Rileggere l'economia da una prospettiva mediterranea e attualissima. L'economia civile è un albero antico. Non è l'ennesima proposta creata per rispondere alle esigenze o mode del momento. È invece l'ultima fioritura di una pianta millenaria, quella dell'economia italiana, latina e meridiana, del suo 'spirito' diverso da quello nordico. Il Dizionario che qui presentiamo è una sorta di seconda parte di un'unica opera. Le voci non si ripetono ma si aggiungono a quelle precedenti, e in alcuni casi le completano e le aggiornano. Il mondo è cambiato radicalmente sotto molti aspetti e nel volume alle nuove sfide dell'ambiente e del lavoro è riservato un posto centrale, perché, dalla prospettiva dell'Economia Civile, sono davvero decisive.
I saggi qui riuniti - che onorano la memoria di Pier Luigi Porta, economista insigne e generoso - ruotano intorno al grande tema di come riaffermare, nelle condizioni storiche attuali, il principio cooperativo nelle relazioni tra persone e tra imprese che operano in un mercato già divenuto globale. Da angolature diverse e sulla scorta di una pluralità di approcci teorici, gli Autori dei dieci scritti mirano a riattualizzare la tradizione di pensiero dell'economia civile, saggiandone la capacità di concorrere a sciogliere nodi problematici quali la crisi della fiducia istituzionale, le difficoltà di affermare le ragioni della libertà positiva, il peggioramento della felicità pubblica, l'eccesso delle varie forme di competizione posizionale. La prospettiva di sguardo che questo volume avanza fa perno sull'accoglimento, nel discorso economico, della categoria del dono come gratuità, una categoria che è stata improvvidamente espunta dalla sfera pubblica nel corso degli ultimi due secoli.
I saggi raccolti in questo volume rappresentano il contributo che l'Agenzia per il terzo settore ha voluto offrire alle celebrazioni del 150° anniversario dell'Unità d'Italia. Un volume di storia sociale e giuridica che, con sguardo attento all'evoluzione legislativa e della "governance" degli enti non profit, ricostruisce il complesso - ma tenace - percorso della società civile italiana, dalla costituzione dello Stato unitario sino ai giorni nostri. La "Gran legge" del 1862, proprio a ridosso di un'unificazione faticosamente raggiunta, intende disciplinare e dare organicità, pur rispettandone l'autonomia, alle molte e operose organizzazioni di carità esistenti sul territorio. Quasi trent'anni più tardi, la "Legge Crispi" pone le Opere pie sotto diretto controllo statale, trasformandole in Istituzioni di pubblica beneficenza. Negli anni Venti e Trenta del Novecento, la dittatura fascista sferra un attacco mirato e consapevole contro ogni forma di associazionismo, intravedendo nell'autonoma iniziativa sociale e nei valori solidaristici i primi antagonisti del totalitarismo. Seppur la Carta fondamentale del 1948 rimarcherà la centralità dell'individuo e l'importanza del pluralismo sociale quali presupposti fondanti della stessa democrazia, e sebbene nel 2001 sia stato introdotto nel testo costituzionale il principio di sussidiarietà, ancora lungo sarà il cammino che il Terzo settore dovrà compiere, e molti gli ostacoli - soprattutto a carattere normativo - che dovrà affrontare...
L'inserimento del paradigma relazionale nella teoria economica è una novità emergente. Soltanto pochi anni fa, il nucleo duro della teoria economica era costituito da modelli in cui le preferenze individuali, la tecnologia e le istituzioni erano un dato, gli agenti economici erano pienamente razionali, e il contesto sociale era ininfluente. Ultimamente questi capisaldi hanno cominciato ad essere messi in discussione anche all'interno del mainstream. Se non è più possibile postulare un determinato orientamento motivazionale ma occorre dimostrarne la salienza in ogni circostanza, il processo di selezione sociale diviene il vero livello fondamentale di descrizione della fenomenologia economica. E così quelle variabili che per la gran parte degli economisti, erano estranee al discorso economico e andavano ricondotte al dominio di pertinenza delle altre scienze sociali - sociologia e psicologia, in pri-mis - finiscono oggi per conquistarne il centro. L'accoglimento della prospettiva relazionale nel discorso economico comporta il recupero della ragionevolezza. È da poco che la scienza economica va prendendo atto delle conseguenze negative che scaturiscono dalla "grande divisione", dalla separazione cioè tra razionale e ragionevole. Eppure, un argomento economico può essere razionale, ma se le sue premesse non sono ragionevoli, risulterà ben poco vantaggioso.
A Sen si deve la rielaborazione in ambito economico di concetti chiave, come quelli di scelta, preferenza, razionalità, benessere, libertà, giustizia, che egli rivisita alla luce di una critica dell'utilitarismo. La prospettiva che ne consegue apre nuovi orizzonti al discorso economico e pone le premesse per un proficuo incontro tra economia, filosofia, morale, sociologia e scienza politica. Questo volume presenta una scelta di scritti di Sen, diventati ormai classici: in essi si snoda il suo ricco percorso intellettuale e si delineano temi che saranno al centro di successive opere fondamentali.
Perché nel vasto panorama degli studi economici viene rivolta così scarsa attenzione alla forma di impresa cooperativa, nonostante il suo non trascurabile peso economico e la sua espansione? L'ipotesi interpretativa da cui muovono i saggi raccolti in questo volume è che ciò consegue da una concezione secondo la quale mercato e capitalismo si sovrapporrebbero completamente e perfettamente. Di qui la conclusione che l'unico modo "naturale" di fare impresa sia quello capitalistico, mentre quello cooperativo sarebbe poco più di un accidente storico. I contributi raccolti, frutto di un progetto di ricerca della Fondazione Cesar di Bologna, si pongono l'obiettivo di gettare le basi per una nuova teoria economica dell'impresa cooperativa.
La vecchia Europa vive una nuova stagione, come epicentro amato e odiato di una profonda migrazione di popoli che convengono soprattutto dall’oriente e dal sud del mondo, in cerca di una vita migliore o semplicemente per sfuggire alla fame, al dolore e alla morte. In non pochi casi, anche per ritrovare una dignità di vita. Come è accaduto e continua ad accadere per la vita sociale (e politica) americana, anche per noi europei v’è il problema di stabilire il giusto rapporto fra la necessità di reperire un codice comune di convivenza e l’istanza della molteplicità etnico-culturale. La letteratura sull’argomento oscilla tra due estremi, non facilmente componibili: da un lato, si cerca la soluzione per sottrazione, e si bada al reperimento di alcune costanti dell’umano che dovrebbero da tutti essere riconosciute per via della loro universalità; dall’altro lato si nega che un tale compito possa essere eseguito e si ricorre a una soluzione per addizione. Il molteplice culturale dovrebbe essere semplicemente registrato e tutte le differenze essere coltivate. La fragilità di entrambe le soluzioni, che pure contengono una loro verità, è diventata fin troppo evidente. Bisognava, dunque, volgere lo sguardo altrove. Bisognava dare indicazioni intorno a una universalità concreta degli umani, che onorasse tanto ciò che li accomuna quanto ciò che li fa differire. Questo libro ci ha provato, mettendo in campo, nell’istruzione determinata delle molteplici questioni (universalità dei diritti, flussi migratori, cittadinanza globale, ruolo pubblico della religione, politiche dell’identità) il principio della reciprocità del riconoscersi, come architettura di senso dei rapporti tra noi.
Carmelo Vigna è ordinario di Filosofia morale presso l’Università di Venezia, dove ha diretto il Dipartimento di Filosofia e T.d.S. e ha fondato e attualmente dirige il Centro Interuniversitario per gli Studi sull’Etica (C.I.S.E.). Insegna anche presso l’Università Cattolica di Milano. Tra i suoi scritti recenti ricordiamo: “La politica e la speranza” (Roma 1999, con V. Melchiorre); “L’enigma del desiderio” (Cinisello Balsamo 1999, con L. Ancona e P.A. Sequeri); “Il frammento e l’Intero” (Vita e Pensiero, Milano 2000). Ha curato i volumi: “La libertà del bene” (Vita e Pensiero, Milano 1998); “Essere giusti con l’altro” (Torino 2000) e “Introduzione all’etica” (Vita e Pensiero, Milano 2001).
Stefano Zamagni è ordinario di Economia politica presso l’Università di Bologna; docente a contratto presso l’Università L. Bocconi di Milano e presso la Johns Hopkins University, Bologna Center. Direttore del Master in Economia della cooperazione. Membro del Comitato editoriale di «Economia Politica»; «Economics and Philosophy»; «Journal of Economic Methodology»; «Mind and Society»; «Ragion Pratica»; «Brock Review». Tra i suoi scritti ricordiamo: “Economia e Etica” (Roma 1994); “Profilo di Storia del pensiero economico” (Roma 1997, con E. Screpanti); “Complessità relazionale e comportamento economico” (Bologna 2002, con P. Sacco).