Chi lavora sodo e gioca secondo le regole avrà successo e riuscirà a elevarsi fino a raggiungere il limite del proprio talento. Questa retorica dell'ascesa, sposata anche dal Partito democratico americano e dai partiti della sinistra moderata europea come soluzione ai problemi della globalizzazione, presenta un enorme lato oscuro. È un modello che, in una società nella quale l'uguaglianza delle opportunità rimarrà sempre una chimera, fornisce alle élite di sinistra il pretesto per abbandonare chi dell'élite non fa parte. E la conseguenza inevitabile è il contraccolpo populista degli ultimi anni, per combattere il quale l'unica strada è quella di dare una risposta alle richieste legittime che lo hanno scatenato.
Sulla volta del Teatro Goldoni domina Marx. Sopra il suo ritratto, lo striscione: "Proletari di tutti i Paesi unitevi!". Il diciassettesimo Congresso del Partito socialista italiano si apre a Livorno il 15 gennaio 1921 e, dopo una settimana drammatica, si chiuderà con la scissione e la nascita del Partito comunista d'Italia. Siamo al punto di non ritorno: è vietato qualsiasi compromesso tra rivoluzionari e riformisti. Sembra passato molto tempo dalla presa del Palazzo d'Inverno, mentre sono trascorsi solo tre anni e poco più. Ma questa è un'epoca nuova: il secolo breve è cominciato e avanza molto velocemente. Mancano meno di settecento giorni alla Marcia su Roma. In una cronaca politica animata dalle voci di protagonisti epici - da Terracini a Turati, da Serrati a Bordiga, a Gramsci defilato e silenzioso - Ezio Mauro ricostruisce un capitolo fondamentale della nostra storia, che raccoglie in sé ideali altissimi di liberazione e riscatto, ma in cui sembrano tutti condannati dentro il perimetro delle loro divisioni, mentre il Paese sta per essere inghiottito dalla reazione che si fa dittatura. Da quella scissione usciranno due partiti che cambieranno per sempre la storia d'Italia, ma quanto accadde a Livorno dev'essere compreso: come un peccato originale, una tentazione ricorrente. Perché "altre dannazioni seguiranno, come sappiamo, nei cent'anni. Ma le occasioni perdute pesano, anche quando svaniscono gli errori e scompaiono i loro protagonisti".
Gerusalemme è una città dilaniata da millenni di guerre, scontri tra religioni, conflitti tra politiche contrapposte, che ne hanno fatto di volta in volta un simbolo, un avamposto strategico, un luogo da conquistare e controllare all'interno di un mercato di territori e popolazioni. Paola Caridi ha vissuto per dieci anni a Gerusalemme. Le sue pagine ci restituiscono una città vissuta intimamente, indimenticabile per la bellezza delle mura antiche, delle pietre bianchissime, della sua umanità dolente. Ma ci restituiscono anche una città crudele, dove israeliani e palestinesi fanno talvolta la spesa negli stessi supermercati, per poi rinchiudersi nei confini dei rispettivi quartieri, invisibili gli uni agli altri. Una città costellata di posti di blocco che controllano gli spostamenti di donne e uomini, merci e idee, nemici e potenziali attentatori. Una città densa di segni e memorie antiche e recenti, in cui ogni stagione politica porta con sé nuovi vincitori, nuove versioni della storia passata, nuove ripartizioni degli spazi urbani, nuove abitudini di vita. Gerusalemme si è aperta per un breve periodo alla modernità, per poi rinchiudersi dentro i propri muri. Rimane comunque un laboratorio, in cui si scontrano politica e vivere quotidiano. Sopravvive la speranza: che Gerusalemme, una e condivisa da tutti, torni a essere una città per gli uomini e le donne che lì vivono.
È raro che un libro riesca a modificare il corso della storia, eppure questo saggio è riuscito a farlo. "Il libro di Rachel Carson, pietra miliare dell'ambientalismo, è la prova innegabile di quanto il potere di un'idea possa essere di gran lunga più forte del potere dei politici": così scrive nella sua Introduzione Al Gore, vicepresidente degli Stati Uniti nell'amministrazione Clinton. Carson previde con forte anticipo sui suoi tempi gli effetti in agricoltura dell'uso degli insetticidi chimici, e di sostanze velenose, inquinanti, cancerogene o letali, sull'uomo e sulla natura. Dopo la pubblicazione dell'opera nel 1962, il DDT è stato vietato e si è presa una serie di provvedimenti legislativi in materia di tutela ambientale. L'appassionato impegno, lo scrupoloso rispetto della verità e il coraggio personale della sua autrice sono serviti da modello nella lotta per la difesa dell'ambiente in tutto il mondo, e lei stessa può essere considerata "madre" del movimento ambientalista. Primavera silenziosa, che è ormai un classico e conserva tuttora una grandissima attualità, dimostra che esistono diverse alternative all'irresponsabile e impudente avvelenamento del pianeta da parte delle industrie chimiche. Per evitare che la primavera scompaia dalla faccia della Terra.
Che cos'è l'apprendimento e come si manifesta? Quali sono le funzioni svolte dalle istituzioni scolastiche nell'educare al comprendere? Si sono fatti progressi nello studio dello sviluppo cognitivo, ma ancora oggi queste conoscenze generalmente non vengono applicate al campo dell'educazione. La scuola basata su una didattica che mira essenzialmente al superamento di certe prove si appiattisce sul "compromesso delle risposte corrette" e rinuncia all'obiettivo ambizioso e globale, per l'individuo e la collettività, del vero comprendere. Gli stereotipi e le concezioni della mente non scolarizzata sopravvivono al tempo, ma le metodologie di studio attuali non consentono che siano riplasmati o sradicati dagli insegnanti: nascono da qui le gravi lacune di comprensione tanto diffuse tra gli studenti di oggi, che impediscono una reale padronanza delle materie studiate. L'autentica persona "istruita" dovrebbe poter indagare autonomamente i campi del sapere, usare in contesti nuovi le informazioni acquisite e continuare ad apprendere per tutta la vita. Situazione che oggi si verifica solo in una minima parte degli studenti, anche universitari. Gardner approfondisce i diversi aspetti dell'apprendimento e suggerisce alcune soluzioni pratiche per migliorare i metodi di istruzione, indicando nuove promettenti vie di ricerca.
Otto Adolf Eichmann, figlio di Karl Adolf e di Maria Schefferling, catturato in un sobborgo di Buenos Aires la sera dell'11 maggio 1960, trasportato in Israele nove giorni dopo e tradotto dinanzi al Tribunale distrettuale di Gerusalemme l'11 aprile 1961, doveva rispondere di 15 imputazioni. Aveva commesso, in concorso con altri, crimini contro il popolo ebraico e numerosi crimini di guerra sotto il regime nazista. L'autrice assiste al dibattimento in aula e negli articoli scritti per il "New Yorker", sviscera i problemi morali, politici e giuridici che stanno dietro il caso Eichmann. Il Male che Eichmann incarna appare nella Arendt "banale", e perciò tanto più terribile, perché i suoi servitori sono grigi burocrati.
Perché l'economia italiana non riesce a recuperare? Secondo Carlo Cottarelli esistono alcuni ostacoli molto ingombranti. Sono i sette peccati capitali che bloccano il nostro paese: l'evasione fiscale, la corruzione, la troppa burocrazia, la lentezza della giustizia, il crollo demografico, il divario tra Nord e Sud, la difficoltà a convivere con l'euro. Quali sono le cause di questi peccati? Davvero commettiamo più errori degli altri Paesi? Ma, soprattutto, ci sono segnali di miglioramento e speranza per il futuro? Dopo un'esperienza decennale da dirigente del Fondo monetario internazionale, Cottarelli torna in Italia e risponde a queste domande con un linguaggio semplice ma rigoroso. Dimostra che se i segnali positivi sono ancora parziali e moltissimo resta da fare, la precarietà che impedisce la nostra ripresa non è legata a un destino che siamo costretti a subire. Un saggio necessario che guarda al futuro con realismo, ma anche con una consapevole fiducia. Correggere i nostri errori e smettere di peccare è ancora possibile.
Questo libro di Eugenio Borgna ci conduce nel territorio del tempo. Non quello astratto o misurabile, ma il tempo vissuto e delle sue figurazioni nell'anima. Il tempo dell'attesa e della speranza come strutture portanti della condizione umana, ma anche il tempo della noia e della malinconia, della maternità e della giovinezza, dell'angoscia e delle esperienze psicotiche. La dimensione temporale delle esperienze, e non solo di quelle psicopatologiche, contribuisce a fare riemergere gli elementi profondi della vita interiore e della vita emozionale e, in particolare, a coglierne il senso nella sofferenza, quando il tempo vissuto si frantuma e non ci sono più attese e speranze.
La narrazione biblica dell'Esodo - dall'Egitto al deserto e alla terra promessa - è stata interpretata per secoli come una grande metafora dei processi di liberazione e rivoluzione. L'Esodo è una grande "storia", la cui eco ha reso possibile il racconto di altre "storie politiche", da Savonarola a Calvino, da Cromwell e i puritani alla Teologia della liberazione. Michael Walzer, uno dei maggiori filosofi politici americani, presenta in questo libro affascinante il suo commento al testo: decifra la famiglia di "significati" dell'Esodo proiettando una luce nuova su questa importante tradizione del radicalismo politico. Walzer discute la natura dell'oppressione (Egitto), i dilemmi dell'affrancamento come apprendimento della libertà (le mormorazioni nel deserto), il ruolo delle scelte individuali per il contratto sociale che definisce diritti, doveri e regole per la vita collettiva (l'alleanza) e, infine, la natura della terra promessa. Contro l'immagine canonica del messianismo politico, che interpreta la terra promessa come il paradiso della società perfetta, Walzer ritiene invece che l'Esodo sostenga una soluzione più sobria. La terra promessa è "semplicemente" un posto dove vivere migliore dell'Egitto. Senza dubbio, c'è un posto migliore. Ma la strada che vi conduce attraversa il deserto. E c'è un solo modo per raggiungerla: prenderci per mano e marciare.
Non c'è stata alcuna "fine della storia", nessuna affermazione globale della democrazia liberale. Piuttosto, assistiamo a una grande regressione. Mentre lavoro, ricchezza e stabilità si assottigliano pericolosamente nelle società occidentali, la retorica della sicurezza prende il posto della rivendicazione dei diritti umani e civili e i principi di cooperazione transnazionale sono sostituiti da violenti appelli per il rafforzamento della sovranità degli stati, come "Make America Great Again!" e "Les Français d'abord!". I flussi migratori diretti verso i paesi dell'Unione europea aumentano giorno dopo giorno. La crisi economica, forse, non è mai finita. E improvvisamente ci troviamo di fronte alla necessità di misurarci con alcuni fenomeni che credevamo appartenere a un'epoca passata: l'ascesa di partiti nazionalisti come il Front National francese, l'imporsi di una demagogia come quella impersonata da Donald Trump, le tendenze autoritarie che attraversano l'Europa centrale e orientale, un'ondata di xenofobia e odio, la brutalizzazione del discorso pubblico, l'inversione protezionistica della Brexit. Di fronte a questi fenomeni dobbiamo prendere atto che tutti gli strumenti che consideravamo efficienti per affrontare le crisi si sono esauriti. È questa la denuncia di quindici grandi intellettuali da tutto il mondo, da Bauman a Zizek, da Arjun Appadurai a Paul Mason, che ragionano insieme per scoprire e analizzare le radici di questa involuzione, e cercano di inserirla nel suo contesto storico, di tracciare gli scenari possibili e di ideare le strategie per contrastare le tendenze inquietanti che stanno dando forma a un mondo nel quale non vogliamo vivere. Quindici voci diverse e autorevoli, riunite per la prima volta in un libro che fornisce le coordinate necessarie per orientarsi nel nostro tempo.
Questo libro di Eva Cantarella, completamente rivisto per questa nuova edizione, si è guadagnato lo status di assoluto riferimento in un settore, quello sulle pene capitali, da sempre prodigo di riflessioni. L'autrice incrocia ogni tipo di fonte, dalla letteratura ai testi giuridici, dalle pratiche religiose al semplice uso comune, riuscendo a delineare un quadro completo di quali fossero le motivazioni, le modalità e i limiti della pena di morte nella Grecia antica e a Roma. L'epoca classica, spesso idealizzata come "luogo arcadico" della storia dell'uomo, o al contrario utilizzata dall'industria dell'intrattenimento come teatro grand guignol, rivela qui finalmente tutta la sua complessità e le sue sfaccettature, in un intreccio continuo di razionalità e ferocia. E il tema della pena di morte viene spogliato dei luoghi comuni e delle banalità, anche grazie al penetrante saggio introduttivo che guida il lettore in un excursus storico degli intellettuali e delle scuole di pensiero che della "morte di Stato" si sono occupati da vicino.
Far capire la scienza significa far capire la natura, e la chiave fondamentale per capire la natura è offerta dalla teoria dell'evoluzione. Ma la teoria dell'evoluzione nelle mani di quel grandissimo divulgatore oltre che importante scienziato che è Stephen Jay Gould si trasforma in uno strumento per comprendere non solo le bizzarrie e le stranezze della natura, bensì anche il carattere fondamentalmente storico del mondo stesso. Gould, che ama definirsi "galileiano", prende l'avvio da particolari spesso modesti per risalire poi a concetti più generali. I particolari, per quanto possano apparire strani e slegati, rientrano infatti sempre in un contesto storico generale di cui aiutano a spiegare l'unità. Per Gould, tutto, anche la natura, è storia, perciò occorre il rispetto assoluto del fatto storico, anche dell'imperfezione, che spesso è la chiave principale per comprendere il meccanismo dell'evoluzione. E per quanto disparati siano gli argomenti trattati nei suoi saggi, contengono sempre una lezione di metodo e di stile; riescono sempre a comunicare al lettore una visione chiara della scienza, senza tuttavia mai rinunciare alla ricchezza e alla complessità intellettuale. Il seguito delle "Riflessioni di storia naturale iniziate" con "Bravo brontosauro".
Che cosa caratterizza la "mente" di coloro che, nel bene o nel male, hanno cambiato le sorti dell'umanità? Nel gettare un ponte tra lo studio della leadership e quello della creatività, Gardner dimostra la stretta affinità tra le personalità tradizionalmente riconosciute come creative (artisti e scienziati) e i leader politici, i grandi condottieri, i capitani d'industria. La chiave per spiegare la leadership è "la capacità di raccontare una storia". Non è tanto il saper comunicare, quanto l'avere un messaggio da trasmettere che fa il vero leader. E questa capacità risiede potentemente nella mente infantile, prescolare, e nelle teorie sul mondo che essa elabora. È a partire da questa dote o dalla sua assenza che possiamo meglio capire perché i nostri tempi, che pure li richiedono a gran voce, siano così avari di leader autentici.
Tra le grandi allegorie letterarie, "Flatlandia" è sicuramente quella che rimane oggetto di maggior culto tra scienziati, cyberpunk e appassionati di letteratura fantastica. Il mondo piatto immaginato e descritto minuziosamente nei suoi usi e costumi da Edwin Abbott può essere abitato soltanto da figure geometriche che frequentano una scala sociale che discende dai poligoni fino ai triangoli (e più in là fino alle povere semplici linee rette - le donne - a cui non è data neppure la bidimensionalità), tutte quante inconsapevoli della possibile esistenza di dimensioni altre. Abbott delinea in queste pagine una satira assai poco velata della società vittoriana rigidamente divisa in classi. Ma il fascino di "Flatlandia" va ben oltre il contingente del pamphlet politico. Nella seconda parte del libro Abbott narra difatti l'incontro del suo protagonista, il Quadrato, io narrante dell'opera, prima con il mondo monodimensionale di Linealandia, e in seguito con un'inconcepibile Sfera, alla ricerca di un apostolo che possa divulgare il concetto della tridimensionalità nel paese di Flatlandia, trascinando così il Quadrato in un viaggio iniziatico in altre dimensioni.
Lo splendore di un figlio consiste nel suo segreto, che si sottrae alla retorica dell'empatia e del dialogo oggi conformisticamente dominante. Un figlio è un'esistenza unica, distinta e irriducibile a quella dei suoi genitori. Contro ogni autoritarismo e contro una pedagogia falsamente libertaria che vorrebbe annullare la differenza simbolica tra le generazioni, Recalcati afferma il diritto del figlio a custodire il segreto della sua vita e del suo desiderio. Il confronto tra due figure mitiche di figlio - quella dell'Edipo di Sofocle e quella del figlio ritrovato della parabola lucana, alle quali fanno eco quelle di Isacco e di Amleto - offre una prospettiva particolare attraverso la quale osservare il segreto del figlio. Edipo resta imprigionato in un destino che non gli lascia scampo, dove tutto è già scritto sin dall'inizio: il tentato figlicidio del padre si rovescia nel parricidio e nell'incesto del figlio. Diversamente, il figlio ritrovato di cui Gesù narra la vicenda è colui che sa, pur nell'erranza e nel fallimento, distinguersi dalle sue origini. L'abbraccio del padre, in questo caso, non vuole soffocare o punire il figlio, ma riconoscerlo nella differenza incomprensibile e incondivisibile di una vita diversa.
Il nostro approccio all'affettività può evolvere favorevolmente se tentiamo di rivisitare parole suggestive come speranza, rimpianto, istinto, attesa, lontananza... Perché il modo in cui parliamo di ciò che sentiamo e sperimentiamo - stati d'animo, slanci del cuore, relazioni, paure - ci porta troppo spesso a seguire modelli stereotipati, a comportamenti che in fin dei conti non sono i nostri e a interpretazioni sbagliate delle dinamiche relazionali. Si tratta quindi di cercare nuove strade, altri modi per indicare le nostre emozioni, rendendo più "fine" il nostro linguaggio, dandoci chiavi di lettura più profonde degli eventi. È questa la sfida raccolta da Ivana Castoldi, che in questo libro compone, una parola dopo l'altra, un piccolo dizionario per rimetterci in discussione, per pensare a soluzioni e per riconsiderare le nostre relazioni con gli altri, con i nostri figli, con noi stessi. Dall'autrice di "Meglio sole", un dizionario fuori dagli stereotipi, una parola per ciascuna lettera dell'alfabeto, per riflettere, tentare di uscire dagli schemi. E, così, cambiare la nostra vita.
Il pensiero occidentale è da sempre caratterizzato da un pensiero binario asimmetrico, di cui le opposizioni uomo/donna e mente/corpo rappresentano solo due tra gli assi concettuali più importanti. Si tratta di opposizioni tra termini mai tra loro equivalenti, dualismi da sempre funzionali alle pratiche del dominio: sulle donne, sulla gente di colore, sulla natura, sui lavoratori, sugli animali. La nascita del cyborg, da metafora fantascientifica a condizione umana, però cambia questo stato di cose. Perché il cyborg è al contempo uomo e macchina, individuo non sessuato situato oltre le categorie di genere. La pretesa naturalità dell'uomo è quindi solo una costruzione culturale, poiché oggi tutti noi siamo in qualche modo dei cyborg. L'uso di protesi, lenti a contatto, by-pass è solo un esempio di come la scienza sia compenetrata nel quotidiano e abbia trasformato il corpo. Se il corpo può venire trasformato e gestito, esso non è più sede di una presunta naturalità contrapposta all'artificialità e non possiamo più pensare all'uomo in termini esclusivamente biologici. Il cyborg non è quindi né macchina né uomo, né maschio né femmina, situato oltre i confini delle categorie che normalmente utilizziamo per interpretare il mondo.
I monaci del monastero Shaolin in Cina sono famosi da centinaia di anni per la loro insuperabile abilità nel combattimento e da loro ha origine il nome del Kung-Fu Shaolin, progenitore di tutte le arti marziali tradizionali cinesi. Lo Shaolin però non è solo una pratica corporea, ma un modello di vita e di comportamento che si regge su principi specifici utili in ogni contesto, professionale o personale. I risultati sono straordinari. In questo libro sono restituiti gli insegnamenti dello Shaolin, spiegandoli e applicandoli alle nostre abitudini e relazioni quotidiane. Il lettore potrà così trarre ispirazione e aiuto da una sapienza antica, e allenare quella forza mentale che rende i monaci capaci di cose straordinarie ma che permette anche a noi di vincere le sfide che ogni giorno ci troviamo di fronte. Il segreto dei monaci Shaolin, noti per la loro imbattibilità, non sta tanto nella loro forza fisica, quanto piuttosto nel loro modo di pensare e nel controllo che esercitano sulla loro mente: è questo a renderli invincibili. E che renderà invincibili anche voi con l'aiuto di Bernhard Moestl, che sintetizza in questo agile libro i principi di un sapere millenario, attualizzandoli alla nostra quotidianità.
“Il paradigma dell’incompletezza, in ogni caso, ci induce a riflettere sui limiti”
Salvatore Veca affida a questo libro gli esiti di una lunga ricerca filosofica che prende le mosse dal suo volume più importante, Dell’incertezza. Qui la questione centrale coincideva con l’esame delle differenti circostanze in cui si formulano le domande di teoria: nello spazio dell’impresa scientifica, dell’indagine etica e politica, nell’ambito delle questioni d’identità. Le lezioni sull’idea di incompletezza esplorano ora la natura delle risposte che noi diamo, in una varietà di circostanze, a quelle domande di teoria. Insieme, incertezza e incompletezza diventano dunque le due modalità fondamentali di un pensiero filosofico che coerentemente non si ritira di fronte ai limiti della conoscenza e neppure si erge a suo arbitro: l’incertezza della teoria non ci deve fare arretrare, e l’incompletezza delle risposte è specularmente l’opportunità, e forse il motore, che ci consente l’aggiustamento teorico. La convinzione che emerge da queste pagine, ricche di riferimenti alla storia delle idee, alla letteratura, all’arte, alla scienza e alla religione, è che l’incompletezza si addica perfettamente alla filosofia stessa. L’incompletezza ci induce a esplorare lo spazio delle possibilità e delle alternative. Uno spazio in cui i confini fra i saperi si fanno porosi, e la cui fisionomia è esposta incessantemente alla sorte del mutamento e della metamorfosi.
Sono decenni che gli italiani lo sanno: il debito pubblico è un problema spaventosamente grande, tanto che sembra troppo enorme per essere affrontato. Solo Carlo Cottarelli può riuscire a raccontare in termini chiari e trasparenti come stanno davvero le cose, spiegando i concetti fondamentali senza tecnicismi e utilizzando una miriade di esempi che nascono dalla sua esperienza di dirigente al Fondo monetario internazionale e di commissario per la Revisione della spesa. Dopo il successo conseguito con «La lista della spesa», Cottarelli torna quindi a illuminare i conti pubblici italiani, puntando l'attenzione sul debito: come si forma? Perché è così difficile ridurlo? Come mai è così importante per l'economia delle nazioni? Ci si può convivere, e in che modo? Cottarelli ha avuto esperienza diretta di molte crisi generate dal debito pubblico, come quella italiana che portò alla caduta dell'ultimo governo Berlusconi e quella greca degli ultimi anni, e può quindi illustrare rischi e opportunità delle varie, possibili soluzioni del problema: da quella più combattiva (non ti pago!) a quella più ortodossa (l'austerità), fino al cauto ottimismo di una possibile via di buon senso, fatta di credibilità, crescita e attenzione al lungo periodo.