Luigino Bruni continua il percorso iniziato del best seller "Il capitalismo e il sacro" rispondendo a nuovi interrogativi: che cosa del cristianesimo è entrato nel capitalismo? Che cosa è rimasto fuori? Come è entrato? Dai trenta denari a oggi, storia della contaminazione tra economia e religione. C'è un'importante tradizione di pensiero che ha letto il capitalismo come figlio del cristianesimo europeo e occidentale. Ma sebbene prima Marx e poi Benjamin avessero avanzato dubbi profondi sulla natura cristiana del capitalismo, il mito dello "spirito" cristiano del capitalismo ha retto per tutto il XX secolo. Eppure, quella tesi era in origine e resta ancora controversa e debole, in particolare se andiamo a interrogarla a monte (primi secoli cristiani) e non a valle (modernità), quando l'Europa ha formulato le sue prime promesse in rapporto all'economia. In realtà la nascita del capitalismo è stato un allontanamento dallo spirito evangelico, un abbandono della sua principale eredità: la gratuità. L'arte della gratuità non è entrata tra le competenze sviluppate dalla cultura capitalistica, che avendone intuita la natura sovversiva l'ha sostituita con la filantropia.
Viene chiamato 'cigno nero' un evento altamente improbabile e dagli effetti molto rilevanti. È il grande nemico delle imprese e delle organizzazioni per i suoi effetti potenzialmente devastanti. Ma gli eventi totalmente inattesi e sorprendenti possono rappresentare anche la salvezza delle organizzazioni e delle comunità. Se, infatti, guardiamo bene dentro le dinamiche delle organizzazioni reali ci accorgiamo che il vero grande nemico, il cigno nero cattivo, è la tendenza, invincibile, alla creazione di routine gestionali rigide, costruite sull'osservazione del passato e che quindi impediscono la comprensione dell'arrivo delle grandi novità. La gestione che guida l'oggi guardando indietro fa conoscere solo ciò che si sapeva già. Il pericolo veramente grave delle organizzazioni non sta allora nell'esistenza dei cigni neri ma nella loro gestione, troppo spesso errata. L'errore più comune nasce dal timore dell'arrivo del cigno nero cattivo che rende ostili nei confronti di ogni cigno con un piumaggio leggermente diverso dal bianco. Se però blocchiamo tutti i colori difformi nel loro momento aurorale, forse preveniamo l'arrivo del cigno nero devastante, ma di certo impediamo alle novità vere e buone di arrivare, maturare e portare i loro frutti.
Il volume raccoglie il ciclo di webinar organizzato dalla SEC - Scuola di Economia Civile, in collaborazione con la nuova Scuola Cooperativa di Federcasse, in periodo di Covid-19. Undici gli incontri riportati: "Tra vecchie e nuove regole per una nuova grammatica sociale", "Dallo smart working all'intelligenza al lavoro. Ipotesi per il lavoro che verrà", "Fa tutto lo Stato o fa tutto il mercato? Quale ruolo per la società civile?", "Salute: questione privata, pubblica o bene comune?", "Ripresa resiliente o crescita 'non importa come'?"; "Le logiche della cooperazione. Regole, distanziamento sociale e progetti di ripartenza"; "Cura delle persone o cura del pianeta?", "Tra Europa e Italia. Il ruolo della finanza e del credito in questa crisi", "Donne: ripartiamo da loro!", "Imprese che imparano, imprese che cambiano", "Homo homini virus o homo homini amicus?".
Questo saggio, divenuto ormai un classico dell'economia civile, suggerisce un percorso all'interno della modernità con l'intento di esplicitare le premesse antropologiche e culturali su cui si fondano l'economia contemporanea e le sue promesse. La scienza economica, con la sua promessa di una vita in comune senza sacrificio, rappresenta una grande via di fuga dal contagio della relazione personale. La crisi che le società di mercato stanno attraversando è infatti essenzialmente crisi di rapporti umani, originata dall'illusione che l'impresa burocratica e gerarchica ci possa regalare una buona convivenza senza l'incontro rischioso con l'altro e con la sua ferita.
Samuele è un testo che contiene personaggi ed episodi tra i più popolari della Bibbia, ma per essere pienamente compreso richiede un preciso esercizio e una specifica, intenzionale ascesi. Bisogna essere capaci di non temere le impurità, i meticciati, le contaminazioni, i peccati; di guardare in faccia i delitti che spesso accadono nelle zone di confine e in quei luoghi insicuri e bui che sono i crocicchi delle strade, le loro croci, i loro crocifissi. Samuele è un libro ambientato in un passaggio epocale della storia teologica di Israele, tra la fine del tempo dei Giudici e la nascita della monarchia (che la cronologia classica colloca attorno al Mille a.C.). È un libro sul confine, un libro del confine. La stessa figura di Samuele è un confine e un passaggio; ultimo Giudice e consacratore del primo Re, egli è primizia di una nuova profezia in Israele e nel mondo, ma anche erede dell'arcaica figura del veggente-sciamano, molto comune nei popoli Cananei e in Egitto. Promiscuo e meticcio come tutti i confini, fine e inizio, tramonto e alba, Giacobbe e Israele.
L’economia e i carismi; il mondo disincantato della società di mercato fatto di profitto, ricerca del tornaconto e di denaro, e la dimensione ricca di spiritualità, di gratuità e ideali dei carismi. Sembrano a prima vista due realtà distanti. Ma non è così. È quanto dimostrano gli Autori del volume. La storia, quella economica compresa, è anche il risultato dell’azione dei carismi. In particolare di Benedetto da Norcia e di Francesco d’Assisi. Il monachesimo, ad esempio, ha creato il lessico economico della rivoluzione commerciale dell’Europa attorno all’anno Mille e le premesse teologiche e culturali per la nascita dell’economia mercantile; il francescanesimo ha dato vita alla prima vera scuola di pensiero economico (Ockam, Scoto, Olivi…), che ha fornito le categorie per interpretare la civiltà comunale. Un approccio originale e sorprendente.
Nel volume sono riportati tutti e 54 i siti Unesco presenti in Italia – Paese che ne detiene il maggior numero al mondo – compresa la città industriale di Ivrea fondata nel 1908 da Camillo Olivetti ed entrata nel “Patrimonio dell’Umanità” nel luglio 2018, poco prima che il libro fosse dato alle stampe. Un tesoro diffuso in tutta la penisola, che spazia dalle aree archeologiche ai centri storici, dai paesaggi naturali agli edifici religiosi e non. A vederli tutti in fila questi gioielli italiani non si può trattenere un moto di stupore, meraviglia e un pizzico d’orgoglio. Un record che sta a testimoniare la millenaria stratificazione storica e culturale del nostro Paese e che possiamo ammirare sfogliando, e contemplando, le meravigliose foto di questo volume.
Dall'homo oeconomicus al capitalismo, da Dio al dio-denaro. È sempre esistito un profondo intreccio tra economia e religione, tra mercato e spirito, ed esiste ancora, anche se abbiamo perso la capacità di vedere la dimensione religiosa dentro la vita economica e sociale. Nella formazione dei nuovi economisti e scienziati servirebbe molta più antropologia e scienze umane, che invece si stanno riducendo drasticamente nei corsi di studio delle nostre università. L'homo oeconomicus - cioè lo sguardo sul mondo e sui rapporti sociali tipico dell'economia - è molto più antico della scienza economica, e se l'homo oeconomicus nella modernità si è potuto affermare come ideologia universale è perché la sua logica era molto antica e radicata nell'esperienza umana. Ben prima dell'economia, è stata infatti la religione ad inventare l'homo oeconomicus. In particolare, la logica sacrificale è alla radice dell'esperienza religiosa. Nella sua essenza il sacrificio non è altro che una moneta, una forma di scambio mercantile che gli uomini hanno applicato al loro rapporto con la divinità. Il primo commerciante è stato l'uomo primitivo, e il primo creditore è stato Dio. Se non partiamo da questo dato arcaico, non capiamo né il capitalismo né l'umanesimo occidentale. La dimensione religiosa, o meglio, idolatrica del capitalismo informa l'intera vita economica contemporanea, ma è particolarmente evidente e rilevante nella cultura delle grandi imprese globalizzate che con i loro riti, liturgie e dogmi, assomigliano sempre più a delle chiese.
Contemporaneo di Adam Smith, secondo cui vi è una "mano invisibile" capace di equilibrare automaticamente il mercato trasformando i "vizi privati" in "pubbliche virtù" e giovando così all'interesse dell'intera società, Genovesi attinse agli insegnamenti dell'Umanesimo del Quattrocento e alla dottrina Francescana teorizzando che per il benessere sociale erano necessari ulteriori elementi come la reciprocità, la fraternità, la gratuità.
«Quando a una persona, soprattutto se è giovane, non è consentito, per qualsiasi ragione, di lavorare, tra le molte cose splendide che gli vengono negate, gli si riducono i luoghi dove poter incontrare gli angeli e dialogare con l’infi nito. Lavorare è importante anche per questo».
Così Luigino Bruni ci introduce nel suo libro, splendida rifl essione attraverso tutta la Bibbia alla ricerca del “modo in cui Dio” ci spiega il senso dell’operare con le nostre mani, e del “modo divino” di gestire economia e relazioni sociali. Partendo dal concetto che il Dio di Mosè e di Gesù sembra trovarsi poco a suo agio nei templi, mentre ama l’aria aperta, ama condividere la strada con noi, stare con noi nei luoghi della nostra vita concreta, Bruni ripercorre le grandi pagine del lavoro nell’Antico Testamento – dalla costruzione dell’arca di Noè fi no alle profezie di Isaia e Geremia – e nel Nuovo – con una rivisitazione sorprendente delle grandi parabole che toccano il mondo del lavoro: i talenti, l’operaio dell’ultima ora, il fi gliol prodigo, il buon Samaritano... –, alla luce dei più recenti studi di scienza biblica e sociale.
Un libro pieno di rivelazioni inattese sulla nostra vita di operai del quotidiano.