Lo sviluppo della ricerca storiografica e dell'archeologia hanno permesso di smontare il pregiudizio accademico che vedeva nell'arte romana il prolungamento decadente di quella greca. La cultura romana delle origini viene analizzata come koinè, comunità in gran parte omogenea che ha il suo fulcro nell'italia tirrenica Con un metodo originale Filippo Coarelli ha saputo realizzare una storia dell'arte romana che raccoglie in una visione complessiva la ricerca archeologica e storica svolta da studiosi di diversi Paesi, basando la propria indagine sul dialogo continuo tra i dati archeologici e la tradizione classica sulle origini di Roma. Nei secoli più antichi, quelli della Roma dei re, la città si trovava all'incontro di due mondi artistici ricchi e vivaci - quello etrusco a nord e quello greco-italico a sud - e costituiva una periferia artistica dove influenze e modalità espressive variegate si intrecciavano e interagivano con la sensibilità locale. Nell'età dei re, Roma apparteneva a un territorio relativamente omogeneo, quello dell'Italia tirrenica, i cui segni si colgono nell'urbanesimo, nella celebrazione del sovrano, nei templi e nell'introduzione della scrittura. Nella prima parte dell'età repubblicana - il volume giunge fino al III secolo a.C. - iniziano a prender forma componenti proprie, in un continuo scambio di somiglianza e differenza rispetto ai mondi circostanti. Il quadro politico è cambiato, con l'espansione nel Lazio e la creazione di colonie, ed è così che gradualmente inizia a delinearsi una cultura artistica riconoscibile come «romana».
Il volume è il catalogo della mostra di Roma (Palazzo Altemps, 18 aprile - 7 settembre 2014). La mostra, promossa dalla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma e curata da Filippo Coarelli, si tiene in occasione del quinto centenario della scoperta di 10 tra le sculture che componevano il cosiddetto Piccolo Donario Pergameno, e ora esposte per la prima volta insieme. Il complesso scultoreo riproduceva parte del più articolato ex voto per le vittorie ottenute da Attalo I (269 a.C. - 197 a.C.), la cui versione originale in bronzo si trovava sull'Acropoli di Atene. A differenza delle copie romane giunte a noi, in questo caso erano rappresentate non solo le immagini dei vinti, i galati, ma anche quelle dei vincitori con scene mitologiche della Gigantomachia, della Amazzonomachia, della Medomachia e della Galatomachia.
La situazione archeologica di Roma ha in sé qualcosa di sbalorditivo, per l'abbondanza e la ricchezza dei reperti. Nessuna città è stata scavata con altrettanto successo, da nessun altro insediamento antico è emersa una mole paragonabile di tracce della sua esistenza passata. Il volume, nuova edizione di un classico del settore aggiornato nei testi e nell'impianto grafico, illustra il panorama completo e aggiornato dei siti archeologici e delle raccolte museali, in una trattazione organica e sistematica. Sulla base di fonti storiche autorevoli e degli esiti più aggiornati della ricerca, questa guida racconta l'antica Roma fornendo una serie di notizie utili per la visita ai principali siti archeologici: una carta generale con le diverse zone che corrispondono ad altrettante sezioni del testo; una serie di carte di zona a inizio di ogni sezione con i nomi di tutte le località e gli itinerari da seguire; notizie storiche per inquadrare gli aspetti religioso, sociale e politico; itinerari con tutti i consigli per visitare anche i luoghi di più difficile accesso; piante di città, quartieri, edifici e zone di scavo; brevi introduzioni a temi e problemi di storia dell'arte antica.
Il volume di Filippo Coarelli inaugura una collezione di "Storia dell'arte romana" in più volumi, che vuole soddisfare l'esigenza di disporre insieme di dati aggiornati e di adeguata riflessione storiografica. Con un metodo originale l'autore basa la sua indagine sul dialogo continuo tra i dati archeologici e la tradizione classica sulle origini di Roma (tradizione elaborata successivamente ma, sostiene, ormai confermata dagli scavi ben più di quanto si pensasse fino a poco tempo fa). Il discorso che ne nasce, ancor prima che formale e stilistico, è anzitutto volto a tracciare un quadro di contesto. Nei secoli più antichi, quelli della Roma dei re, la città si trovava all'incontro di due mondi artistici ricchi e vivaci - quello etrusco a nord e quello greco-italico a sud - e costituiva una periferia artistica dove influenze e modalità espressive di varia provenienza si intrecciavano e interagivano con la sensibilità locale. Nell'età dei re, Roma apparteneva a un territorio relativamente omogeneo, quello dell'Italia tirrenica, i cui segni si colgono nell'urbanesimo, nell'autorappresentazione dell'aristocrazia, nella celebrazione del sovrano, nei templi e nell'introduzione della scrittura. Nella prima parte dell'età repubblicana iniziano a prender forma componenti proprie, in un continuo scambio di somiglianza e differenza rispetto ai mondi circostanti. Il quadro politico è cambiato, con il mutamento di regime politico all'interno, con l'espansione nel Lazio e la creazione di colonie.