Come è nato l'italiano, e attraverso quali strade ha raggiunto la sua attuale fisionomia? Il volume offre una risposta sintetica ma esauriente a queste e a molte altre domande. Le vicende fonetiche, morfologiche e sintattiche che dal latino hanno portato all'italiano e ad altri volgari d'area italiana (milanese, veneziano, romanesco, napoletano, siciliano) sono presentate, nei loro aspetti essenziali, in una ricostruzione in cui nulla viene dato per già noto, neppure la conoscenza del latino. Questa edizione è arricchita da un'introduzione di Luca Serianni sullo statuto della disciplina e dal puntuale commento linguistico di tre documenti antichi: l'Indovinello veronese, il Graffito della catacomba di Commodilla e il Placito di Capua.
Lingua di marmo antico di una cattedrale Lingua di spada e pianto di dolore Lingua che chiama da una torre al mare Lingua di mare che porta nuovi volti Lingua di monti esposta a tutti i venti Che parla di neve bianca agli aranceti Lingua serena, dolce, ospitale La nostra lingua italiana (versi di Gaio Chiocchio) Dieci lezioni di italiano per tutti coloro che aspirano a conoscere e a usare meglio la nostra lingua, insieme a studenti e insegnanti. Si parte con cinque proposte di lettura per comprendere i classici, in cui l'autore s'impegna a descrivere com'è fatta e come funziona la lingua di alcuni grandi della nostra letteratura: Dante, Machiavelli, Galileo, Leopardi e Manzoni. Seguono cinque variazioni sul tema della scrittura per migliorarne la padronanza: come usare i vocabolari, come consultare le grammatiche, come perfezionare la punteggiatura, come rendere coeso un testo e come scriverne uno argomentativo. Abituale frequentatore di accademie, aule universitarie e schermi TV, Giuseppe Patota sa come catturare l'attenzione di lettori e lettrici, guidandoli con perizia e leggerezza all'uso sicuro e consapevole dell'italiano.
La storia della lingua italiana è così bella e avventurosa che vale il lungo viaggio necessario a conoscerla: un percorso che attraversa quasi undici secoli e incomincia con l'esplorazione di antichissime chiese che conservano, in iscrizioni visibili sui loro muri scrostati, le prime tracce dell'uso del volgare. Nelle varie tappe dell'itinerario gli autori ci guidano fra i versi della Divina Commedia, per spiegare perché Dante è il padre della nostra lingua; assistono alla nascita della grammatica, grazie al lavoro di Leon Battista Alberti; si appostano alle spalle degli Accademici della Crusca mentre a Firenze, all'inizio del Seicento, redigono il primo vocabolario; ascoltano le lezioni di Galileo Galilei, che scrive le sue opere in un volgare che non ha bisogno di traduzioni per essere inteso anche oggi; seguono Alessandro Manzoni che, nelle diverse stesure dei "Promessi sposi", getta le basi dell'italiano moderno. Intrecciando la storia e l'analisi linguistica con aneddoti e curiosità, i due studiosi ci accompagnano fino ai tempi più recenti, in cui assistiamo alla battaglia tentata dal regime fascista per imporre l'uso del «voi» ed eliminare quello delle parole straniere e all'impegno dei padri costituenti per consegnare al Paese una Costituzione scritta in modo cristallino e comprensibile a tutti. Con uno sguardo al presente e al futuro dell'italiano si chiude un excursus ricco di informazioni, che svela la grande bellezza della nostra lingua, non inferiore a quella della nostra arte e delle nostre città, e invita a rispettarla e a usarla più consapevolmente.
Le opere d’arte, che siano fatte di linee e di colori o che siano fatte d’inchiostro e di parole, devono produrre bellezza. Di qui il titolo La grande bellezza dell’italiano, di qui l’organizzazione del libro in sale, come accade nelle mostre e nei musei. In ciascuna è esposto il magnifico italiano di Pietro Bembo, Ludovico Ariosto e Niccolò Machiavelli. Ascoltando il suono delle loro parole, che echeggia da una parete all’altra, rincorrendo il ritmo dei loro versi, che scivola sul marmo dei pavimenti, ammirando la forma delle loro frasi, che adorna volte, colonne e soffitti, compiamo un atto d’amore per la nostra lingua. E lanciamo al tempo stesso un atto di accusa nei confronti di chi la sta progressivamente trasformando in una lingua violenta, rozza, insultante. In una parola: brutta.
Zaffiro o zaffiro? Province o provincie? Cancellare o scancellare? Ossequente o ossequiente?: La sindaca o la sindaco? Non sempre è così facile scegliere la pronuncia, la grafia, la forma giusta. E le cose si complicano ancora di più quando si entra nel campo dei verbi (ho dovuto partire o sono dovuto partirei) e della sintassi (alla festa c'era una ventina di persone o c'erano una ventina di persone?). Questo Prontuario presenta in ordine alfabetico circa 1000 argomenti e dubbi relativi a tutti gli aspetti e i livelli della lingua italiana, fornendo risposte che riguardano la grammatica, l'analisi logica e del periodo, la formazione delle parole e il loro corretto uso. Una app grammaticale su carta che, nel tempo di un clic, informa sull'italiano in modo rapido, completo e scientificamente fondato.
Se il fiorentino letterario del Trecento impone il proprio primato nel panorama linguistico del tempo, è grazie al ruolo di Dante, Petrarca e Boccaccio, "le tre Corone". Se poi quel fiorentino è diventato la lingua degli italiani, lo si deve a Pietro Bembo, a cui a buon diritto questo libro attribuisce il titolo di "quarta Corona". Di quella lingua Bembo studiò in principio le strutture scrivendo gli "Asolani" e curando, fra il 1501 e il 1502, due edizioni rivoluzionarie del "Canzoniere" di Petrarca e della "Commedia" di Dante. Ventitré anni dopo pubblicò l'opera che lo avrebbe reso famoso per sempre, la grammatica più importante dell'intera storia dell'italiano, nota sino a oggi come "Prose della volgar lingua" (che però non è il vero titolo - come scopre qui Patota!). Entrando nell'officina del grammatico, il volume mette a fuoco i momenti centrali dell'esperienza bembiana, per dar conto del peso che hanno avuto nella definizione della norma non solo le regole esplicitamente fissate da messer Pietro, ma anche quelle non dichiarate, da lui silenziosamente applicate nella scrittura e imitate dagli scrittori che lo seguirono.
Esprimersi in buon italiano è il miglior biglietto da visita in tante occasioni: a scuola, nel lavoro, negli incontri di tutti i giorni.
Ma che cosa vuol dire usare un linguaggio corretto?
Per rispondere a questa domanda, gli autori hanno raccolto le regole essenziali di un discorso e uno scritto in perfetta forma.
Con semplicità e con l'aiuto di molti esempi, spiegano come mettere gli accenti e la punteggiatura al posto giusto, come evitare le trappole dell'ortografia, come destreggiarsi fra congiuntivi e condizionali.
I due linguisti incoraggiano a adoperare con sicurezza parole nuove o poco frequenti, come avvocata, ministra e altri nomi di professioni al femminile (ancora guardate con diffidenza benché impeccabili dal punto di vista grammaticale) e a tenersi invece alla larga dalle mode e dalle frasi fatte.
E infine smascherano l'artificiosità e l'inutilità di cattivi modelli molto diffusi: il burocratese, l'aziendalese, l'itanglese e lo scolastichese.
Chi li usa dice «effettuare» invece di «fare», chiama «team» il proprio gruppo di lavoro, nasconde i tagli della spesa dietro una spending review e corregge «passare le vacanze » in «trascorrere l'estate».
Dagli studiosi che hanno inventato il modo più efficace e divertente per imparare la grammatica, una guida essenziale all'uso dell'italiano, uno strumento prezioso per abituarsi a parlare e a scrivere in una lingua chiara, piacevole e senza neanche un errore.
Di qualcuno che è capace, buono o onesto, si dice che è una brava persona. Applaudendo un artista o gratificando un figlio per un buon voto esclamiamo bravo! Come mai allora una bravata o una notte brava non sono imprese di cui andar fieri? E come mai i bravi evocati nei Promessi sposi tutto erano meno che bravi? Lo, sapremo ripercorrendo, come fa questa divertente mappa, l'alterna storia del termine: dalle origini alla sua diffusione internazionale, una piccola parola testimone di tante qualità, buone e cattive, degli italiani.
L'associazione fra l'italiano e la bellezza ricorre da secoli fra le persone colte di tutto il mondo. Nel corso del tempo, la nostra lingua è stata definita armoniosa, delicata, dolce, elegante, gentile, gradevole, graziosa, melodica, piacevole, seducente. "Gli angeli nel cielo parlano italiano", fa dire Thomas Mann al protagonista di un suo romanzo. Tutto cominciò nel Trecento, con i capolavori di Dante, di Petrarca e di Boccaccio. La "Divina Commedia", il "Canzoniere" e il "Decameron" rappresentano il momento di fondazione di un modello linguistico e letterario a lungo ritenuto insuperato. Giuseppe Patota riscopre per noi la bellezza della lingua inventata e usata dai grandi del nostro Trecento, illustrandone le opere e svelandone i segreti. Scopriamo così, pagina dopo pagina, un Dante capace di tendere l'italiano come se fosse un elastico, fino all'estremo della sua capacità espressiva, un Petrarca che domina i numeri e il sistema binario al pari di un genio dell'informatica, un Boccaccio straordinario prestigiatore linguistico che estrae meraviglie verbali dal cilindro del suo "Decameron".
Chi può dire di non aver mai avuto un dubbio, scrivendo un tema, un articolo, o anche solo una mail (o un mail?), di non essersi mai trovato faccia a faccia (o a faccia a faccia?) con una parola dall'accento incerto? Sbagliare non è questione d'ignoranza o della sclèrosi (o scleròsi?) delle nostre arterie, ma dipende spesso dalla complessità della nostra bella lingua. Non è dunque il caso che ci vergognamo (o vergogniamo?) quando ci chiediamo se sia meglio comprare un ananas o un'ananas, consultare due chirurghi o due chirurgi, partire alle tre e mezzo o alle tre e mezza. Capita a tutti. E grazie a questo libro, decidere sarà questione di un attimo!