Pubblicato nel 1846 questo scritto inaugura una nuova fase della ricerca religiosa di Feuerbach, che ora riconsidera la posizione del cristianesimo all'interno del più vasto orizzonte delle religioni primitive e dell'antichità classica. Esso costituisce allo stesso tempo un importante documento della critica della religione in genere, in quanto individua la radice della religione nel sentimento di dipendenza dalla natura, ovvero da tutto ciò che circonda e limita l'uomo. Questo sentimento di dipendenza o di "finitudine" è visto anche come il nucleo di verità ineliminabile della religione.
Un'opera "indipendente, nuova, in sé conchiusa", così Feuerbach definisce "L'essenza del cristianesimo" nel sottoporne il manoscritto all'editore Wigand di Lipsia. È il gennaio 1841: dopo pochi mesi vede la luce l'opera che sancirà la rottura della Scuola hegeliana e rivoluzionerà la scena filosofica tedesca. La novità non stava solo nel principio ispiratore della critica "antropologica" della religione, nell'idea che Dio è "l'intimo rivelato dell'uomo" e che "il mistero della religione" consiste in un movimento proiettivo della coscienza alienata in virtù del quale "l'uomo oggettiva la propria essenza per poi far di sé l'oggetto di tale essenza oggettivata e personificata". Nuova era anche la concezione della filosofia che, nel radicalizzare la critica antispeculativa a Hegel, Feuerbach traeva da queste premesse. Dalla dissacrazione del dogma prendeva forma, insieme all'immagine di una religione laica dell'umanità incentrata sul recupero dei "vincoli naturali della specie", l'idea di una teoria fondata sul "rapporto reale dell'uomo con l'uomo" nella quale il giovane Marx vide la fonte della "scienza reale" e del "vero materialismo".
La Teogonia secondo le fonti dell’antichità classica, ebraica e cristiana del 1857 è l’ultima opera organica di critica della religione scritta da Ludwig Feuerbach, massimo esponente della sinistra hegeliana e fautore di un umanesimo antropologico e democratico. Quest’opera, che lo stesso autore considerò il suo lavoro più maturo, presenta una rigorosa indagine sulla coscienza religiosa condotta con gli strumenti della filologia, dell’antropologia e della critica filosofica. Attraverso l’analisi linguistica dell’epica antica e della Sacra Scrittura, la Teogonia riconduce la genesi dell’idea del dio all’inconsapevole proiezione dei desideri dell’uomo al di fuori di sé. Facendo luce sulla relazione eticamente problematica tra desiderio e realtà, tra volere e potere, tra inconscio e coscienza, Feuerbach preannuncia il compito di un’etica laica della consapevolezza di sé che accompagni l’individuo a riscoprire sulla terra le reali condizioni per la propria felicità. La traduzione, introdotta e curata da Andrea Cardillo, è stata realizzata sulla base dell’edizione critica dell’opera contenuta nel settimo volume dei GesammelteWerke di Ludwig Feuerbach.
Indice
Introduzione di Andrea Cardillo - Cronologia della vita e delle opere - Nota al testo – TEOGONIA - 1. Ira di Achille e volontà di Zeus - 2. L’oggetto dell’Iliade - 3. L’esaudimento delle preghiere in Omero - 4. L’oggetto dell’Odissea - 5. Osservazioni linguistiche - 6. Il fenomeno originario della religione - 7. Il desiderio dell’inizio - 8. L’essenza della fede - 9. Il desiderio teogonico - 10. Esempi di desideri teogonici - 11. Desideri del bisogno e dell’amore - 12. Il desiderio di felicità - 13. Paura e speranza - 14. Arte e religione - 15. La maledizione - 16. Il giuramento - 17. La maledizione «provvidenziale» - 18. Il destino umano - 19. La coscienza morale e il diritto - 20. I castighi della divinità oltraggiata - 21. Il destino auspicato e maledetto - 22. Morte ed immortalità - 23. Il destino etico - 24. Il destino inumano - 25. Digressione - 26. Dio e uomo - 27. Il miracolo - 28. La divinità del sogno - 29. La teodicea - 30. La rivelazione 31. L’essenza del cristianesimo - 32. La creazione dal nulla - 33. Il primo capitolo del Pentateuco - 34. La scienza «cristiana» della natura - 35. Creazione e poesia - 36. Il fondamento teorico del teismo - 37. Teismo ed antropomorfismo - 38. Il culto - 39. Il simbolo - 40. La differenza degli dei - 41. La beatitudine - 42. L’amor di sé - Annotazioni - Indice dei luoghi biblici - Indice degli autori citati
Questo scritto inaugura una nuova fase della ricerca religiosa di Feuerbach, che ora riconsidera la posizione del cristianesimo all'interno del più vasto orizzonte delle religioni primitive e dell'antichità classica. Esso costituisce allo stesso tempo un importante documento della critica della religione in genere, in quanto individua la radice della religione nel sentimento di dipendenza dalla natura, ovvero da tutto ciò che circonda e limita l'uomo. Questo sentimento di dipendenza o di "finitudine" è visto anche come il nucleo di verità ineliminabile della religione.
Quest'opera ha influito sulle correnti filosofiche e culturali più diverse, dal positivismo all'esistenzialismo, dal marxismo all'individualismo coinvolgendo anche la teologia protestante e cattolica in un dialogo serrato. "Tra i filosofi recenti non c'è forse nessuno che, come Feuerbach, si sia interessato così intensamente del problema teologico, anche se l'ha fatto con un amore infelice... Chi volesse attaccarlo, dovrebbe attaccare la sua terapia, la sua dottrina positiva dell'essenza dell'uomo intesa come essenza divina" (Karl Barth).
Este libro, publicado anónimamente en 1830, causó un notable escándalo por su tono anti-cristiano. Sus tres capítulos, dedicados a Dios, al Mundo y a la Conciencia, terminan con un largo poema especialmente polémico. Ludwig Feuerbach asume las tendencias panteístas de su antiguo profesor Hegel, no menos que las de Schelling y la Naturphilosophie; pero la novedad consiste en la radicalización de tales ideas. Pensamientos sobre muerte e inmortalidad es incluso una inversión del esquema de La Fenomenología de Hegel, pues la crítica a la inmortalidad no parte de la conciencia, sino de Dios, respecto al cual se muestra que la conciencia, sino de Dios, respecto al cual se muestra que la conciencia es finita y por tanto mortal. Para Feuerbach la inmortalidad no corresponde al individuo, sino a la especie. La dignidad humana consiste en el sentimiento de ser un momento particular en el gran flujo vital de la humanidad que constituye lo eterno. Esta divinización del hombre, bien acogida por la izquierda hegeliana, se desarrollará en el estudio objetivo de la religión que explone La esencia del cristianismo, de 1846, poco antes de perderse en el aislamiento y el olvido.