Nel 2009 un gruppo di economisti capitanati dai premi Nobel Joseph Stiglitz e Amartya Sen e dal prestigioso economista francese Jean-Paul Fitoussi aveva scritto un rapporto che metteva in dubbio il Prodotto interno lordo (Pil) come strumento di misura del progresso e del benessere. Ciò ha dato il via a una discussione globale in relazione al Pil e a un importante movimento tra studiosi, decisori politici e attivisti, per cambiare il modo con cui misuriamo le nostre economie. Ora con "Misurare ciò che conta" Stiglitz, Fitoussi e Martine Durand - ricapitolando le riflessioni di un comitato di esperti sulla misurazione della performance economica e del processo sociale, promosso dall'Ocse - propongono una nuova agenda, «oltre il Pil». Il volume offre una panoramica di tale movimento globale negli ultimi dieci anni e propone un nuovo armamentario di metriche per stabilire la salute di una società, incluse misure sulla diseguaglianza e la vulnerabilità economica, sulla sostenibilità ambientale e su come le persone percepiscono la propria vita.
Tutto è irragionevole in ciò che accade nel mondo d'oggi: più di cinque anni di stagnazione, un balzo della disoccupazione e del lavoro precario, il declino del ceto medio, l'esplosione delle disuguaglianze. Ma da dove viene questa irragionevolezza e perché la accettiamo? Questo libro è un invito al viaggio nei territori che abbiamo intravisto durante le crisi che si sono succedute dal 2007-2008: la crisi della teoria economica, la crisi finanziaria mondiale, la crisi bancaria, la crisi europea dei debiti sovrani, e, infine, quella dei nostri sistemi di misura. Con un bilancio insopportabile: noi affrontiamo l'avvenire con gli occhi rivolti al cono di luce che ci giunge dal passato. Non possiamo trovare nulla sotto queste luci, se esse non sono in grado di illuminare il tempo presente. Le nostre teorie economiche falsificate a più riprese dai fatti - e le nostre politiche rivolte a obbiettivi che derivano da esse (stabilità dei prezzi, concorrenza, sostenibilità del debito) non riescono più a rendere conto della realtà né a rispondere ai bisogni della popolazione. "Il teorema del lampione" è, in egual misura, un appello a dare più peso all'esigenza di legalità senza la quale le nostre democrazie deperiscono, le nostre economie funzionano male e il benessere della popolazione si riduce ai minimi termini.
Il Prodotto Interno Lordo è ancora un indicatore affidabile del progresso economico e sociale? No, non lo è. Ad affermarlo sono i premi Nobel per l'Economia Joseph Stiglitz e Amartya Sen e l'economista francese Jean-Paul Fitoussi, che nel 2008 sono stati invitati da Nicolas Sarkozy - autore della prefazione - a istituire una commissione di esperti per rispondere alla domanda e stendere un programma per sviluppare metodi di misurazione migliori. "La misura sbagliata delle nostre vite" è il risultato di questo sforzo, fondamentale per il futuro della nostra economia e della nostra società. Dopo aver preso in considerazione i grossi limiti del PIL come sistema di valutazione del benessere delle società, gli autori introducono nuovi concetti e strumenti utili allo scopo, dagli indicatori della sostenibilità dello sviluppo economico alla misura del risparmio e della ricchezza, fino a un PIL "verde", in grado di tener conto delle conseguenze ambientali della crescita. Una guida essenziale per misurare le cose che contano e affrontare il futuro.
La profonda crisi morale ed economica ha evidenziato l'esigenza di un investimento più deciso e coraggioso nel campo del sapere e della prassi, quale via per rispondere alle numerose sfide aperte e per preparare le giovani generazioni a costruire un futuro migliore. Occorre allora lanciare una sfida educativa per formare le nuove classi dirigenti alle quali trasmettere un pensiero forte e solide regole di comportamento. Di qui l'esigenza di appellarsi ai valori fondamentali da trasmettere e di interrogarsi insieme su quali siano tali valori e le questioni etiche più urgenti. Alle istituzioni politiche ed economiche, e alle università si pongono, in modo pressante, questioni di carattere etico. Occorre, pertanto, creare legami di pensiero promuovendo la collaborazione tra discipline diverse per imparare gli uni dagli altri. Questo libro rappresenta una riflessione sui valori, le regole e le pratiche di business al fine di raggiungere un consenso etico di fondo su cui orientare un nuovo modello di sviluppo economico e sociale al servizio dell'uomo, attento alle esigenze di giustizia e solidarietà, rispettoso della dignità umana e promotore di una libertà integrale, creativa e responsabile. Solo su queste solide basi è possibile elaborare una visione dell'economia dal volto umano rispettosa dei diritti dei più deboli e bisognosi, capace di coniugare crescita e sostenibilità, innovazione e solidarietà, efficienza ed equità, combattere la povertà, le disuguaglianze e le ingiustizie sociali.