La storia della lingua italiana è così bella e avventurosa che vale il lungo viaggio necessario a conoscerla: un percorso che attraversa quasi undici secoli e incomincia con l'esplorazione di antichissime chiese che conservano, in iscrizioni visibili sui loro muri scrostati, le prime tracce dell'uso del volgare. Nelle varie tappe dell'itinerario gli autori ci guidano fra i versi della Divina Commedia, per spiegare perché Dante è il padre della nostra lingua; assistono alla nascita della grammatica, grazie al lavoro di Leon Battista Alberti; si appostano alle spalle degli Accademici della Crusca mentre a Firenze, all'inizio del Seicento, redigono il primo vocabolario; ascoltano le lezioni di Galileo Galilei, che scrive le sue opere in un volgare che non ha bisogno di traduzioni per essere inteso anche oggi; seguono Alessandro Manzoni che, nelle diverse stesure dei "Promessi sposi", getta le basi dell'italiano moderno. Intrecciando la storia e l'analisi linguistica con aneddoti e curiosità, i due studiosi ci accompagnano fino ai tempi più recenti, in cui assistiamo alla battaglia tentata dal regime fascista per imporre l'uso del «voi» ed eliminare quello delle parole straniere e all'impegno dei padri costituenti per consegnare al Paese una Costituzione scritta in modo cristallino e comprensibile a tutti. Con uno sguardo al presente e al futuro dell'italiano si chiude un excursus ricco di informazioni, che svela la grande bellezza della nostra lingua, non inferiore a quella della nostra arte e delle nostre città, e invita a rispettarla e a usarla più consapevolmente.
Le parole del lessico italiano sono tessere di un grande mosaico che rappresenta la comunità di coloro che da più di mille anni parlano la stessa lingua e condividono la medesima cultura. Il lessico è il complesso unitario e vivo che ripropone momenti della storia comune, dai lasciti della latinità ai giorni nostri, arricchendosi e integrandosi con le tracce di altre lingue e civiltà. Questa nuova edizione, corredata di più esempi esplicativi e aggiornata con gli studi condotti negli ultimi anni, si propone di guidare il lettore a orientarsi nella comprensione, nello studio e nel dominio delle parole italiane.
Esprimersi in buon italiano è il miglior biglietto da visita in tante occasioni: a scuola, nel lavoro, negli incontri di tutti i giorni.
Ma che cosa vuol dire usare un linguaggio corretto?
Per rispondere a questa domanda, gli autori hanno raccolto le regole essenziali di un discorso e uno scritto in perfetta forma.
Con semplicità e con l'aiuto di molti esempi, spiegano come mettere gli accenti e la punteggiatura al posto giusto, come evitare le trappole dell'ortografia, come destreggiarsi fra congiuntivi e condizionali.
I due linguisti incoraggiano a adoperare con sicurezza parole nuove o poco frequenti, come avvocata, ministra e altri nomi di professioni al femminile (ancora guardate con diffidenza benché impeccabili dal punto di vista grammaticale) e a tenersi invece alla larga dalle mode e dalle frasi fatte.
E infine smascherano l'artificiosità e l'inutilità di cattivi modelli molto diffusi: il burocratese, l'aziendalese, l'itanglese e lo scolastichese.
Chi li usa dice «effettuare» invece di «fare», chiama «team» il proprio gruppo di lavoro, nasconde i tagli della spesa dietro una spending review e corregge «passare le vacanze » in «trascorrere l'estate».
Dagli studiosi che hanno inventato il modo più efficace e divertente per imparare la grammatica, una guida essenziale all'uso dell'italiano, uno strumento prezioso per abituarsi a parlare e a scrivere in una lingua chiara, piacevole e senza neanche un errore.
Chi può dire di non aver mai avuto un dubbio, scrivendo un tema, un articolo, o anche solo una mail (o un mail?), di non essersi mai trovato faccia a faccia (o a faccia a faccia?) con una parola dall'accento incerto? Sbagliare non è questione d'ignoranza o della sclèrosi (o scleròsi?) delle nostre arterie, ma dipende spesso dalla complessità della nostra bella lingua. Non è dunque il caso che ci vergognamo (o vergogniamo?) quando ci chiediamo se sia meglio comprare un ananas o un'ananas, consultare due chirurghi o due chirurgi, partire alle tre e mezzo o alle tre e mezza. Capita a tutti. E grazie a questo libro, decidere sarà questione di un attimo!
"Piuttosto che" usato al posto di "o" è un'espressione che merita, proprio come "un attimino" o "quant'altro", un posto di primo piano fra i cosiddetti tormentoni, con l'aggravante di essere un errore: il suo significato corretto, infatti, è "più che", "invece di", "anziché". Un tipico errore "di moda", che si è affermato grazie ai media. In questo libro, gli autori hanno elencato in ordine alfabetico altri 300 errori molto comuni, veniali o più gravi. Li hanno trovati disseminati nei giornali, nelle chat e nei blog e, in gran numero, nelle conversazioni televisive e nelle dichiarazioni di personaggi pubblici, a conferma di quanto sia facile cadere in certi trabocchetti anche in situazioni nelle quali il linguaggio dovrebbe essere più attento e sorvegliato. Attraverso i "cattivi esempi" i due linguisti hanno messo a punto uno strumento utile e divertente da usare come test di autovalutazione o per un veloce "ripasso" delle forme da evitare in vista di un esame o di un concorso. Se è vero, infatti, che l'evoluzione della lingua ha semplificato le regole della comunicazione e cambiato il modo di giudicare gli errori, è pur sempre vero che, se si vuole parlare e scrivere correttamente, bisogna interrogare la grammatica e seguire i colorati insegnamenti della matita rossa e blu.
Chi può dire di non aver mai avuto un dubbio, scrivendo un tema, un articolo, o anche solo una mail (o un mail?), di non essersi mai trovato faccia a faccia (o a faccia a faccia?) con una parola dall'accento incerto? Sbagliare non è questione d'ignoranza o della sclèrosi (o scleròsi?) delle nostre arterie, ma dipende spesso dalla complessità della nostra bella lingua. Non è dunque il caso che ci vergognamo (o vergogniamo?) quando ci chiediamo se sia meglio comprare un ananas o un'ananas, consultare due chirurghi o due chirurgi, partire alle tre e mezzo o alle tre e mezza. Capita a tutti. E grazie a questo libro, decidere sarà questione di un attimo!
Nella grammatica italiana non c'è argomento che abbia reputazione peggiore del congiuntivo. Considerato obsoleto e impossibile da coniugare senza errori, è lo spauracchio degli studenti e di chi tenta di imparare la nostra lingua. Persino fra gli studiosi e i docenti c'è chi crede sia meglio rassegnarsi alla sua scomparsa. In aperta controtendenza, Valeria Della Valle e Giuseppe Patota si sono impegnati a confutare due convinzioni tanto diffuse quanto infondate: che il congiuntivo sia morto, o moribondo, e che sia difficile. Dopo aver dimostrato, attraverso una veloce scorribanda nei vari campi della comunicazione, che il congiuntivo gode in realtà di buona salute, gli autori offrono una ricca serie di informazioni e curiosità su questo modo verbale tanto discusso: la storia, gli usi e gli abusi, i motivi che lo hanno reso impopolare e, naturalmente, le regole che permettono di utilizzarlo senza incertezze. Un libro piacevole e istruttivo, corredato da esempi, citazioni e test di verifica, rivolto a chi vuole continuare a servirsi di un italiano non solo grammaticalmente corretto ma anche accurato, elegante, espressivo.