Il motu proprio Mitis Iudex Dominus Iesus ha apportato cambiamenti concreti e rilevanti al processo matrimoniale canonico nell'ottica di una vera e propria conversione, anzitutto del pensiero e poi delle strutture. Tuttavia, a distanza di anni dalla sua pubblicazione, persistono dubbi sull'applicazione di alcuni aspetti della riforma. Il riferimento è al processus brevior, di cui talvolta si registrano interpretazioni eccessivamente libere e applicazioni concrete discutibili. Da tali perplessità nasce l'idea di affrontare una quaestio discussa dai canonisti e dagli operatori dei tribunali ecclesiastici, vale a dire se sussistano condizioni per la trattazione di cause di nullità matrimoniali riferite al canone 1095 attraverso lo strumento del processus brevior coram Episcopo. Lo scopo del presente studio (che non pretende di fornire soluzioni definitive e indiscutibili), è individuare i presupposti che rendano possibile la relazione tra questo nuovo strumento processuale e il canone inerente all'incapacità consensuale, oltre ad offrire una panoramica sulle innovazioni apportate dal Mitis Iudex e sulle evoluzioni del canone 1095.
L'esperienza giuridica canonistica partecipa di una mescita millenaria di tradizione e innovazione, che il lavoro tenta di ri-scoprire alla luce delle categorie filosofico-giuridiche della "autorità" e della "autonomia". Il rapporto tra queste nel recupero della compenetrazione delle relazioni tra diritto canonico e diritti secolari consente all'Autore di offrire una lettura critica imperniata su alcune ipotesi di lavoro in base alle quali verificare le soluzioni più adeguate dinanzi alla attuale crisi delle istituzioni, secolari ed ecclesiali. Anche in questi termini «si comprende l'originalità del lavoro di Andrea Favaro, che rinverdisce il lascito di un "realismo giusfilosofico", recuperando l'impianto della filosofia antica, metodologicamente accresciuto dall'elaborazione tomista, per offrire una visione del diritto fondata sulla radicale problematicità dell'esperienza, e perciò capace di rapportarsi con l'essere dell'uomo. Da qui la riscrittura critica della relazione tra intelligenza e ragione, tra autorità e potere, tra decisione e autonomia, con la quale si ridefinisce il significato della libertà individuale e il ruolo della comunità e si pongono le basi per una ricollocazione dell'elemento istituzionale, nell'ottica di un'attenuazione della mera scientificità del discorso giuridico e la riproposizione di un messaggio autenticamente filosofico» (dalla Prefazione di Alberto Scerbo).
Nelle codificazioni moderne, generalmente l'analogia viene presentata come strumento per colmare le lacune di legge. La formulazione del can. 19 del vigente Codex Iuris Canonici presenta l'analogia secondo una formulazione letterale che offre la possibilità di accostarsi a questo antico strumento della scienza giuridica secondo un diverso approccio. Dopo una parte introduttiva dedicata all'analogia nel pensiero metafisico classico e allo sviluppo del ragionamento analogico nella storia del diritto occidentale, l'attenzione della ricerca si sofferma sul modo in cui l'analogia è stata intesa nella codificazione del diritto canonico mostrando continuità e discontinuità rispetto alla tradizione. Infine, viene proposto un inquadramento dell'analogia nel diritto canonico a partire da una rinnovata attenzione al significato giuridico della realtà.
Il 25 febbraio 1943 Pio XII riceve in Vaticano le Lettere credenziali dell'Ambasciatore cinese accreditato presso la S. Sede, un evento di straordinaria portata storica e insieme il frutto di una lunga schiera di sforzi per stimolare delle relazioni fraterne tra la S. Sede e la Repubblica Cinese. Ma la vera domanda è sul "come" si è arrivati a questo obiettivo. In che modo il papa e i suoi collaboratori sono riusciti, nella prima metà del Novecento, a raggiungere questo scopo già oggetto di mille tentativi nei secoli precedenti? Al quesito cerca di rispondere l'autore di questa pubblicazione, che con perizia storica e giuridica individua i grandi cardini del cambiamento missionario fortemente voluto dalla S. Sede tra il 1919 (con la magna charta di Benedetto XV Maximum illud) e il 1939: fondamentale è stata la istituzione della Delegazione apostolica, con precisi obiettivi pastorali; la valorizzazione del clero indigeno, con le prime consacrazioni episcopali indigene; il grande primo concilio plenario della Cina (1924); i tentativi di addivenire a relazioni diplomatiche con la S. Sede ad opera di mons. Celso Costantini; la soluzione della secolare questione dei riti cinesi. Il Papa e il suo delegato in Cina hanno tentato di coadiuvare l'opera dei missionari creando un ponte con la Cina; un ponte di fraternità, di pace, di concordia.
Il volume raccoglie 22 scritti scelti di Giorgio Feliciani, pubblicati in anni recenti su riviste o in opere collettanee, di rilevanza nazionale e internazionale. Nella prima sezione sono presentati contributi di carattere storico-giuridico. La seconda sezione contiene studi di diritto canonico. La terza ed ultima sezione raccoglie scritti di diritto ecclesiastico dedicati ad alcuni 'nodi' problematici dei rapporti tra Stato e confessioni religiose nell'ordinamento italiano e in ambito europeo.
Il presente libro, considerando la rilevanza dell'insegnamento della Parola di Dio, da cui nasce la fede cattolica, senza la quale non esiste nessuna comunità né Chiesa particolare, e tenendo conto anche della scristianizzazione delle terre di antica tradizione cristiana nonché della proliferazione delle sette, rimarca non soltanto l'urgenza ma soprattutto il primato di tale annunzio nel mondo intero. Il volume, riferendosi al terzo libro del Codice latino che ha regolato il munus docendi della Chiesa in 87 canoni, commenta queste norme strutturate in cinque titoli, ma espressione di un unico tema, cioè il deposito della fede (cfr. can. 747) che deve essere sempre insegnato ovunque, perché la sua ricchezza aiuti ogni persona che lo accoglie e lo mette in pratica a coltivare il bene comune nella giustizia e a vivere in pace con se stessa e con gli altri.
Il 10 dicembre 1520 alla Elstertor di Wittenberg Lutero brucia, insieme alla bolla di minaccia di scomunica di Papa Leone X, il Corpus iuris canonici: la più disprezzata "struttura" della chiesa cattolica romana. È il gesto più eclatante dell'opposizione di Lutero nei confronti del diritto (specialmente quello canonico). Pur tuttavia, l'identificazione di un profilo evangelico del diritto mondano non è assente negli scritti di Lutero, e neppure la definizione degli strumenti giuridici che debbono essere conservati nella chiesa. Come può dunque convivere in Lutero la convinzione dell'inutilità del diritto con la consapevolezza che persino la comunità cristiana non può farne a meno? Il volume tenta di rispondere a questa domanda, indagando le motivazioni teologiche che soggiacciono alla visione luterana sia del diritto civile sia di quello canonico, mettendo al centro la questione del diritto naturale, dell'identità istituzionale della chiesa e della certezza con la quale l'uomo può abbandonarsi nella fede alla misericordiosa redenzione di Cristo.
Lungo il corso della sua storia bimillenaria, la Chiesa ha maturato attorno al ministero sacro dei chierici un distintivo profilo giuridico-pastorale per il bene comune a tutela del popolo di Dio. Si tratta di una specifica fisionomia normativa (che il volume si propone di analizzare) integrante una ben definita identità dello stato clericale, una struttura di servizio a diversi gradi e livelli di competenza ministeriale, un corredo di doveri e diritti propri e un regime organizzativo e disciplinare a tutela dello stesso istituto del ministero sacro e della sua peculiare missione nella Chiesa.
L'intreccio tra la concezione della Chiesa e il diritto canonico costituisce, da tempo, una delle problematiche più rilevanti ma anche tra le meno trattate sotto il profilo scientifico e pastorale. Questo volume ricostruisce le premesse sei-settecentesche, in specie gianseniste, delle dottrine ecclesiologiche e delle teorie dei diritti dei fedeli che hanno anticipato il codice canonico del 1983, per poi esaminare alcune questioni dottrinali attuali come la tensione tra modelli di Chiesa e struttura giuridica, tra ordine e giurisdizione nella rinuncia di papa Ratzinger, tra contratto e sacramento nel matrimonio canonico.
Il volume affronta le questioni inerenti all'azione missionaria. Nella prima parte si esaminano approfonditamente i dodici canoni (cann. 781-792) del CIC/83, con qualche riferimento al CCEO/90, che strutturano e regolano la missio ad gentes, al fine evitare dei disordini nell'adempimento di tale servizio. La seconda parte mette in luce alcune attuali sfide relative all'annunzio del Vangelo, dalla formazione dei missionari al loro sostegno economico.
Il libro presenta l'analisi dell'istituzione canonica dell'approvazione del diritto proprio, riportata nel can. 587 tra le norme comuni agli istituti di vita consacrata. Lo studio, svolto a livello storico, giuridico e teologico intende offrire una migliore comprensione della vita consacrata nel generale assetto della Chiesa.
Il libro presenta la normativa e i modi di accreditare l’insegnamento della religione nella scuola pubblica nei 28 Paesi dell’Unione Europea, come pure le politiche educative del Consiglio d’Europa e dell’osce. A partire dalle prospettive emerse nel 2007 da un’indagine del Consiglio delle Conferenze dei Vescovi d’Europa, oggetto del Magistero di Benedetto XVI, evidenzia lo spirito e le argomentazioni con cui la Santa Sede opera presso le Organizzazioni internazionali.
Il testo affronta il tema dell'organizzazione delle missioni dalla fondazione fino al codice di Diritto Canonico 1917.
La norma giuridica trova la sua ragione non in sé, ma in altro che precede il diritto stesso e al cui interno quel diritto si spiega: "Normatività e norma canonica non trovano in esse stesse il loro preciso senso e scopo. Vanno riportate, come ragione ultima, fondata al permanere reale e non appena simbolico del Mistero, ovvero a Cristo, il Presente in una concreta forma storica". Il fatto che la Chiesa esiste come relazione, come comunione, porta dunque inevitabilmente con sé la sua specifica "giuridicità". L'autore considera poi l'esistenza del fenomeno giuridico nei suoi prerequisiti costitutivi: la ragione e la libertà, il cui esercizio non risulta in alcun modo ridotto dall'appartenenza dell'io-persona al contesto comunionale della realtà ecclesiale.
L'Autore tratta dei rapporti reciproci tra il regime sovietico e la religione nell'Ucraina sovietica, poi indipendente, durante gli anni 1919-2000.
Una monografia sul tema della potestà di governo nella vita consacrata della Chiesa.
In questo volume sono raccolti, tradotti per la prima volta in italiano, i piu' rilevanti scritti di Morsdorf Klaus, che affrontano questioni fondamentali del diritto canonico.
Questioni ecclesiologiche, canonistiche e pastorali intorno alla pluralita che non ostacola l'unita della Chiesa locale, ma le conferisce invece il carattere di comunione. L'unita della Chiesa locale e caratterizzata dalla cattolicita propria di tutta la Chiesa. Di conseguenza, in ogni Chiesa locale si trova una pluralita che conferisce all'unita il carattere di comunione. Il volume raccoglie studi recenti (alcuni ancora inediti) a tal proposito.