Marco Ballarini ci offre una originale lettura della Commedia dantesca. Nelle "celesti liturgie" che pervadono il Paradiso di Dante, due elementi fondamentali sono la danza e il canto. La danza è qui espressione di una liturgia che non è più "sacramento" o attesa, ma certezza, gioia piena, ordine ed equilibrio. Le anime godono eternamente della visione di Dio e rendono grazie attraverso il gesto armonioso, frutto esso stesso dell'armonia che regna nella perfezione divina. Ci sono poi i canti, che nella Commedia si susseguono di cielo in cielo. Sono canti corali, anche se ogni anima sembra preservare la propria individualità nella beatitudine che la fonde con l'intera corte celeste. E con i beati prega anche Dante pellegrino.
La liturgia per Dante è elemento fondamentale per il progetto poetico e teologico della Commedia; essa manifesta e incarna le verità fondamentali delle relazioni tra Dio, gli esseri umani e il mondo, è un modo di dare ordine al linguaggio e all’azione, al tempo e allo spazio dell’umanità peccatrice e redenta. Dante, con l’originalità che gli è propria, fa della liturgia uno dei fondamenti del mondo ultraterreno. Incamminiamoci, dunque, “di retro a lui”, nella speranza di comprendere meglio che cosa significhi pregare e come pregare si debba.
Il tema del Convegno è stato svolto da P. Canali, ofm (La figura di Maria in san Francesco), M.C. Riva, osc (Francesco e Chiara), M. Bollati (Francesco e donna Jacopa) e da Mons. M. Ballarini (Francesco e Chiara nella letteratura contemporanea. L'approccio a partire da diverse discipline (teologia, storia, letteratura, spiritualità...) permette sguardi diversi e aiuta a cogliere particolari non scontati dell'esperienza del santo di Assisi e delle persone che hanno condiviso la sua esperienza.
"La rivelazione di Dio è attestata in un libro, la Bibbia, che è anche letteratura: in essa si possono trovare molteplici generi letterari, che rispecchiano il modo abituale di comunicare. Nel corso del tempo questa 'biblioteca' è diventata la fonte di ogni comprensione del mistero di Dio nella sua manifestazione agli umani. Dalla letteratura biblica sono sorte nuove forme letterarie per dire il medesimo mistero. Anzitutto la teologia nelle sue diverse articolazioni, che si è modellata in forma ora poetica, ora narrativa, ora argomentativa. Se nella tradizione scolastica si è prestata attenzione soprattutto a quest'ultima modalità, non sono mancati teologi che hanno richiamato la necessità di dare spazio alla poesia e alla narrazione. Il libro di Ballarmi dà conto dei tentativi di dire l'evento della rivelazione secondo i molteplici registri dell'espressione umana. Infatti, rinchiudere il Mistero nella sola argomentazione sarebbe ridurlo alla misura della ragione privandolo della ricchezza del sentimento". (Giacomo Canobbio)