Ventiquattro illustrazioni a colori in grande formato, un ampio testo monografico e singoli commenti esplicativi alle opere riprodotte. L'album-calendario curato dalla Fondazione Russia Cristiana per l'anno 2025 si ripropone nella sua tradizionale veste editoriale con un tema strettamente collegato al Giubileo Pellegrini di speranza. Sulla base del dogma cristiano principale il mistero dell'Incarnazione la tradizione ecclesiale ha sempre sentito il bisogno di ricercare il volto di Cristo, della Vergine e dei santi nella loro realtà storica, rifacendosi alle tracce da essi lasciate in vita nell’attesa di rivederli nella Seconda venuta, ma anche nella certezza della loro presenza misericordiosa, salvifica e protettrice, qui e ora sulla terra. Se il culto delle reliquie, lungo la storia del cristianesimo, si è spesso ammantato di elementi favolosi e leggendari, il bisogno di attestare la concretezza della presenza di Cristo nella Chiesa assume in tutta la koiné cristiana sempre nuove forme e modalità, riconosciute e incoraggiate dalla Chiesa.
Il saggio monografico di Michele Bacci, docente all'università di Friburgo, e le opere da lui prescelte, hanno il merito di superare il solco troppo spesso esistente tra venerazione popolare e studio scientifico delle opere dell’iconografia cristiana. L'autore parte dalle esigenze pratiche di fede che diedero vita, nel tempo, all’arte cristiana e mostra lo stretto legame esistente tra esse e i segni tangibili per contatto e per visione) della Storia della salvezza.
Vengono così passate in rassegna svariate immagini sacre capolavori artistici ma anche opere nata in ambiente popolano, che nel corso dei secoli hanno assunto un ruolo significativo per la fede e la cultura dei luoghi in cui sono collocate, e hanno dato a loro volta seguito a nuove tipologie iconografiche. Una particolare attenzione viene attribuita all'iconografia del Salvatore e della Madre di Dio. L’autore riprende e rivisita, alla luce delle più moderne ricerche scientifiche ma anche attraverso lo sguardo di fede di generazioni di pellegrini e fedeli, le tradizioni del velo di re Abgar di Edessa e dalla Veronica, come pure le storie legate ai primi ritratti della Madre di Dio, opera di san Luca o di un pittore al seguito dei Magi, per giungere fino alla miracolosa apparizione della Vergine di Guadalupe.
In Italia lo chiamiamo san Nicola da Bari, i russi gli hanno dato il nomignolo un po’ sproporzionato di Russkij Bog (il ‘Dio russo’) e un mito globale lo identifica (impropriamente) con Santa Claus, ma la verità è che la sua lunga parabola ha avuto inizio nella tarda Antichità, più o meno ai tempi di Costantino, in un angolo periferico dell’impero, nell’antica metropoli anatolica di Myra, città di cui Nicola fu vescovo. Michele Bacci indaga la vicenda che ha portato un oscuro religioso della costa licia a vestire i panni del ‘grande taumaturgo’, il santo globale protagonista di un culto ancora oggi tanto sentito da superare le divisioni tra cristiani e ortodossi. In queste pagine, fra traslazioni di ossa, narrazioni leggendarie e progressive trasformazioni iconografiche (fino all’identificazione del vescovo di Myra con il portatore di doni più amato dai bambini), una intricata e affascinante storia di devozione interculturale si intreccia con un’attenta riflessione sul sentimento del sacro, sulle dinamiche con cui viene orchestrato, sul suo rapporto con luoghi santi e immagini prodigiose e sui differenti percorsi attraverso cui si afferma e dilaga.
Nel Gennaio 2003 la Chiesa di Rimini si apprestava a vivereun momento di particolare grazia e intensità spirituale nel cammino ecumenico: La celebrazione del dono della reliquia di San Nicola alla Diocesi Greco-Ortodossa di Dimitriade (la greca Volos). L'importante evento spirituale ed ecumenico non ha soltanto generato l'avvio di una concreta esperienza di comunione fraterna tra le due Chiese, ma ha altresì suscitato un sorprendente impulso di ricerca rivolto verso l'insigne reliquia di san Nicola di Myra, custodita e venerata a Rimini da oltre otto secoli.
Quando facciamo ingresso in una chiesa romanica o gotica che è giunta fino ai nostri giorni spesso fatichiamo a comprendere, in molti suoi aspetti, quanto rimane dell'assetto originario e della sua decorazione. Come non chiedersi per quale motivo le pareti della navata siano ricoperte da una sequenza irregolare e disordinatissima di pitture murali a soggetto religioso? E quale criterio sta alla base della disposizione di altari secondari, nicchie ricavate nello spessore delle pareti, piccoli armadi a muro, sostegni e mensole, transenne, barriere divisorie, tombe, sarcofagi, rialzi, pedane, volte e capelle?
Nel corso del Due e Trecento la quantità di denaro destinata all'esecuzione di opere d'arte cresce esponenzialmente e diviene una delle forme più comuni di beneficenza a favore di enti ecclesiastici. I lasciti testamentari destinati alla realizzazione di affreschi, sculture, vetrate danno espressione alla volontà di raccomdarsi direttamente all'intercessione dei santi e corrispondono all'ansia dei singoli per la sorte della loro anima nel mondo a venire. A poco a poco, tra i personaggi sacri, si insinuano i ritratti dei donatori in atteggiamento pietoso. Il libro è una lettura non consueta di molte opere medievali e getta nuova luce sul rapporto dell'uomo con l'arte.