La passione di don Lorenzo Milani per la parola e l’urgenza da lui percepita di doverla restituire ai poveri è nota e ampiamente studiata. E, tuttavia, non altrettanto investigato e messo a fuoco, almeno fino a oggi, è il vero e proprio laboratorio di scrittura che egli realizzò nella scuola popolare di Calenzano e, soprattutto, a Barbina. Una scrittura che doveva essere limpida, essenziale, diretta, frutto di una ricerca che ha contribuito non poco anche alla modernizzazione della lingua italiana.
La prima delle due parti, in cui si struttura l'opera, riunisce riflessioni su temi, per così dire, classici dell'impegno milaniano e che quindi riguardano più o meno direttamente questioni relative alla scuola, alla pace, al mondo del lavoro, alla Chiesa. Insomma temi inerenti il suo essere al tempo stesso sacerdote, maestro, uomo attento alle problematiche fondamentali di una società in trasformazione quale fu quella italiana tra la metà degli anni Cinquanta e quella degli anni Sessanta. La seconda parte è costituita da una serie di testimonianze di persone (per lo più ex-allievi, ma anche collaboratori, sacerdoti, amici) che hanno conosciuto da vicino don Milani, con un'appendice che raccoglie alcuni documenti inediti.