Nel trecentesimo anniversario della nascita della massoneria moderna, avvenuta a Londra il 24 giugno 1717, un gruppo di studiosi ripercorre la storia di una Istituzione le cui vicende sono intimamente connesse al divenire d'Europa e del mondo. Dalla complessa questione delle origini della massoneria al ruolo da essa svolto nelle grandi rivoluzioni dell'età moderna e nella fase culminante dell'affermazione della civiltà europea, dagli snodi cruciali dei rapporti col movimento operaio e socialista, della grande guerra e dell'avvento dei totalitarismi sino alle vicende più recenti, 300 anni di storia della Massoneria europea sono ripercorsi in un volume che approfondisce altresì i rapporti della Libera Muratoria con la tradizione esoterica, con la cultura musicale e con le fedi religiose. Il tutto in pagine che coniugano il rigore dell'argomentazione critica con la linearità e la scioltezza della trattazione di un'opera che si rivolge non solo agli studiosi ma anche al vasto pubblico dei non specialisti.
Il discorrere sulle vicende di Malta - già dal tempo anteriore al dominio instauratovi da Roma - e la cronografia storica dei Cavalieri Ospedalieri -che vi giunsero al definitivo tramonto delle Crociate - sono collocate nel contesto, allargato alla stessa Europa, in cui accaddero le conquiste longitudinali da parte delle popolazioni nord-europee e arabe, e poi quelle latitudinali dell'impero ottomano. L'arcipelago diverrà quindi un topos partecipe e un osservatorio privilegiato dal centro del Mediterraneo della protratta resistenza dell'impero bizantino e del contenimento della Spagna, del tentativo di penetrazione in quel mare della Russia e dell'impresa progettata dalla Francia verso l'India, in antagonismo coloniale con l'Inghilterra. Punteggiato da richiami bibliografici e stilisticamente intenso, il trailer degli accadimenti non è evenemenziale, poiché raccoglie l'eziologia, né trascura gli effetti socio-politici, stimolando riflessioni su popoli e Stati, sui contorni figurali di personaggi nelle dinamiche storiche.
Il popolo ebraico è sopravvissuto per oltre 3000 anni, mantenendo una propria identità culturale. A differenza di altri popoli come il cinese e il giapponese, che hanno mantenuto una propria identità non solo culturale ma anche territoriale per periodi di tempo altrettanto lunghi, il popolo ebraico ha trascorso oltre i due terzi della sua esistenza lontano dalla terra di origine, la Palestina. La capacità di sopravvivenza in culture e ambienti molto differenti da quelli di origine è spesso chiamato il "miracolo degli ebrei". Obiettivo di questo lavoro è esaminare i fattori che hanno influito su tale miracolo. La nostra ipotesi è che una serie di aspetti che hanno caratterizzato la storia del popolo ebraico, come la loro persistenza in alcune nazioni e la loro scomparsa in altre, la dinamica demografica, la struttura occupazionale e l'antisemitismo, sono il risultato della interrelazione fra le caratteristiche culturali della minoranza ebraica ed i fattori legati all'ambiente esterno.
Giurista pubblico, amministratore, patriota ed esule, ma anche statista di caratura internazionale, in grado di offrire un fondamentale contributo alla costruzione dello Stato unitario, senza mai perdere il collegamento con la realtà locale, con le sue radici netine, con gli affetti familiari: è questa la cifra politica e culturale di Matteo Raeli, illustre protagonista del Risorgimento italiano. Il volume, frutto di un Convegno realizzato in occasione del bicentenario della nascita, ripercorre gli snodi cruciali della sua biografia, rileggendo da una prospettiva inedita il rapporto tra Centro e Periferia e le vicende della sua città natale, Noto, avanguardia delle trasformazioni che caratterizzano il passaggio dalla Destra alla Sinistra storica, fucina di classi dirigenti tra le più colte e preparate dell'Italia liberale.
La storia narrata è quella dell'ex internato militare Giuseppe Minoli. Dopo la sua morte (1996), la sorella recapita alla famiglia una copiosa quantità di lettere, foto e cartoline postali da lui inviate dal fronte di guerra greco e dalla prigionia (Stalag VIII B, Polonia). La lettura di questi documenti, insieme alle testimonianze della sorella Lina, dei famigliari e della giovane amica polacca Sophie hanno permesso di ricostruire la sua drammatica vicenda, dal 1940 al 1945, inquadrandola in un contesto storico noto e di proporla in questo libro.
In questo volume l'autore si propone di delineare le modalità di diffusione della cultura in Italia tra Settecento e Ottocento, verificandone dimensioni e sviluppi nella realtà urbana di Catania, città destinata a divenire, nel fermento della rinascita seguita al distruttivo terremoto del 1693, 'capitale' della Sicilia orientale. In particolare l'attenzione si rivolge, in un tentativo di ricostruzione ad intreccio, al rinnovamento apportato dalle idee dell'Illuminismo, alla produzione e al commercio dei libri in un contesto 'periferico', ma comunque in crescita, al processo di organizzazione dell'istruzione pubblica tra intervento statale e iniziative locali.
Il processo di unificazione nazionale, che nel marzo del 2011 ha celebrato il suo centenario, è un fenomeno "allogeno". La sua genesi reale e spiegazione complessa si raccomandano a fattori esterni. L'unità è, infatti, la soluzione imprevista della diplomazia imperiale francese e inglese all'interno della geopolitica internazionale che vedeva come suoi protagonisti anche Austria, Russia e, passivamente, l'Impero Ottomano con la "questione d'Oriente". In quest'ipotesi Cavour, Garibaldi, Vittorio Emanuele II e Mazzini sono comprimari, ora subalterni, ora geniali, di una strategia di interessi internazionali che produrrà effetti inattesi ("serendipity"): l'unità d'Italia. Questo testo rivisita la bibliografia sull'argomento proponendo una chiave di lettura minoritaria ma non per questo povera di studi qualificati, sia pure negletti o non tenuti in privilegiata considerazione.
Il volume indaga i percorsi storiografici con cui Gastone Manacorda (1916-2001), illustre storico della storiografia marxista italiana del secondo dopoguerra, ha ricostruito i modi concreti con cui hanno operato le strutture sociali e politiche del movimento operaio italiano tra '800 e '900 facendo del movimento operaio un elemento decisivo della più generale storia dell'Italia contemporanea.
Catania, ove è del tutto particolare il rapporto creatosi fra la città e Sant'Agata sua protettrice, pone bene in luce i momenti di contatto fra l'esperienza religiosa e quella politica e l'incontro fra la Chiesa e le istituzioni di carattere civile. In definitiva, il lavoro che qui presentiamo costituisce invero un riferimento ampio e ben strutturato dell'esperienza catanese nel quadro di quella siciliana e pure in qualche modo italiana, definendo giustamente i limiti dei complessi fenomeni che la compongono e la strutturano nell'importante periodo affrontato e sviscerato, senza dimenticare la peculiare posizione di un centro urbano posto fra Oriente e Occidente, fra Bisanzio e Roma, fra Impero germanico e Papato, fra cristianesimo e islamismo.
Nel contesto della crisi agraria che dagli anni Ottanta del secolo XIX colpisce anche la Sicilia, l'economia del vino appare inizialmente in forte espansione in virtù dell'eccezionale domanda che proviene dalla Francia. Il piccolo centro di Riposto, naturale punto di convergenza e di esportazione dei vini prodotti nell'entroterra etneo, conosce momenti di straordinaria crescita sociale ed economica e l'ascesa di nuovi mercanti, e torna a sognare di dotarsi di un porto efficiente. Presto però una diversa congiuntura conduce ad un crollo verticale delle esportazioni con esiti devastanti per l'economia del territorio. Fra i produttori e i commercianti etnei matura allora una cultura della crisi che porta a un più stretto confronto con le scienze enologiche e con gli istituti di istruzione agraria e a una costante richiesta di migliori infrastrutture, mentre prende corpo l'idea di puntare, attraverso la realizzazione di vini di più alta qualità, su nuovi mercati esteri.
Pur presentandosi relativamente unitario, il pensiero illuminista, e non meno l'atteggiamento, si espresse non solo in formule ideologiche e letterarie, ma vi si coglieva in forme e suoni, insomma nell'arte dell'epoca. Oltrepassando la generale portata definitoria in cui è stato indicato in molti modi, esso non si prospettava con omogeneità poiché non vi si rintracciava un sistema, sicché consentiva l'assunto secondo cui esso pervenne ad essere soprattutto un atteggiamento spirituale e culturale, non esclusivo dei filosofi, ma anche di parte della società intellettuale e borghese, sinanco di alcuni regnanti del tempo, a cui corrispose comunque un ampio clima d'opinione in cui si s'avvertirono, adiunte alle idee predominanti, le più varie accezioni ed originalità, sia ideali che geografiche o cronologiche.
In questo volume l'autore chiude strappi e colma lacune, suggerisce con discrezione la rete delle relazioni, le reali e le istituzionali, tra i soggetti coinvolti. E disegna le coordinate dell'ambizioso progetto di chiudere il circolo tra il Gymnasium e la comunità cittadina, nei limiti e negli eccessi ricostruendo la vicenda travagliata del 'privilegio' che perde in estensione mentre cerca miglior fondamento nella qualità, specie laddove come nella medicina e nell'economia più acuto è lo scontro, diretto a promuovere in diritti i bisogni, e più tenace l'interposizione ora ideologica, ora corporativa dei filtri.