Questo volume si propone di offrire un'analisi del pensiero di Bauman, dalla fase della postmodernità alla teorizzazione della società liquida. Bauman è comparabile solo a Max Weber per l'originalità e l'impatto sociale del suo lavoro: l'uno apre il discorso sulla modernità agli inizi del Novecento, con la fondamentale analisi delle religioni e del loro impatto socio-economico, mentre l'altro chiuda il secolo, col tentativo di salvaguardare quanto di sostenibile resti ancora del "tempo nuovo", benché in una condizione liquefatta.
L'uomo è la più tronfia, superba e tracotante delle creature. La necessità di soddisfare i suoi bisogni e la sete di conoscenza lo hanno indotto a esplorare, sperimentare, a spostare il limite sempre un po' più in là. All'inizio è stata una questione di sopravvivenza, poi è diventato un meccanismo talmente abituale da risultare connaturato, a tratti perverso: competere con gli dèi, sottomettere gli animali, dominare la natura, sconfiggere la morte. Questa è la hybris, il tragico errore di Icaro. Per Carlo Bordoni è alla hybris che va ricondotta la crisi del nostro tempo. Oggi i valori di democrazia, libertà, uguaglianza e progresso appaiono scarnificati, scoloriti e intermittenti, fragili origami privi di autorevolezza e sacrificati al dio dell'eccesso; oggi si profetizza un nuovo declino dell'Occidente. Perché il colmo della tracotanza consiste nell'ignorare deliberatamente il futuro, nel vivere in un eterno presente dominato dalla voracità del benessere e da un'inquietante forma di indifferenza. Ma, paradossalmente, è proprio grazie alla hybris che possiamo riscattare il presente e nutrire speranze per il futuro: avere la spinta a superare i limiti significa saper deviare dal percorso già tracciato, compiere uno scarto e magari trovare una nuova via. Significa riappropriarsi del potere di determinare il futuro, a dispetto di qualsiasi opprimente organismo sovranazionale o orwelliano dispositivo di controllo. Essere disobbedienti significa essere creativi. Essere Icaro significa volare alto, quasi fino al sole. Dopo "Fine del mondo liquido", il Saggiatore offre ai lettori il nuovo libro di Carlo Bordoni, "Il paradosso di Icaro": per riassegnare un valore al concetto di limite, rinunciando al nostro protagonismo assoluto; per ridimensionare il nostro ruolo divino, attenendoci a quello di ospiti del pianeta; per imparare la lezione senza rinunciare alle ali.
Il tempo in cui viviamo è stato definito dal filosofo e sociologo Zygmunt Bauman "modernità liquida": disgregato, instabile, precario e incerto. Di fronte alla nostra incapacità di afferrare e affrontare questo tempo, Bordoni propone il superamento del concetto di liquidità, in favore di una comprensione della società come "interregno", ovvero un periodo temporaneo di rottura col passato, in cui attendere la nuova era. Comprendere questo periodo, nella consapevolezza della sua instabilità e del degrado sociale che comporta, può aiutarci a fare le scelte giuste e trasformarsi nella possibilità concreta di vivere insieme, liberi ed eguali.
Oggi la crisi è al centro del dibattito pubblico. Nel tentativo di analizzarne le cause e ipotizzarne le conseguenze sul lungo periodo, siamo portati a paragonarla alla Grande Depressione. Ma c'è una differenza cruciale che distingue il malessere attuale dalla crisi degli anni Trenta: non abbiamo più fiducia nella capacità dello Stato di risolvere la situazione e individuare una via d'uscita. Nel mondo sempre più globalizzato, agli Stati nazionali è stato sottratto gran parte del potere di agire. E, poiché molti dei problemi da fronteggiare nascono a livello sovranazionale, l'entità delle forze a disposizione degli stati-nazione non è sufficiente per venirne a capo. Questo divorzio tra potere e politica produce un nuovo tipo di paralisi: indebolisce l'attività d'intervento e riduce la fiducia collettiva nella capacità dei governi di mantenere le loro promesse. L'impotenza degli esecutivi accresce il cinismo e il sospetto dei cittadini, innescando una triplice crisi: della democrazia rappresentativa, della fiducia nella politica e della sovranità dello Stato.
Viviamo in un mondo globalizzato fondato sull'insicurezza, sempre più caratterizzato dalla paura e dall'incertezza, vissute con inconsapevole superficialità. La precarietà dell'esistenza è divenuta una modalità di vita accettabile. Le società "liquide" provano nostalgia per le società "solide", dove la sicurezza era garantita da governi autoritari. L'alternativa è un ritorno al passato? Contiene una conversazione con Zygmunt Bauman.
Nel profondo mutamento culturale che coinvolge la crisi della scrittura, lo scenario che si prospetta nel nostro immediato futuro è caratterizzato dalla rapida evoluzione delle nuove tecnologie, dalla frammentazione del sapere, dalla perdita di memoria, dall'eccesso d'informazione, dalla prevalenza dell'individuo e, in ultima analisi, dalla spettacolarizzazione della cultura. Il volume si propone di affrontare, sotto il profilo sociologico, l'evoluzione in atto in seguito alla de-massificazione, caratterizzata dall'emergere di "moltitudini" globalizzate, da un sapere sempre meno alfabetizzato e dal prevalere della parola come spettacolo nelle nuove "società digitali". La tesi di fondo è che non si tratti di un fenomeno occasionale, ma della conseguenza di un lungo processo legato all'ascesa e alla caduta del logocentrismo, che è necessario ripercorre nei suoi tratti essenziali per comprendere appieno l'oggi e le tendenze di domani.