Nessuno può vivere senza avere una madre. Non solo nel senso che tutti veniamo da un grembo materno, ma ancor di più perché tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci faccia spazio, che accetti di farsi scomodare da noi quel tanto che serve per avere un luogo dove stare. Si tratta di qualcosa di così fondamentale che si potrebbe addirittura dire il contrario: nessuno può vivere davvero senza essere una madre. Per avere una vita degna e ricca, tutti aspiriamo ad essere generativi nei molti modi, non solo biologici, che la vita ci offre. Imparare il gesto della madre è perciò un compito e una sfida per tutti. Una filosofa e un teologo riflettono su questo miracolo dell'esistenza, capace di sorprendere, spiazzare, dilatare i propri confini e di coinvolgere l'altro e il nuovo, di combattere la paura della morte e invitare a camminare nella vita. Introduzione di Lucia Rodler.
Il titolo di un libro si sceglie per annunciare di che cosa si tratterà. In questo caso l'argomento annunciato sarà discusso perlopiù in maniera indiretta e attraverso alcuni motivi che condurranno verso la messa a tema della misericordia e della famiglia. Poiché inevitabilmente i rapporti con gli altri sono riflessi negli specchi delle immagini che ne vediamo o ce ne formiamo, la proposta di questo volume è che l'operare della misericordia possa rompere questi specchi permettendo di vivere l'irriducibilità delle relazioni che si tessono nella trama della vita attraverso l'esperienza della loro rigenerazione.
L'opera di Jean Nabert, percorsa dalla tensione tra la condizione storica, finita, e la corrente di assolutezza, l'affermazione dell'assoluto che attraversa l'esistenza. Jean Nabert e noto per le sue opere sul male, sulla finitezza, sulla solitudine; ma e anche il filosofo che ha meditato sul desiderio del divino e di Dio, desiderio che fiorisce nella speranza. Questa affonda le sue radici nell'io, l'esistenza del quale non e determinata soltanto dal succedersi delle circostanze storiche ma e definita anche dall'Assoluto che la abita. La speranza si nutre di quest'Assoluto che rivela la propria presenza svelandosi come desiderio dell'Essere. Il male, percio, non ha l'ultima parola nelle vicende umane perche, contro la violenza che con esso s'impone e che sembrerebbe annientare l'uomo, grida tale desiderio, anima d'ogni esistenza e appello lanciato da una Presenza che apre all'io la permanente possibilita della propria rigenerazione.