Il testo propone un discernimento teologico, almeno tendenzialmente transdisciplinare, dell’originale esperienza mistico-spirituale di don Guido Bortoluzzi (1907-1991) consegnata nei testi della sua Genesi biblica. Esso mostra come, superato un iniziale e comprensibile sconcerto, questa esperienza sia sorprendentemente in grado di illuminare complesse tematiche attinenti alla teologia della creazione dell’essere umano sessuato divenute oggi cruciali, visto l’affermarsi di una biopolitica transessuale dai tratti sempre più fortemente anticristici.
Lo Spirito che ha mosso la vicenda degli uomini e delle donne di Israele e della prima comunità cristiana ed ha ispirato la redazione dei libri biblici è lo stesso Spirito che anima, consapevolmente o no, la vita di ogni discepolo. Essendo Parola di Dio in linguaggio umano la Sacra Scrittura va letta come parola dotata di un senso specifico ma non per questo esclusivo, compiuto ma non per questo necessariamente univoco, va letta come parola incarnata che spinge dentro la storia ma anche oltre la storia. La tradizione cristiana ha sempre riconosciuto oltre il senso letterale da leggere un senso spirituale da scorgere, desiderare e contemplare in una lettura adeguata del testo biblico, una lettura orante delle Scritture: una lectio divina. Gli apporti del movimento biblico e l'esegesi storica, la riforma conciliare del Vaticano II e il fiorire di diversi approcci e studi biblici hanno favorito un'ampia possibilità di accesso alle Scritture e al loro senso fondamentale a partire dal metodo storico-critico; tuttavia oggi si avverte il bisogno di una lettura delle Scritture che continui a "riscaldare" i cuori come nell'esperienza di Emmaus: «ardeva... in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture» (cfr. Lc 24,32). Chiedersi a che serva oggi il rilancio di un approccio orante alla lettura delle Scritture ha senso per l'ermeneuta della sacra pagina, per le comunità ma anche per chi si accosta al testo biblico presumendo di restarne un lettore "esterno".
Gli Atti degli Apostoli testimoniano il dinamismo di una Chiesa vivificata dalla presenza del Risorto e incoraggiata dallo Spirito Santo a superare i confini "culturali" e "cultuali" di Gerusalemme. Sospinta per strade deserte, su percorsi inattesi, la comunità cristiana delle origini è invitata a raggiungere i lontani e a identificare come destinatari del Vangelo anche coloro a cui il mondo antico non riconosceva uno statuto religioso e sociale. Attraverso il commento ad alcune pagine scelte del «Vangelo dello Spirito», l'autore ci guida alla scoperta della dirompente forza missionaria della prima comunità cristiana che, ponendosi in ascolto dello Spirito, ha dato prova di coraggio e di libertà di parola, superando la tentazione - sempre attuale - del particolarismo e del settarismo. Nato da una concreta esperienza ecclesiale di Lectio divina, il testo è rivolto ai gruppi ecclesiali, agli operatori pastorali o alle persone che intendono fondare sulla Parola il loro servizio ai poveri e vivere in comunione fraterna la loro esperienza di fede, lasciando che lo Spirito continui a indicare ancora oggi «strade deserte» su cui avventurarsi.
"L’autore della Lettera agli ebrei, dopo una lunga enumerazione di testimoni biblici del popolo della fede (Eb 11,1-40), conclude solennemente con questa esortazione: «Anche noi dunque, circondati da tale moltitudine di testimoni, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento» (Eb 12,1-2). CORRERE E CANTARE, piuttosto che solamente STUDIARE E CONOSCERE l’avventura della sequela della Parola. L’immagine sportiva della fede biblica come di una corsa che ci viene proposta (prokeimenon), gettandoci dietro il capofila Gesù (prodromos) di una corsa, che egli apre e compie. Con gli occhi fissi su di Lui, mentre saldamente mi afferro e mi ancoro alla speranza, che mi viene anch’essa proposta (prokeimenê; cf. Eb 6,17-20), questa corsa si compone nel mio spirito, sul compiersi dei miei novantadue anni di vita, con la figura musicale di una grande canzone, una specie di “ballata della storia della fede” con nove stanze, che dedico ai fratelli e alle sorelle, per i quali, in diversi luoghi della terra, per tanti anni, come un cantastorie, ho sempre ricominciato e continuato a cantare la canzone d’amore di Dio per Israele, suo popolo, e in esso per tutti gli uomini e le donne della storia, segnati dal mistero pasquale del Figlio, il Messia d’Israele, Gesù, il figlio di Maria, di Nazaret."
La riflessione assume come motivo conduttore la categoria del viaggio, tema centrale in tutta l'opera lucana, connotata in senso fortamente teologico. Il peregrinare descritto da Luca si delinea in modo duplice: da una parte il viaggio della parola eterna di Dio, che entra nel mondo attraverso il ministero angelico e inizia la sua avventura terrena per mezzo della fede accogliente del credente, ponendo la sua dimora tra i figli dell'uomo e camminando con loro fino al dono di sé; dall'altra il peregrinare di coloro che hanno accolto la parola e ne sono diventati dimora, arca santa della presenza, chiamati a compiere con la perseveranza della fede il loro cammino di discepolato, che li rende come il loro maestro, portatori della parola sino all'estremità della terra. L'indagine esegetica e teologica cerca di desumere, dall'analisi di alcuni riferimenti di tipo narrativo e retorico presenti nel terzo Vangelo, gli elementi strutturali del viaggio, con l'intento di individuare le tappe e i tratti essenziali del profilo spirituale del discepolato.
Paolo, apostolo, maestro, ma soprattutto testimone: "Per me vivere è Cristo" (Fil 1,21). "Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita che vivo nella carne io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e dato se stesso per me" (Gal 2,20). Paolo, che contempla colui che è "immagine del Dio invisibile" (Col 1,15), dimora di "tutta la pienezza della divinità" (Col 2,9). Paolo, scelto, predestinato, chiamato, giustificato, glorificato (cf. Rm 8,28-30), in Cristo, che inneggia al suo amore: "Chi ci libererà dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?" Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati (Rm 8,35.37). Era inevitabile che la scrutatio esegetica dell'Epistolario di Paolo, condivisa con studenti teologi, approdasse alla contemplatio della sua "esperienza spirituale", proposta all'imitazione del popolo santo di Dio. Da tale contemplatio, la selezione di alcune linee teologico-sapienziali del suo vissuto credente, tra le quali: "La vita in Cristo e nello Spirito"; "La trasformazione dell'uomo redento"; "Giustizia di Dio e fede in Cristo Gesù"; "La comunione ecclesiale in Cristo Signore".
il libro nasce da un'esperienza di vivo contatto con la Parola che è il nutrimento quotidiano di una vita monastica ancorata alla lectio divina. Il metodo, descritto nei suoi passaggi fondamentali, accompagna il lettore a scoprire i segreti del tema della fraternità ferita dall'invidia dell'eletto che riceve la difficile missione della riconciliazione. Impresa cui è chiamato Davide per ricompattare il popolo di Dio nel segno della concordia, come mostra la narrazione di 1 Sam 17che con il suo sapiente chiaroscuro, prefigura l'unigenito Figlio di Dio, Signore e Salvatore dei suoi fratelli che, malati d'invidia, hanno cercato di liberarsi di lui.
La comunità di Filippi, la prima fondata in terra europea da Paolo, è stata una delle più solidali con lui e la sua missione di annunciatore del Vangelo di Gesù Cristo. Ai filippesi Paolo indirizza questa breve lettera di appena quattro capitoli. Fondamentale è il tema dell'imitazione dei pensieri e dei sentimenti di Cristo, che consente all'apostolo di presentare se stesso e i suoi collaboratori come esempi da seguire. Tali elementi, insieme ai suggerimenti per la lectio divina, emergono da questo breve commento che, con stile lineare, aiuta il lettore a capire il significato del testo per farne una meditazione spirituale più autenticamente ancorata alla vita.
Sulla strada... incroci di sguardi, domande mute, racconti mai svelati, Cicatrici inespresse, silenzi indecifrati di accennati appelli, parole mai dette, litanie di passi al bivio della vita...Sulla strada... tempio di umana folla e spazio aperto alla preghiera, attraversamento orante di cicatrici del cuore, luogo in cui esprimere il coraggio della sequela, senza martelli né orpelli, senza maschere né pose d'occasione... chiedendo la vista dell'anima e luce ai passi della vita...Sulla strada... accoglienza di muti appelli alla compagnia dell'esistenza, transito di cicatrici con pudore custodite nel sacrario della coscienza, voce che suggerisce, sussurro che indica... una direzione, un ideale, un senso nuovo della vita...Sulla strada... culla di gioiosa notizia da condividere, annunciare, testimoniare... abbraccio d'umano balsamo che accarezza le cicatrici di storie mai narrate ed eleva i cuori al cuore trafitto del Crocifisso Risorto, per vivere in Lui al ritmo del respiro dello Spirito, per trovare una misura alta e ali robuste negli sconfinati orizzonti della vita...