Ogni anno, il 25 dicembre, ci scambiamo doni sotto il tradizionale albero: imitiamo così i tre re magi che 2018 anni fa, guidati da una stella cometa fino a Betlemme, festeggiarono la nascita di Gesù nel gelo di una grotta appena riscaldata dal fiato di un bue e di un asino. E se vi dicessimo che ci sono almeno sette fake news nella frase precedente? Che nei Vangeli non si parla di dicembre, non c'è nessuna grotta, né tantomeno buoi o asini, che i magi non erano tre e non erano re, che la stella non era cometa? "Falso Natale" affronta uno dopo l'altro gli elementi della tradizione natalizia e ne ricostruisce l'avventurosa e curiosissima storia: scopriamo per esempio che la data del 25 dicembre è stata scelta (puro marketing evangelico) perché coincideva con la festa pagana dedicata al Sole; che l'albero si è diffuso in tutta Europa come moda aristocratica, introdotta in Italia da Margherita di Savoia e in Inghilterra dalla regina Vittoria; che il bue e l'asinello sono il frutto di un errore di traduzione dall'ebraico al greco; che dietro la Befana bitorzoluta si nasconde addirittura la fulgida dea Diana; che Babbo Natale magari non è stato inventato dalla Coca-Cola, ma reinventato sì; che la festa come la conosciamo oggi non risale oltre il "Canto di Natale" di Dickens e la Rivoluzione industriale, in un tripudio di cartoline e pacchetti argentati. Insomma il Natale è una sciocchezza, una favoletta per sciocchi, una festa consumistica senza senso? Tutt'altro. Ma attraverso le mille storie contenute in questo piccolo libro, Errico Buonanno ci spiega che ogni tradizione culturale o religiosa non nasce mai dal nulla, né rimane incorrotta e intatta per sempre, ma si sedimenta e modifica nei decenni e nei secoli, grazie a continue rielaborazioni, riscritture, contaminazioni e pure casualità. D'altra parte se anche Babbo Natale non esiste, non significa che dobbiamo smettere di crederci.
Cosa succede quando un uomo senza talento si convince di meritare un posto nella Storia come artista? E cosa gli scatta intimamente quando le sue aspirazioni vengono frustrate? Nella maggior parte dei casi un bel nulla. A meno che non decida di ripiegare sulla carriera politica... Mentre sull'instabile scena della nostra Terza Repubblica si affacciano nuovi protagonisti, Errico Buonanno ci offre questo intrigante saggio sulle velleità artistiche irrealizzate dei grandi dittatori. Prima di mettere a ferro e fuoco l'Europa, Napoleone aveva scritto racconti gotici e uno straziante romanzo d'amore. Mussolini fu poliedrico: poeta, violinista, romanziere; a Hitler sarebbe bastato essere apprezzato come pittore. Fulgidi esempi anche nel mondo contemporaneo: Saddam si dedicava alla stesura di "feuilleton beduini", Kim Jong-il sognava di fare il regista, il colonnello Gheddafi in tempi di gloria pubblicò una silloge di racconti dal poco profetico titolo Fuga all'inferno. A inaugurare la trista schiera, lui, l'imperatore incendiario del titolo, di cui Giovenale ebbe a dire che l'unica nefandezza imperdonabile fu quella di scrivere. "La sindrome di Nerone" è una lettura he ripercorre secoli di dittature, una rassegna di trascurabili opere d'arte, un manuale per la conquista del mondo sospeso sul filo sottile che corre tra il nulla e la celebrità, tra gloria eterna e inappellabile oblio.
Dieci fedi, dieci verità, dieci risposte sulla vita e la morte. Tutto nell'arco di due mesi. Un viaggio attraverso le nuove religioni di Roma. Per ritrovarsi in corpo un'anima, e per salvarsi dal vizio del fumo. "Ora mi accorgo, con dolore, che il primo effetto della ricerca privata di Dio è quello di un'amplificazione, una levitazione naturale ed abnorme dell'amarissimo dessert che ci aspetta lì in fundo. Dessert a cui, da agnostico ipocondriaco romano, aspiravo, e che solo adesso, da credente (credente di ogni religione), pare davvero una minaccia angosciosa. Ora capisco, ora lo so: la fede non può confortare. Perché chi crede davvero si scora. Chi crede ha paura. Chi crede non può non tormentarsi al pensiero che questo, tutto questo, la nostra vita, le ambizioni, il nostro mondo, la scrittura, non è che la preparazione a ciò che di eterno arriverà. L'eternità stanca. Speriamo che la faccia breve".
Millenni di imposture e truffe. Di bufale. In nome delle quali si sono mossi popoli, flotte, inquisitori, eserciti in battaglia.
Dal favoloso Prete Gianni, alla sapienza di Ermete Trismegisto, alla setta dei misteriosi Illuminati di Baviera che, secondo alcuni, manovrano nell'ombra da secoli e forse ci governano, ai famigerati Protocolli dei Savi di Sion, fino alla invenzione del Nemico e del Complotto come risorsa assai utile se vuoi far fuori qualcuno. Senza dimenticare il Santo Graal, la Donazione di Costantino, gli inafferabili Rosacroce, i perenni Templari, nonché il gonnellino scozzese divenuto dal nulla l'emblema di una nazione.
Nella soffitta polverosa di Montevideo, in cui per anni ha perso tempo a ubriacarsi e a plagiare i grandi classici della letteratura universale, lo scrittore fallito Alonso Novarro, presidente dell'accademia per illetterati "Fernando Pessoa", un'associazione segreta di nemici dei romanzi, viene trovato impiccato da Hamete Benengèli, traduttore e nano. Accanto a lui un misterioso scritto in spagnolo nel più perfetto stile ottocentesco: la traduzione dei capitolo ventinovesimo dei "Promessi Sposi" di Manzoni, che Manzoni non si è mai sognato di scrivere...