Non esiste cultura che non abbia elaborato universi simbolici di senso, esercitando una razionalità rivolta a interpretare e comprendere il mondo, a esaminare i principi alla base dell'agire, a definire il vero, il buono, il bello, e soprattutto l'Umano. Il concetto che gli uomini hanno di se stessi come persone varia nel tempo e nello spazio sollevando questioni teoriche profonde: cosa è universalmente costante dell'Umano e cosa è culturalmente variabile? Come si possono spiegare queste variazioni? In che modo le proprie nozioni della persona diventano escludenti rispetto alle altre? A partire da quale paradigma assiologico transculturale si può essere motivati a impegnarsi per realizzare progetti globali comuni per il rispetto della vita umana, per condizioni di vita più dignitose per tutti, per il clima, per il diritto di essere diversi? L'autrice si confronta con il pensiero filosofico africano, indiano, con un accenno anche a quello cinese, cercando di individuare un paradigma comune, una prospettiva persona da ri-proporre e attualizzare nei contemporanei, complessi, multiculturali scenari socioculturali emergenti. Prefazione di Cecilia Costa.
Nel contesto contemporaneo dove si parla spesso di "crisi della ragione" e della parola, dell'urgenza di "allargare gli orizzonti della razionalità", sempre più si sente la necessità di una razionalità dialogica che sappia mettersi in ascolto dell'altro e contrasti un pensiero dallo stile egemonico ed escludente. Con uno sguardo attento alla "polivocità culturale", gli autori si sono confrontati, e dall'appassionato dialogo tra le diverse culture di provenienza è nata questa ricerca. Il Lexikon è una sorta di "mappa in scala ridotta" dell'immenso patrimonio filosofico universale; non ha la pretesa di essere esaustivo, ma vuol essere un tentativo di trovare sempre sentieri di dialogo. Questo manuale potrà essere utile a studenti, a professori che vorranno insegnare filosofia con un più ampio respiro, ma anche a chi è impegnato nel sociale, nelle scienze umane, nello studio delle religioni.
Bloch ha definito la musica il sognato castello, il brivido interiore, il razionale dell'irrazionale, le ardenti braccia del desiderarsi a casa, l'humanum utopico del mondo, quell'appello lanciato verso ciò che manca. L'originalità del suo pensiero è nell'aver individuato il profondo legame tra musica, filosofia e speranza, all'unisono con quanto affermato da Nietzsche, Cioran, Marcel, García Morente e Claudel.