Autobiografia di Dorothy Day, celebre attivista e pacifista americana, che racconta come sia passata dall'ateismo fino ad abbracciare convintamente la fede cattolica. Il libro è anche uno spaccato del mondo culturale e sociale dell'America del primo Novecento, pervasa da movimenti sociali di rivendicazione dei diritti umani universali.
Dorothy Day era una radicale americana, una donna destinata a essere citata nelle cronache degli Stati Uniti tra le voci in opposizione a una società che, nonostante tante chances, macina l'umanità della gente e riduce troppi uomini alla miseria materiale e civile. Oggi Dorothy fa parte della storia americana come una delle figure più capaci di costruzione che il suo Paese abbia avuto. Con la conversione al cattolicesimo, ha trasformato il suo sdegno per l'ingiustizia in una lunga e ininterrotta missione di sostegno ai diseredati. Con Peter Maurin ha fondato le «case di ospitalità», una ospitalità che consisteva nel permettere la ripresa di una vita più umana per chi era ai margini della società civi-le. Maurin e Dorothy diedero vita a un vero e proprio movimento e a un settimanale, divenuto celebre, che esce ancora oggi: il «Catholic Worker». L'annuncio cristiano di Dorothy si è svolto in situazioni dif-ficili, ma non per questo ritenute impossibili per riproporre l'invito di Cristo. Il movimento del Catholic Worker è costantemente intervenuto a sostenere i bisogni e i diritti della gente meno difesa: un'azione non violenta, ma decisa a ottenere tutto il possibile. Dorothy Day, pur immersa in una missione così coinvolgente, si è sempre mostrata capace di solidarietà con la sofferenza di altri popoli e Paesi. Introduzione di Robert Coles.
“Mi vida está dividida en dos partes. Los primeros veinticinco años fueron confusos: años de alegría y tristeza... No sabía lo que creía, aunque trataba de servir a una causa”. “Hay que cambiar los corazones y las mentes de los hombres... y ofrecerles la visión de una sociedad en la que sea más fácil ser buenos”.
Su proceso de beatificación, ya iniciado, “podría recordar a muchas mujeres de hoy lo grande que es la misericordia de Dios (…). Ella estuvo al margen de la fe y supo descubrir el camino correcto para vivir en plena coherencia con la exigencia de la fe católica” (Cardenal John O’Connor).
Dorothy Day (1897-1980), periodista revolucionaria, defiende activamente los derechos de la mujer, el amor libre y el aborto. Ella misma aborta su primer hijo por temor a ser abandonada por su amante. Por su defensa de los pobres y de la justicia social es considerada –entre otros, por Barak Obama- una de las grandes reformadoras de la historia americana. Supo “oponerse a las lisonjas ideológicas de su tiempo para elegir la búsqueda de la verdad y abrirse al descubrimiento de la fe” (Benedicto XVI).
Radicalismo sociale non vuole dire ateismo, il cristianesimo comporta interesse profondo per le sorti del mondo. Questa sembra la lezione che ci ha lasciato la statunitense Dorothy Day (1897-1980), una delle grandi protagoniste del cattolicesimo sociale del Novecento. Fondatrice del giornale "The Catholic Worker" e dell'omonimo movimento che creò case di ospitalità soprattutto per gli emarginati in città e in campagna, conciliò un mestiere moderno come il giornalismo con una fede intensamente vissuta.
I brani antologici presentati, tratti dalle autobiografie e dal giornale, ripercorrono le tappe della sua vita, compresa tra lo "scrivere" e il "fare". Educò con la sua azione generazioni di giovani americani al senso della comunità, della giustizia, della democrazia e della solidarietà sociale e a un profondo pacifismo.