Paul Bloom si è imbarcato nell'impresa, a dir poco controcorrente, di dimostrare come l'empatia, ovvero la capacità di mettersi nei panni di qualcun altro, sia deleteria per le nostre vite. Bloom la paragona alle bibite gassate e dolciastre, allettanti ma non salutari. L'empatia genera piacere per la sua capacità di farci sentire coinvolti nei confronti degli altri, genera benessere perché ci fa sentire più buoni. Ma è tutt'altro che una valida guida morale e decisionale. L'empatia ci porta spesso a emettere giudizi errati e a fare scelte politiche irrazionali e ingiuste. Con questo libro, attraverso numerosi esempi tratti dalla realtà quotidiana e una documentata analisi scientifica, Bloom mostra come, in un mondo che reclama sempre più spazio per i sentimenti, dovremmo dare invece più spazio alla ragione. Solo così potremo prendere decisioni sensate e rendere il mondo un posto migliore.
Nasciamo già con un profondo senso del bene e del male? O siamo dei piccoli egoisti che la società educa a diventare persone per bene? Paul Bloom sostiene che i bambini non sono "pagine bianche" senza principi morali, ma che ancora prima di parlare sono già in grado di giudicare le azioni degli altri, provare empatia e un rudimentale senso della giustizia. La moralità, insomma, è innata, anche se limitata. Descrivendo il comportamento di scimpanzé, psicopatici, estremisti religiosi e raccontando molti aneddoti, Bloom spiega il modo in cui, crescendo, siamo chiamati a superare questi limiti con l'aiuto della ragione e confrontandoci con il mondo attorno a noi. Questo libro, che spazia da Darwin ad Hannibal Lecter, regala una prospettiva radicalmente nuova sulla vita morale di bambini e adulti.
Alla ricerca dei meccanismi del piacere fra evoluzione, psicologia e cultura.
Proviamo a fare un elenco: il cibo, il sesso, dormire… certo, sono piaceri universali, anche gli animali li provano. Sono il risultato di un processo evolutivo, è chiaro: se mangio ho più probabilità di sopravvivere, se mi accoppio saranno i miei geni a sopravvivere.
Andiamo avanti: l’attrazione per l’arte, per la musica, le pratiche masochistiche, giocare con amici immaginari… qual è il significato adattativo di questi richiami? Di sicuro non ci danno un vantaggio riproduttivo immediato. Che siano effetti accidentali della nostra evoluzione come i pennacchi della cupola centrale di San Marco? O cos’altro?
Le ricerche sulla natura del piacere avevano portato Paul Bloom a due tesi apparentemente contrapposte: il piacere è il risultato della nostra storia culturale ma è anche un prodotto dell’evoluzione. Dalla volontà di dimostrare che entrambe non solo sono vere, ma sono di supporto l’una all’altra, è nato La scienza del piacere, uno studio che abbraccia le più diverse discipline, dalle neuroscienze ai fondamenti religiosi e filosofici del nostro essere. Un’indagine che scioglie l’enigma dell’attrazione e del godimento. Acuto e divertente, Paul Bloom ci spiega perché ci piace quello che ci piace.
Vi viene spontaneo ridere se qualcuno inciampa? Pensate che un falso sia da disprezzare, indipendentemente dalla perizia con cui è eseguito? Provate fastidio al pensiero di mangiare con la stessa forchetta del fidanzato? Allora non siete né cinici, né materialisti, solo dualisti. Moralità, sensibilità artistica e senso d'identità caratterizzano la normale condizione umana. Già i bambini molto piccoli hanno una chiara percezione del mondo fisico e mentale, di natura e artificio, e riescono a distinguerli. Parte del libro esplora lo sviluppo del senso morale proprio nei bambini, per poi approfondirne il consolidamento in età adulta e spiegare la nascita della fede religiosa.