"Per essere educatori c'è bisogno di fare un passaggio molto intimo, personale, umanizzante, che non ha a che fare con le capacità organizzative, ma con la capacità di guardarsi e di scoprire che in ognuno di noi, nella nostra vita più intima e profonda, non siamo degli angeli caduti magari per sbaglio sulla Terra: per "annunciare a tutti la Salvezza" dobbiamo imparare a guardare che anche in noi c'è qualcosa che andrebbe "evangelizzato" ancora, di nuovo, forse per la prima volta. Questo è un libro tenero e allo stesso tempo molto duro. È un libro che potrà accompagnare ogni giovane o ogni adulto che sentirà dentro la voglia di donarsi per annunciare la bellezza della proposta del Vangelo. Questo libro aiuta a guardarsi dentro, a essere speleologi della più profonda vita e a considerare con delicatezza le cose (anche nostre) più strambe per provare ad abbracciarle. E poi... non lasciarle."
174 517 Quel numero di matricola impresso sulla pelle, tatuato sul braccio sinistro del prigioniero, è carico di valenza simbolica; è il segno indelebile che marchia il deportato e annienta la sua persona. 174 è il numero del vagone su cui aveva viaggiato, la seconda parte è il numero progressivo delle persone trasportate. Primo Levi era il cinquecento diciassettesimo uomo che scendeva dal treno quel giorno. Era il 26 febbraio 1944, quando varcava la porta di un inferno inimmaginabile.
"Abbiamo tutti bisogno di dosi di innocenza. No, non quella cieca: dico quella dei clown, dei vulnerabili contenti, quelli che hanno conosciuto il dolore eppure non ne hanno fatto il loro dio. Ecco la materia che vale la pena studiare: l'innocenza dei caduti che anziché rallentare si mettono a correre che a credere in Dio non ci vuole mica fatica. La parte più laboriosa è credere negli uomini."
Questo non è un libro per esperti.
È un libro che parla non di soldi ma di persone. E, come sempre quando parliamo di persone, parliamo di valori, di sogni e bisogni. Quindi qualcuno potrebbe dire che parliamo anche di soldi perché i soldi permettono che i sogni e i bisogni delle persone possano essere soddisfatti. Diciamo allora che questo libro parla del bisogno delle persone di essere felici in un tempo di crisi, in cui il risparmio è una parola che in alcuni genera tristezza e può evocare una pratica che non si connette con la difficoltà di molti, tanti, di arrivare a fine mese. Sempre questi tempi di crisi hanno lentamente sostituito dentro di noi la regola del risparmio con la regola dell’indebitamento: carte di credito, pagamenti rateali, interessi su operazioni tutte lecite e consentite che però agiscono sul nostro stile di vita.
Un tempo il salvadanaio era depositario non solo di monete ma anche di progetti e stili di vita. Si rompeva quando era pieno e solo allora il sogno veniva realizzato. Oggi il salvadanaio si svuota ancora prima di riempirsi perché i nostri progetti e il nostro stile di vita sono avvinti da una catena che ci rende sempre più consumatori e clienti. E troppo spesso debitori.
Questo libro è per tutti coloro che vogliono tornare a risparmiare in maniera consapevole e felice.
Lamentiamo spesso che nei paesi poveri, e tra i poveri dei paesi ricchi, sia tanto elevato il numero di cittadini che non godono di pari diritti per il fatto di non saper leggere né scrivere. Più deplorevole però è che molti cittadini non siano educati all'Estetica o non godano dell'arte. È questo un genere di analfabetismo ugualmente grave, se non peggiore: essere esteticamente ciechi, muti e sordi riduce individui potenzialmente creatori alla condizione di meri spettatori. La "castrazione" estetica rende i cittadini vulnerabili e più facilmente plasmabili dai messaggi imperiosi dei media. Questo libro, che possiamo considerare l'eredità di Augusto Boal, ci consegna un'idea forte: il pensiero sensibile, che produce arte e cultura, è essenziale alla liberazione degli oppressi, poiché accresce e approfondisce le capacità cognitive. Soltanto da cittadini che, con tutti i mezzi simbolici (parola) e sensibili (suoni e immagini), si rendono coscienti della realtà in cui vivono e delle sue possibili trasformazioni, potrà sorgere, un giorno, una democrazia reale. Come conclude lo stesso Boal: "In passato ho scritto che essere umano è essere teatro. Vorrei ora ampliare il concetto: essere umano è essere artista! Arte ed Estetica sono strumenti di libertà".
Gandhi era perentorio: Devi dialogare! A parole tutti sono disponibili al dialogo, ma nei conflitti dialogare non è affatto facile. E' un'arte alla quale educarsi ed esercitarsi. Nella sua incessante e intensissima attività, Daisaku Ikeda ha offerto una molteplicità di esempi di dialogo. Al centro del suo pensiero c'è l'idea che la trasformazione profonda della persona sia la chiave per la pace, per il benessere di tutti gli esseri viventi e per un armonioso rapporto con la natura. Senza questa "rivoluzione umana" le riforme sociali e strutturali non riuscirebbero da sole a produrre effetti duraturi. Le sue azioni nascono dalla fede nella capacità delle persone di costruire legami di amicizia e fiducia attraverso culture e tradizioni. In forza di questa convinzione ha incontrato tutti i grandi profeti del Novecento.
Di lui ha detto Michail Gorbaciov: "Daisaku Ikeda è un esempio di riformatore sociale moderno, religioso ed educativo, che ha saputo utilizzare l'infinito potenziale di una religione per costruire relazioni di amicizia e legami culturali tra le nazioni di tutto il mondo. Egli mostra di avere una visione planetaria assente da ogni tipo di pregiudizio. Una qualità particolare di questa prospettiva è il suo genuino interesse verso la gente comune con cui egli stesso ha un eccellente rapporto. Il caposaldo della sua filosofia, del resto, è proprio il valore che si dà alle persone comuni". L'ottantenne Daisaku Ikeda ancora oggi con un fresco entusiasmo continua a battere le strade del mondo per rilanciare il dialogo "una sfida antica e nuova quanto l'umanità stessa. Gli esseri umani sono creature dialogiche; abbandonare il dialogo significa abbandonare la nostra umanità. Senza dialogo la società è come avvolta nel silenzio della tomba".
"Mollati gli ormeggi, il lettore si ritrova in queste regioni periferiche cariche di tensioni, dove percepisce il carattere eccezionale di quell'isola di pace chiamata Unione Europea. Pace che diventa un privilegio, in un quotidiano fatto di crisi e conflitti. Questa realtà duplice ci ricorda che la nostra pace è legata allo stato del mondo "altro". Il nostro mondo sopravvive e progredisce solo se anche il "mondo degli altri" progredisce e si sviluppa. L'Unione dovrà dunque costruire se stessa e il proprio rapporto con il "vicinato" tenendo a mente che la pace degli altri, nel suo senso più vasto, è anche la nostra."
"Questo libro racconta l'Africa. Mostra i tanti aspetti del suo volto, mette in luce una parte della sua anima. Non seguendo un percorso geografico, non ripercorrendo le date o i fatti uno dietro l'altro, così come si sono succeduti, ma disegnando un alfabeto di storie e di persone, di dolore ma anche di speranza. Perché l'Africa è povertà, è fame, malattie, guerre, regimi corrotti; ma è anche un continente straordinario, ricco di cultura e di un'umanità per molti versi unica, di potenzialità e di energie, con processi democratici che sono avviati e che chiedono di essere sostenuti. Il mondo è uno e uno solo. Ed è solo insieme, con l'integrazione e la cooperazione, che troveremo le risposte. (dalla Prefazione di Walter Veltroni)"