Pubblicata nel 1930 ma risalente nel suo nucleo originario ad uno scritto precedente, Presentificazione e immagine è l'innovativa tesi di dottorato che Eugen Fink scrisse sotto tutela dei due grandi maestri friburghesi dell'epoca: E. Husserl e M. Heidegger. In questa prima e sorprendente opera del giovane filosofo alle accurate analisi micrologiche sulle operazioni fondamentali della coscienza tipiche del lavoro sui fenomeni di stampo husserliano si accompagna armonicamente una riflessione di più ampio respiro sulla fenomenologia nel suo complesso. In essa sono già presenti in nuce tutti quegli elementi - anche profondamente critici - che attraverso l'elaborazione di una fenomenologia della ragione teoretica fenomenologica e la dimostrazione della situazione esistenziale del progetto trascendentale porteranno Fink a sviluppare, per così dire "dall'interno", un'integrazione critica della fenomenologia husserliana.
Il volume è il frutto delle lezioni che Eugen Fink, cresciuto alla scuola di Edmund Husserl e Martin Heidegger, ha tenuto all'università di Friburgo in Brisgovia nel 1953. L'intento dell'autore era quello di introdurre alla pedagogia per mezzo di una indagine sistematica sui suoi fondamenti. Per questo motivo Fink, dopo una analisi esistenziale dei prolegomeni a ogni pedagogia, giunge alla riflessione sui fondamenti teoretici di questa disciplina, ponendo in questione in maniera radicale la possibilità stessa della pedagogia sulla base della formulazione di domande riguardanti il fenomeno educativo. Il risultato del lavoro è un concetto cosmologico di pedagogia, dove educare significa garantire l'autonomia decisionale dei liberi cittadini.
Il "gioco" come concetto filosofico attraversa la storia del pensiero occidentale, da Eraclito a Nietzsche per citare due figure emblematiche dell'età antica e moderna. Negli scritti (1946-1973) qui per la prima volta tradotti Eugen Fink mediante un'indagine fenomenologica condotta su alcune "modalità fondamentali" dell'esistenza - oltre al gioco, il lavoro, la morte, l'amore... - ne approfondisce la funzione antropologica, utile a comprendere l'umano. Se dell'uomo in quanto ens cosmologicum si può parlare solo attraverso la sua relazione con il mondo, il gioco ne è un osservatorio privilegiato, essendo un modo d'essere peculiare di questa relazione. Nel gioco l'uomo interagisce con l'alterità e con l'ulteriorità: indossare maschere, assumere ruoli, attraversare soglie trasponendosi in luoghi e tempi diversi, è un modo per eccedere la propria esistenza finita.
La presente obra ha sido elaborada a partir de las lecciones de Eugen Fink sobre la Fenomenología del espíritu de Hegel, con las que el autor intentó responder a la exigencia planteada por Edmund Husserl de ir «a las cosas mismas» y filosofar desde ellas a la hora de interpretar un texto de la historia de la filosofía. Fink, destacado representante de la filosofía alemana de la segunda mitad del siglo XX, no se limita a aplicar el instrumental desarrollado por la fenomenología, sino que deja claro que el método y la cosa no han de separarse. Impartidas por primera vez en 1948, estas lecciones, pues, no solo explican los pensamientos de Hegel, y con ello los hacen más comprensibles, sino que son filosofía en sentido genuino.
«Las investigaciones que siguen vienen marcadas no sólo por la pretensión de entender un texto, sino, más bien, de avanzar hacia la “cosa misma” (die Sache selbst) que pueda estar en la mirada pensante de Hegel. Se trata para nosotros, para cada uno de nosotros, de la cosa misma y sólo de ella, en la medida en que aspiramos a hacer comprensible nuestra existencia (Dasein).»
«Il nostro seminario dovrà essere una pratica del pensare, il che significa del meditare pensieri pre-meditati da Eraclito. Allorché ci confrontiamo con i suoi testi, che ci sono tramandati soltanto come frammenti, la nostra priorità non è la problematica filologica, per quanto importante essa possa risultare. Il nostro intendimento è quello di spingerci fino alla cosa stessa, il che significa fino alla cosa che dovette stare dinanzi allo sguardo spirituale di Eraclito.» Martin Heidegger Eugen Fink
A vent’anni dalla precedente versione, da tempo esaurita, la nuova traduzione del Seminario tiene conto degli aggiornamenti apportati dagli studi più recenti e mette nuovamente a disposizione del lettore italiano un testo classico, che da un lato fornisce un’autentica ‘introduzione’ al pensiero di Heidegger e Fink, e dall’altro illumina la figura più suggestiva, ma anche più enigmatica, della filosofia greca: Eraclito di Efeso (ca. 535 a.C. - ca. 475 a.C.). Heidegger e Fink si cimentano in un’interpretazione serrata e rigorosa, fornendo un ritratto vivo di Eraclito. Quello che il lettore potrà leggere è un vero e proprio esercizio di filosofia, un colloquio attualizzante con Eraclito e con l’intera tradizione occidentale da lui discesa, che fornisce a sua volta un ritratto altrettanto prezioso di due grandi filosofi contemporanei, colti in una discussione vivace e appassionata. «Il colloquio di Heidegger e Fink ‘con Eraclito’ richiede una particolare disposizione all’ascolto – molto più che per altri luoghi del loro pensiero –, per via della presenza di due voci, del costante fuori campo, quasi sempre non esplicitato, delle loro precedenti interpretazioni e dello specifico terreno linguistico su cui si muove il seminario, una peculiare pratica di pensiero, definita senza mezzi termini: ‘parlare con Eraclito’.» Adriano Ardovino
Avvertenza del Curatore dell’edizione italiana - I. Tipo di approccio. – Avvio dal fr. 64 (frammenti riportati: 41, 1, 50, 47) - II. Circolo ermeneutico. – Riferimento di έν e πάντα (frammenti riportati: 1, 7, 80, 10, 29, 30, 41, 53, 90, 100, 102, 108, 114) - III. πάντα-όλον, πάντα- όντα. – Differente interpretazione del fr. 7 (frammento riportato: 67). – πάν ερπετόν (fr. 11). – Carattere di maturazione temporale delle Ore (fr. 100) - IV. Ηλιος, chiarore del giorno-notte, μέτρα-τέρματα (frammenti riportati: 94, 120, 99, 3, 6, 57, 106, 123) - V. Problema di un’interpretazione speculativa. – πύραείζων e tempo? (fr. 30) - VI. πύρ e πάντα (frammenti riportati: 30, 124, 66, 76, 31) - VII. Differenza degli interpreti: verità dell’essere (fr. 16) o prospettiva cosmologica (fr. 64). – Eraclito e la cosa del pensiero. – Il non-ancora-metafisico e il non-piùmetafisico. – Il tenersi in rapporto di Hegel ai Greci. – Le πυρος τροπαί e l’albeggiare (frammenti riportati: 31, 76) - VIII. Immorsatura di vita e morte (frammenti riportati: 76, 36, 77). – Appartenenza di uomini e dèi (frammenti riportati: 62, 67, 88) - IX. Immortali : mortali (fr. 62). – εν το σοφόν (frammenti riportati: 32, 90) - X. Stabilità dell’apertura tra dèi e uomini (fr. 62). Lo «speculativo» in Hegel. – Il tenersi in rapporto di Hegel a Eraclito. – Vita-morte (frammenti riportati: 88, 62) - XI. Il «logico» in Hegel. – «Essere cosciente» ed «esserci». – Collocazione dell’essere umano tra luce e notte (frammenti riportati: 26, 10) - XII. Sonno e sogno. – Polivocità dello άπτεσθαι (frammenti riportati: 26, 99, 55) - XIII. Riferimento alla morte, attendere-sperare (frammenti riportati: 27, 28). – Le «opposizioni» e la loro «transizione» (frammenti riportati: 111, 126, 8, 48, 51). – Domanda conclusiva: i Greci come provocazione - Nota del Curatore dell’edizione tedesca - Appendice. Dalle Annotazioni al seminario su Eraclito organizzato con Eugen Fink
Questo classico di Eugen Fink è una rara incursione della filosofia nel territorio del gioco. Che cos'è il gioco? Come si rapporta alla vita? Perché è importante e addirittura essenziale per l'esistenza umana? Il gioco, secondo Fink, è una dimensione che si aggiunge a tutte le nostre esperienze, compreso l'amore, compresa la morte, arricchendole di una distanza, appunto lo spazio speciale di un'"oasi". È un libro che ci dà ancora parecchio da pensare perché apre una moltitudine di problemi. In questa edizione italiana è accompagnato dalla trascrizione di una conferenza (inedita anche in tedesco), in cui Fink riprende i fili principali del suo discorso sul gioco.
Il volume raccoglie le lezioni che Fink tenne nel semestre estivo 1955 presso l'Università di Friburgo in Brisgovia, il volume, corredato da una introduzione di Cathrin Nielsen, co-curatrice dell'edizione critica tedesca, si aggiunge alle poche traduzioni dell'opera di Fink in Italia. L'opera introduce l'approccio finkiano alla filosofia antropologica esaminando in termini filosofici la domande fondamentali sull'essenza dell'uomo.