Qual è il significato umano e spirituale del desiderio? Si può vivere senza affetti? Cosa significa "valere"? Rabbia e aggressività sono nemici da fuggire o alleati indispensabili? Che fare quando arriva il momento della crisi? Il senso dell'umorismo può essere un segno di salute mentale e spirituale? E quando l'amicizia può considerarsi un aiuto per la propria vita? Quanto incide la paura nelle nostre scelte e nella più generale rappresentazione della vita, della società e della relazione con Dio? Cosa può dire il diffondersi dell'odio anche nelle società apparentemente evolute e civilizzate del XXI secolo? È possibile "curarlo" in qualche modo o ci si deve arrendere alle sue derive? Perché tristezza e felicità, quando le si studiano a fondo, si rimandano vicendevolmente?
In questo libro, che esce in una nuova edizione, aggiornata e ampliata, si cerca di dare una risposta a questi ed altri interrogativi con cui, bene o male, ognuno di noi è chiamato a fare i conti: essi vengono presi in considerazione nel loro rapporto con la vita spirituale, senza con questo trascurare il contributo offerto dalle scienze umane. Scopo di questo confronto è di giungere ad una visione più vera e riconciliata con la propria affettività: un ideale non certo facile e tuttavia necessario.
Gli affetti costituiscono una realtà fragile e apparentemente imprevedibile, eppure sono la nostra forza, un tesoro prezioso per conoscere la verità di noi stessi e del nostro rapporto con Dio.
Ritenuti a torto un mero retaggio del passato, i vizi capitali costituiscono un'autentica enciclopedia delle passioni umane, una lettura geniale dell'agire umano nelle sue derive negative e nei beni cercati attraverso di essi. Chiunque consideri con attenzione questi vizi potrebbe trovarvi ogni possibile situazione di vita, di classe sociale, di attività proprie della giornata dell'uomo di sempre. Si potrebbe dire dei vizi capitali quello che il regista polacco Kiesloswski aveva osservato a proposito dei comandamenti: "Essi riassumono l'intera nostra esistenza, ciò che siamo e ciò che vorremmo essere: tutti li disattendiamo eppure tutti ci riconosciamo in essi". Questa polarità di trasgressione e ideale evidenzia la perenne attualità del discorso sui vizi, mettendo in guardia da una suggestione mortale: la tentazione di eliminare gli ideali dalla vita, rassegnandosi ad accogliere passivamente ciò che capita, con indifferenza. L'importanza di studiare i vizi capitali si giustifica infine per la profonda saggezza di cui sono portatori. Non a caso sono stati lungo i secoli oggetto di indagine da parte di artisti e studiosi delle discipline più diverse: le loro analisi delineano un profilo dell'uomo di tutti i tempi. Questo libro intende esplorare tale saggezza, avventurandosi in un percorso affascinante che coinvolge teologia, filosofia, psicologia, arte e letteratura.
Su questo argomento sono stati scritti molti libri, ma l'esperienza della preghiera non può essere comunicata che per contagio. È guardando Gesù che i discepoli hanno desiderato pregare come lui.
Dopo che Gesù ha insegnato ai suoi discepoli il Padre Nostro, uomini e donne un poco più progrediti su questa via, hanno aiutato quelli che desideravano imparare.
A pregare si impara, come ad amare. Questo libretto si indirizza particolarmente a coloro che si avviano lungo il cammino della preghiera.
La morte si presenta come una tematica che inquieta e insieme affascina: basti pensare alla sua presenza in film, musiche, romanzi. Nello stesso tempo viene sempre più rimossa dall'immaginario quotidiano, considerata come un accadimento che riguarda solo altri. In queste pagine dopo aver presentato alcune conseguenze di questa rimozione, si cercano di delineare i possibili passi che caratterizzano l'elaborazione del lutto, prendendo spunto da un testo letterario, il "Diario di un dolore" scritto da C.S. Lewis in seguito alla morte della moglie. In questo piccolo libro, l'autore, oltre a indicare il valore terapeutico della scrittura, riconosce che per il lavoro del lutto sono indispensabili due cose: un punto fermo, l'esperienza di senso, che la morte scuote ma non può distruggere, e la vicinanza al dolore altrui.
"La formazione come servizio nella vocazione". Questi contenuti comprendono, oltre alla relazione tenuta al Convegno di Sestri Levante, 27-31 ottobre 1984, l'estratto di alcune lezioni che P. Francesco Tata, allora Maestro dei Novizi della Compagnia di Gesù (Gesuiti), ha proposto ai formatori in Liguria, che si incontrano periodicamente nell'ambito delle attività del Centro Regionale Ligure Vocazioni.
L'odio è un tema sempre più al centro dell'attenzione della vita umana, individuale come collettiva. Anche nelle società apparentemente evolute e civilizzate del XXI secolo un tale sentimento gode di grande interesse e attenzione negli ambiti più diversi della vita della personalità, della storia e delle relazioni significative del soggetto.Pur non essendo possibile prescriverne una "cura", l'odio può essere tuttavia fronteggiato, ascoltandone gli insegnamenti e smascherandone la falsità.
Siamo lieti di presentare questa proposta di Via Crucis, consapevoli che non c'è niente di più utile che meditare sulla Passione, nella quale troviamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno: perdono, guarigione, sapienza, consolazione. Lo schema di preghiera: un versetto della Scrittura, un breve commento, un tempo di silenzio per sentire e gustare intimamente, un Padre nostro per uscire dalla contemplazione. Al termine, abbiamo voluto aggiungere la Via Matris, ovvero la corona dei sette dolori della Vergine, un altro modo di meditare la Passione.
Alla terra promessa si giunge dopo un cammino duro e difficile, che mette alla prova. Ma è nel deserto arido che Israele impara a conoscere Dio e diventa un popolo. Poi bisogna passare il Giordano e prendere una decisione: "Il Dio che mi liberato sarà il mio Dio", proclama Giosuè a Sichem (cf Gs 24,15). Ormai l'impegno dell'uomo libero sarà di abitare la terra, lavorando per mutare il deserto in giardino e in esso vivere in pace nella compagnia del Signore e degli uomini. Questa è la vita che la direzione spirituale si pone come obiettivo. Dunque nessuna fuga verso il cielo, ma un ritorno alla terra da uomini liberi.
Il libro affronta i problemi psicologici, comportamentali e oftalmologici che deve affrontare la persona con una cecità di lunga data dal momento in cui recupera la visione fino ad arrivare effettivamente a poter vedere. Mentre sono stati pubblicati numerosi libri e articoli sui problemi percettivi e psicologici connessi alla perdita della funzione visiva, pochi sono gli studi sul recupero visivo e sulle problematiche che si presentano nei soggetti ciechi che riacquistano la vista. Contrariamente all'opinione diffusa, il cieco che recupera la visione non torna subito e completamente a vedere; per lui l'intervento non è il momento in cui finalmente si alza il sipario sulla cecità, bensì l'inizio di un periodo lungo e travagliato durante il quale le sue percezioni visive sono confuse e i suoi stati emozionali contraddittori. Il punto di riferimento del volume è il diario, finora inedito, tenuto dal professore H.S. il quale, divenuto cieco all'età di 15 anni, riacquistò la vista dopo 22 anni in seguito a un brillante intervento chirurgico ideato dall'oftalmologo Benedetto Strampelli. Quest'esperienza umana, tanto dolorosa quanto carica di determinazione e speranza, testimonia al tempo stesso il coraggio del suo protagonista e il valoroso operato degli illustri oftalmologi che lo aiutarono a passare dal mondo dell'oscurità a quello della luce.
Questo volume è un saggio di buona notizia" (in greco Vangelo), ossia di Kérygma, l'annuncio della fede cristiana, che si compendia nel messaggio pasquale: "Gesù di Nazaret è morto ed è risorto". " L'Autore, alla luce della sua esperienza nel campo dell'evangelizzazione, affronta due questioni fondamentali: 1) Perchè la notizia che un certo Gesù di Nazaret è morto e risorto costituisce una, anzi la buona notizia? 2) Come si fa a sapere che questa notizia è vera? Il volume si rivolge a tutti coloro che, cristiani e non, credenti e non, si interrogano sul significato della morte e risurrezione di Gesù. In particolare si rivolge a tutti gli operatori pastorali del nostro tempo che <<soffrono>> in prima persona l'urgenza dell'evangelizzazione.
Questo volume è un saggio di buona notizia" (in greco Vangelo), ossia di Kérygma, l'annuncio della fede cristiana, che si compendia nel messaggio pasquale: "Gesù di Nazaret è morto ed è risorto". " L'Autore, alla luce della sua esperienza nel campo dell'evangelizzazione, affronta due questioni fondamentali: 1) Perchè la notizia che un certo Gesù di Nazaret è morto e risorto costituisce una, anzi la buona notizia? 2) Come si fa a sapere che questa notizia è vera? Il volume si rivolge a tutti coloro che, cristiani e non, credenti e non, si interrogano sul significato della morte e risurrezione di Gesù. In particolare si rivolge a tutti gli operatori pastorali del nostro tempo che <<soffrono>> in prima persona l'urgenza dell'evangelizzazione.
Il popolo dei superiori di comunità religiose, sia maschile che femminile, è molto numeroso e variegato. Lo testimonia anche la grande varietà di nomi con cui ne viene indicato il ruolo: abate, priore, preposito, ministro, guardiano, rettore, presidente, decano, responsabile, coordinatore, padre, madre, fratello (sorella) maggiore, arciprete. Altrettante sono le modalità con cui la loro funzione viene esercitata. Alcuni nutrono di sé un concetto così alto che non è più possibile vederlo a occhio nudo, altri vivono l'incarico come un peso opprimente, altri ancora sono capaci di trasmettere la loro vitalità in modo costruttivo e gioioso a tutta la comunità. Siamo certi che il superiore ognuno a modo proprio - fa onestamente quello che può, gestendo in modo diverso limiti e opportunità. Questa convinzione di fondo permette all'autore di scrivere questi "pensieri in libertà", dove prevale, sulla critica, il buonumore e il sorriso. Il libro, frutto di molte osservazioni e di alcune esperienze concrete, propone una riflessione divisa in tre parti: la prima mette a fuoco una "galleria di ritratti" o di modi diversi di concepire e realizzare il compito di superiore; la seconda indaga su alcuni documenti della Chiesa e delle Congregazioni che descrivono funzioni e ruolo del superiore; la terza parte, infine, propone qualche suggerimento pratico per orientarsi nell'esercizio quotidiano dell'autorità.
Tra tutti i vizi l'ira è forse quello più riconoscibile e di cui ci si vergogna maggiormente, perché più facilmente individuabile. Eppure la sua fenomenologia è estremamente ricca e complessa, come la riflessione di tutti i tempi ha mostrato con chiarezza. L'articolo passa in rassegna le varie posizioni in merito, evidenziando la sua fondamentale caratteristica di richiesta di giustizia, che la differenzia da altri vizi, come ad esempio l'invidia e l'odio, e che può trovare una risposta adeguata solo in una prospettiva religiosa.
Desiderio degli Autori, Carmagnani Rossana e Danieli Mario è proporre, ad argine del pensiero liquido dentro il quale scivola l'uomo di oggi, delle rive di approdo sulle quali ritrovare qualche certezza per vivere con dignità e passione il compito di genitore. E' un libro che nasce anzitutto dalla vita professionale dei suoi autori, dall'intreccio delle loro generazioni e delle loro competenze nella comune passione per l'uomo e per la qualità della sua esistenza. Nasce poi dalle esistenze dei suoi protagonisti, genitori da una parte e figli nativi digitali" dall'altra: le loro "storie" e i loro problemi stimolano una riflessione il cui filo conduttore percorre la strada dell'educazione dall'infanzia all'ingresso nell'età adulta. "
Il libretto presenta le caratteristiche peculiari e le potenzialità distruttive, a livello psicologico, relazione e sociale, dell'invidia, confermando la sua caratteristica di vizio antipatico". " L'invidia è un vizio strano, non mira ad alcun bene, eppure per essa si arriva a sacrificare ogni cosa. Può essere contrastata solo da una visione della vita improntata alla beatitudine, dove si gioirà della gioia degli altri, non tanto della propria: per questo non ha senso invidiare ciò che di per sè già ci appartiene.
Nel libretto vengono indicati i compiti e le caratteristiche della nuova evangelizzazione. Partendo dal presupposto che per nuova evangelizzazione" non si intende l'annuncio di un Vangelo nuovo, cioè diverso, ma il rinnovamento del suo primo e originario annuncio attestato negli scritti del Nuovo Testamento, in questo libretto vengono indicati i compiti e le caratteristiche della nuova evangelizzazione: aprire i nostri orizzonti, liberarci dalle nostre carceri, condurci a Dio, che è amore e fonte della vita. "
Ortodossi e cattolici, ma anche persone che non hanno un cammino esplicito di fede sono oggi attratti dal fascino della bellezza spirituale che emana da alcune icone bizantine. La finalità e l'ambizione di questo libro è di servire come piccolo strumento di esperienza spirituale per gustare l'unità di bellezza, verità e bontà. In questa prospettiva, è stata selezionata una serie di antiche icone, consacrate nel corso dei secoli dalla preghiera dei fedeli che ci hanno preceduto. Le icone sono state disposte secondo una successione che consenta lo sviluppo progressivo di un itinerario spirituale.
Nel saggio vengono presentate le caratteristiche più importanti della superbia, dal punto di vista spirituale, morale e psicologico, cercando in particolare di mostrare perchè, tra tutti i vizi, esso è stato riconosciuto non solo come il più grave, ma come la radice di ogni atteggiamento malvagio. La superbia è il vizio dei perfetti", o piuttosto di coloro che si credono tali, e presumono di essere autosufficienti, chiudendosi in tal modo a Dio e alla salvezza. In questo confronto interdisciplinare, oltre a ritrovare molte cose in comune, viene ricordata l'importanza del limite e di una relazione sana e affettuosa con le figure educative caratteristiche della crescita e dello sviluppo, in particolare i genitori. "
Analizzando le modalità proprie della lussuria, il presente contributo intende contestare la sua apparente immagine di vizio meramente carnale, e dunque una visione puramente biologica della sessualità umana. La lussuria presenta infatti delle caratteristiche prettamente culturali e spirituali: come recita il titolo, si tratta di una ricerca simbolica, spesso angosciante, dell'Assoluto, in cui si mostra una sofferta nostalgia di pienezza, da ascoltare e interpretare.
Nel presente contributo si presentano le caratteristiche principali di questo vizio capitale". " Contrariamente alle apparenze, la gola non è affatto un vizio benevolo", proprio di chi si gode la vita, ma una triste modalità di autodistruzione. La difficoltà a riconoscerne la gravità è dovuta, oltre al suo legame con una necessità biologica, al fatto che tende a coprire carenze affettive e relazionali. Rivisitarne la complessa simbologia aiuta a riscoprirne il senso della gratitudine verso Dio per il cibo di ogni giorno. "