Alessandro Giuliani e Carlo Modonesi sono due uomini di scienza dotati di un ottimismo che poggia sul raffinato "canone" artigiano che da Galileo in poi ha ispirato la grande tradizione scientifica nel "penetrare" il mondo naturale.
Una natura che per altro non è contemplata solo dalla scienza, ma anche dall'arte e dalla spiritualità.
Il mantenimento e l'abbandono di quel canone comporta la differenza tra la bella e la brutta scienza. Tale mantenimento è un compito di primaria importanza, soprattutto in questi tempi in cui le scienze naturali, e le tecnologie derivate, stanno attraversando un momento particolarmente critico per la loro capacità di incidere, come mai accaduto prima, nella storia futura del pianeta e della nostra specie.
Se si consoliderà l’ideologia utilitarista e riduzionista la natura sarà totalmente reificata, resa merce e sfruttata al pari di un mero deposito di risorse a disposizione della nostra insaziabile opulenza, il risultato sarà la totale distruzione del mondo naturale.
Basti fra tutti lo slogan di pessima pubblicità: "Col transgenico elimineremo la fame".
Alessandro Giuliani e Carlo Modonesi, nel puntualizzare la pericolosità di certe idee e posizioni da "stregoni", al tempo stesso ne documentano il carattere necessariamente transitorio, "di passaggio" appunto.
In questo libro gli autori conducono per mano il lettore sui sentieri delle scienze naturali contemporanee, svelando insidie, trabocchetti e responsabilità di molta brutta scienza che regna sovrana nell’agone mediatico ad uso di politici irresponsabili ed interessi economici pregiudicati. Ma gli autori mostrano anche i passaggi incontaminati che possono dischiudersi quando la pratica scientifica recupera la sua dimensione concreta e contemplativa e il valore fondamentale della sacralità della natura.
Gli animali domestici sono spesso, se non le uniche, le principali forme di vita senziente che incontriamo con facilità intorno a noi: cani, gatti e piccioni senza alcuna difficoltà, mucche, cavalli, pecore, capre, galline e maiali quando andiamo in campagna, altre specie più particolari in circostanze ugualmente particolari. Talvolta appare difficile decidere se un animale sia da considerare domestico o selvatico, e allora ci chiediamo dove passi il confine tra le due condizioni e in che cosa consista esattamente la condizione di domesticità.
Questo libro cerca di rispondere con semplicità e con chiarezza a tutte queste e a molte altre domande. Nel narrare la storia della domesticazione, dopo avere chiarito che questa coincide, in definitiva, con la stessa storia di civilizzazione dell’uomo, l’autore mostra come la selezione artificiale altro non sia se non un caso particolare di selezione naturale, esamina in modo critico il concetto di specie e infine si spinge ad alcune considerazioni filosofiche che ci aiutano a collocare il fenomeno della domesticazione in un contesto non soltanto storico e biologico, ma anche culturale e antropologico. La seconda parte del libro esamina ad una ad una le più importanti specie addomesticate che ancora oggi, a dispetto delle tecnologie avanzate che a prima vista sembrano dominare il mondo, determinano e forgiano la struttura e l’economia della società umana, la conoscenza popolare del mondo animale e le principali modalità di interazione del nostro mondo con il loro.
Un pamphlet illuminante, garbato ed elegantemente scritto, che affronta i temi cruciali del futuro della scienza, delle derive tecnologiche, dell'avvenire stesso del pianeta. Questo libro è intriso di una passione genuina per l'avventura della conoscenza scientifica, per la ricerca di base anzitutto che deve potersi dispiegare senza l'asfittica prospettiva di un'immediata applicatività tecnologica e commerciale, ma anche per la ricerca finalizzata che, proprio dal suo essere momento distinto dalla ricerca fondamentale, nutrito da essa ma separato, può dispiegare tutta la sua creatività tecnica. Sullo sfondo resta la grande questione delle risorse, sempre più limitate a causa dell'ipertrofia produttiva dell'economia globalizzata e l'urgenza di saldare una nuova alleanza con la natura che unisca il genio di diverse culture, lasciando alle generazioni future il meglio di Galileo e degli Indiani.
L'avventura della scienza: i suoi limiti, le sue condizioni
Considerata di volta in volta scoperta o creazione, dono divino o appropriazione prometeica, la scienza ha segnato l’inizio e lo svolgersi della storia umana. Prodotto di aristocrazie intellettuali, ma sempre e coerentemente assorbita dalle diverse culture, alimentata dalla fruizione comune delle sue applicazioni, la scienza ci appare oggi come un mundus perfetto e concluso, le cui leggi tendono a dominare l’intero operare umano. Eppure, oggi come ieri, rimane aperta la domanda su che cosa si regga la sua autorità. Una domanda che implica una serie di inquietanti interrogativi che l’uomo avverte davanti alla scienza moderna, la quale non sembra più tendere a una conoscenza pacificante e rassicurante, ma a un sempre maggiore potere sugli uomini e sulle cose che lo circondano.
Il lettore è condotto a percorrere rapidamente la storia della scienza, con lo sguardo diretto ai problemi inerenti al suo linguaggio logico-matematico e ai suoi metodi di riprova e di convalida, per poi volgerlo verso il futuro, dove si aprono due diverse prospettive, in cui, rispettivamente, la scienza può preordinare, passo dopo passo, la fine dell’era dell’Homo sapiens, o aiutarlo a cercare il suo bene in un’avventura di cui però nessuno può prevedere la fine.
Joseph P. Zbilut e Alessandro Giuliani hanno collaborato per quindici anni. Insieme hanno compiuto molte scorribande nei campi più disparati delle scienze, testimoniate da altrettanti saggi pubblicati su prestigiose riviste internazionali, che vanno dalla dinamica non lineare alla psicologia passando per la biochimica, la fisiologia, la chimica organica e la biologia. Si tratta di un’apparentemente strana coppia formata da un biofisico (Zbilut) e da uno statistico con formazione biologica (Giuliani) accomunati da una passione fortissima per la scienza intesa come artigianato, nonché da un’insofferenza per le derive idolatriche e arroganti di certo pensiero scientifico. Un elemento centrale della loro tesi sta dunque nell’idea che riportare la scienza alle sue radici artigiane può essere un buon servizio reso alla collettività, oltre che naturalmente alla scienza stessa. In questo libro, gli autori cercano di presentare gli attrezzi e gli stili utilizzati dagli scienziati nei loro ragionamenti, con lo scopo di costruire un senso critico nel lettore e quindi sviluppare in esso un gusto per la «bella» scienza, con la raccomandazione di diffidare di tanta brutta scienza (quindi dannosa) che ci circonda. In effetti, l’ignoranza del pubblico di oggi rispetto al reale funzionamento delle cose cresce in maniera esplosiva man mano che la tecnologia diventa sempre più astratta e la forma si separa nettamente dalla funzione. Non possiamo neanche lontanamente comprendere in maniera dettagliata il funzionamento di ciò che rende possibile la nostra vita nelle metropoli, come i sistemi di purificazione dell’acqua potabile, la rete elettrica, la fornitura e distribuzione di generi alimentari, lo smaltimento dei rifiuti. Ciò che non riusciamo a comprendere ci appare «complesso» almeno fino al momento in cui, attraverso lo studio o la pratica, arriviamo a una sorta di illuminazione nella quale, toccandoci la fronte con la mano (ma come avevo fatto a non pensarci prima?!), la complessità collassa in semplicità e parte della nostra visione del mondo cambia per sempre. In questo libro utile e affascinante gli autori, che hanno raggiunto una certa statura nell’ambito delle scienze teoriche e sperimentali, affrontano il più ambizioso Come funziona possibile, quello legato ai metodi e ai limiti della scienza. Essi affrontano questo tema con piglio informale accessibile ad ogni lettore realmente interessato alla faccenda.
Un grande biologo introduce all'evoluzione intesa come processo "creativo" della vita
A duecento anni dalla nascita di Charles Darwin e centocinquanta anni dopo la pubblicazione de L’Origine della Specie, gli scienziati sono concordi nell’affermare che «niente in biologia ha significato se non alla luce dell’evoluzione». L’evoluzione è inoltre essenziale per l’agricoltura, l’epidemiologia, la medicina. Ayala presenta una sintesi di alcuni punti cardine dell’evoluzione della vita sulla Terra. Con L’Origine della Specie di Darwin lo sviluppo della vita vegetale e animale entra a far parte dell’ambito delle scienze tramite l’identificazione della selezione naturale come processo «creativo» nella formazione di ogni singola specie. Ayala verifica il portato della teoria di Darwin anche alla luce delle nuove scoperte della biologia e della genetica. Conferma così, anche in termini genetici, il processo di selezione naturale. Giunto alle trasformazioni genetiche che ci hanno portato dai primati all’uomo, Ayala rileva, con l’uomo, la presenza di un’evoluzione culturale che non può più essere studiata con i soli strumenti della scienza biologica. Se l’opposizione al darwinismo da parte della teoria dell’intelligent design è un’espressione scientificamente inaccettabile e da rifiutarsi, non si può leggere come selezione naturale lo sviluppo delle culture umane.
La storia dell'uomo di Neandertal è la storia dell'umanità vissuta in Europa per alcune centinaia di migliaia di anni. Alla luce delle nuove scoperte sembra che caratteri neandertaliani siano già presenti nei fossili europei a partire da almeno 600.000 anni indicando il carattere endemico del popolamento dell'Europa nel Pleistocene medio. 150 anni di scoperte e di studi evidenziano caratteristiche fisiche , interessi culturali, spirituali e sociali che fanno cadere molti pregiudizi sui Neandertaliani, visti spesso come un livello inferiore di umanità. Recentemente si sono aggiunte le analisi del DNA dei reperti. Restano però aperte alcune questioni, come i rapporti con l'umanità moderna, proveniente dall'Africa e le cause della loro estinzione. Il volume, che riporta contributi di specialisti di livello internazionale, fa il punto delle attuali conoscenze sui Neandertaliani.
Seeing Red costituisce il risultato più compiuto della ricerca di Halton Arp, uno dei più noti astronomi di osservazione del nostro tempo, particolarmente nel campo dell'astronomia extragalattica. A partire dal 1966, dopo la compilazione del suo famoso Atlas of Peculiar Galaxies, comincia a raccogliere un'impressionante mole di evidenze osservative che lo inducono a rigettare l'ipotesi delll'espansione dell'universo e a concludere che i redshift degli oggetti cosmici riflettono essenzialmente la loro età. La ricerca empirica di Arp trova poi un potente alleato nella teoria gravitazionale elaborata da Fred Hoyle negli anni Sessanta e poi perfezionata da Jayant Narlikar nel 1977 e più nota come "teoria della massa variabile e della gravità conforme" basata sul principio di Mach.
La storia della fisica del XX secolo è stata vissuta dall'autore in prima linea, così egli ci porta a conoscere i momenti più significativi, quali la nascita della fisica moderna negli anni '20 o la corsa alla costruzione della bomba atomica. L'autore, professore emerito di fisica al MIT, è noto nel mondo come leader scientifico, oltre che per i suoi contributi alla fisica quantistica.