Fra i più originali artisti contemporanei e affermato protagonista della scena internazionale, Mimmo Paladino ha dato vita a un linguaggio personale che si è rigenerato attraverso una visione a tutto tondo dell'esperienza creativa, tanto da poter dichiarare nel 1985: "All'artista non bastano più i soli pennelli. Una sorta di arte totale è necessaria proprio alla luce di tutti i tentativi che sono stati già fatti". L'analisi storico-critica compiuta da Germano Celant sulla sua opera, dal 1963 a oggi, identifica il suo contributo al rinnovamento della pittura che, dopo essersi allargata all'ambiente, si è tradotta in fotografia e scultura, architettura e cinema, lirica e teatro. Il libro è introdotto dal saggio storico-critico di Germano Celant ("Le costruzioni di Mimmo Paladino"), seguito da una "Cronologia" (di Germano Celant e Diletta Borromeo) che attraversa l'intero percorso biografico e artistico di Mimmo Paladino e comprende un insieme iconografico corredato dalle sue dichiarazioni poetiche. A tale complesso e ricco materiale seguono, alla fine del volume, gli "Apparati", costituiti dagli elenchi di "Esposizioni e progetti speciali, Bibliografia di e sull'artista".
Per la prima volta insieme tutti gli scritti di Germano Celant relativi ad un gruppo di artisti composto da Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Pier Paolo Calzolari, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Mario Merz, Marisa Merz, Giulio Paolmi, Pino Pascali, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Emilio Punì e Gilberto Zorio, per cui egli stesso conia, nel 1967, il termine "Arte povera". Il volume è un insieme di testi teorici, incentrati sia sulla poetica del movimento che sul linguaggio dei singoli protagonisti, e punta l'attenzione sull'aspetto contingente quanto sul lato frammentario, contraddittorio e pluralistico del loro fare arte. Ma soprattutto è un aggiornamento esaustivo di una riflessione ferma al 1985, anno in cui il volume dal titolo "Arte povera, storie e protagonisti", ad opera dello stesso Celant, non venne mai distribuito e, circolando solo tra gli addetti, divenne un cult introvabile. Quel volume viene oggi riproposto, in una copia anastatica, all'interno del nuovo libro, come punto di partenza e spunto per una nuova riflessione. Dal 1967 ad oggi il linguaggio dell'Arte povera è arrivato ad utilizzare acqua e pietra, fuoco ed elettricità, parole e idee fino a coinvolgere animali e vegetali, che assumono un'importanza particolare per il loro appartenere al mondo del primario e dell'essenziale. Una ricerca da sempre impegnata in un atteggiamento de-costruttivo, che tiene conto della molteplicità dei linguaggi espressivi in rapporto al contesto in cui nascono.
Non un testo sistematico, ma una raccolta variegata di interventi che consentono di cogliere le diverse forme espressive dell'arte contemporanea in ambiti non convenzionali, dalla moda al libro, dal bodydesign al disco. L'arte come contaminazione tra linguaggi diversi, sconfinamento da una materia all'altra, da una tecnica all'altra, da un'espressività all'altra. La trasformazione dei musei, da istituzioni per la conservazione di opere a macchina da spettacolo e di qualificazione urbana. L'architettura, la cui capacità progettuale, amplificata dalle nuove tecnologie virtuali, espande le potenzialità comunicative fino a diventare visione totale a cui concorrono anche pittori e scultori. Il libro apre a una modalità di fare arte, di che cosa è arte oggi, in cui le distinzioni si fondono e si confondono, in un rapporto fluido di tutti i modi di espressione.