entrando in polemica con concezioni oggi fin troppo note e unilaterali sul rapporto fra violenza e religione, come quelle di Girard e di Assman. La prospettiva interdisciplinare assunta e la collaborazione in un progetto di ricerca comune di prestigiosi studiosi della Northwestern University (USA) e dell'U ni versità di Pisa consentono di affrontare la questione in maniera documentata e non ideologica.
I curatori
Adriano Fabris insegna Filosofia morale, Filosofia delle religioni ed Etica della comunicazione all'Università di Pisa, dove dirige i Master di I e II livello in Comunicazione Pubblica e Politica e il Centro Interdisciplinare di ricerche e di servizi sulla Co municazione. Collabora altresì con l'Istituto di Filosofia Applicata della Facoltà Teologica di Lugano, dove dirige il Master in Scienza, Filosofia e Teologia delle Religioni.
Fra i suoi libri più recenti: Paradossi del senso (2002), Teologia e filosofia (2004), Etica della comunicazione (2006), Senso e indifferenza (2007).
Kenneth Seeskin è professore di Filosofia alla Northwestern University (Evanston, Illinois), dove attualmente presiede
il Dipartimento di Filosofia. È specializzato in Filosofia Ebraica, Filosofia Antica e Medievale, Filosofia della Religione.
Fra i suoi libri più recenti: Maimonides on the Origin of the World (2005), Autonomy in Jewish Philosophy (2001), Jewish Philosophy in a Secular Age. Ha curato la traduzione inglese della Guida per i perplessi di Maimonide e ha edito il Cambridge Companion to Maimonides.
Sommario
Robert Wallace, I Greci preferivano la guerra alla pace?
Stefano Perfetti, Figure di violenza nella "Città di Dio" di S. Agostino
Regina Schwarz, Violenza e idolatria
Kenneth Seeskin, Perché il monoteismo è violento e non può
che essere violento
Adriano Fabris, Il Dio della Bibbia e la violenza
Penelope Deutscher, L'auto-immunità e la violenza del bruto