Sergio Cotta (1920-2007) è ampiamente noto, in sede nazionale e internazionale, per essere stato un'autorità nel campo della filosofia del diritto e della politica. Il costante richiamo a opere come "Il diritto nell'esistenza" e "I limiti della politica" ne attestano la significativa, persistente influenza sul dibattito scientifico-culturale. L'attenzione, e la sensibilità di matrice liberale, alla profondità della ricostruzione storica dei temi studiati è stata altrettanto rilevante, in tutta la sua sterminata produzione. Ne danno prova i 16 Scritti che qui vengono riproposti, dopo la pubblicazione di 22 Scritti di filosofia e religione (Rubbettino, 2019): elaborati con un rigore argomentativo e una grande chiarezza espositiva che li rendono accessibili anche a lettori non specialisti, questi testi offrono altresì uno spaccato significativo della fase di grandi cambiamenti che ha interessato, in particolare, la società italiana tra gli anni Sessanta e Novanta del secolo scorso, e non mancano di presentare originali riflessioni critiche, e proposte innovative, su tematiche di carattere istituzionale - l'università, la magistratura, l'assetto dei poteri in una repubblica parlamentare - come sulla dimensione globale assunta dai fenomeni della violenza e della guerra, nella prospettiva di una strutturazione giuridica dei processi di pace.
Perché l'Occidente ha smarrito gli strumenti concettuali per pensare la pace e non riesce a definirla se non riducendola a un generico rifiuto delle armi o a una mera assenza di guerra? Sergio Cotta, tra i maggiori filosofi del diritto del nostro Paese, pone all'origine di questo fenomeno le teorie che, da Eraclito a Hobbes e a buona parte del pensiero contemporaneo, vedono nel conflitto l'elemento costitutivo di una visione antropologica negativa e come appiattita sulla prospettiva del fare creare distruggere. Per capire la natura della pace occorre guardare a un'altra linea di pensiero che, da Platone ad Agostino, da Leibniz a Husserl e Lévinas, invita a conoscere se stessi, alla ricerca della verità, all'incontro con l'altro. Se l'essenza originaria e universale dell'umano è relazionale, comunicativa, solidale, accogliente, allora la pace è il suo dato primario e la guerra è solo una condizione "parassita", una trasgressione rispetto alla verità della coesistenza civile.
Una intensa riflessione sul dilagare della violenza nel mondo d’oggi: violenza politica, sociale, morale, religiosa. - Le radici morali e filosofiche della violenza viste come assolutizzazione della volontà dei soggetti, contro le norme morali e civili della convivenza.
Un testo ormai classico, un «piccolo capolavoro» di un maestro della filosofia del diritto, con una nuova introduzione, di Francesco D'Agostino, che ne mostra tutta l'attualità. Le domande e le questioni fondamentali per capire il diritto, che affonda le radici nella natura stessa dell'uomo e costituisce un formidabile strumento per gestire paure, insicurezze e conflitti e per superare le contraddizioni dell'esistenza. Perché interrogarsi sul diritto? Qual è il suo fondamento? Che rapporto esiste tra diritto, politica e giustizia? Quali sono i confini del diritto?
L'indagine condotta in questo libro ha per oggetto quell'elemento della giuridicità che non può non apparire caratterizzante ed essenziale: l'obbligatorietà. La tesi qui svolta è che l'obbligatorietà delle norme derivi la loro giustificazione in termini di ragione e che tale giustificazione trovi il suo fondamento nell'ineliminabile struttura coesistenziale del vivere umano.
Dal massimo filosofo del diritto vivente, un volume che raccoglie le relazioni elaborate da Sergio Cotta in occasione dei Congressi promossi dall’Unione Giuristi Cattolici Italiani e gli articoli da lui scritti per la rivista dell’Unione, Iustitia. Il libro costituisce un servizio prezioso e unico alla cultura filosofico-giuridica italiana, riproponendo testi di difficile accessibilità e di ancora intatta suggestione teoretica. Il contributo di Sergio Cotta ha permesso di mantenere vivo l’insegnamento della tradizione filosofica giusnaturalistica, nella quale egli si è sempre più immerso col passare degli anni e che è stato genialmente in grado di fondere, con esiti di indubbia originalità, con elementi della tradizione fenomenologica.
Sergio Cotta (Firenze 1920), Accademico dei Lincei, è professore emerito nell’Università La Sapienza di Roma. È il massimo filosofo del diritto italiano vivente. Tra le sue molte opere si segnalano Montesquieu e la scienza della società (Torino 1953), La città politica di S. Agostino (Milano 1960), La sfida tecnologica (Bologna 1968), Prospettive di filosofia del diritto (Torino 1971), L’uomo tolemaico (Milano 1975), Perché la violenza (L’Aquila 1978), Europa: fantasma o realtà? (Napoli 1979), Giustificazione e obbligatorietà delle norme (Milano 1981), Il diritto nell’esistenza (Milano 1985), Diritto Persona Mondo umano (Torino 1989), Soggetto umano. Soggetto giuridico (Milano 1997).