Tre novelle dal sapore fiabesco in cui si incrociano sogno e realtà, tra vicende umane e spinte mistiche.
Tre leggende, tre novelle dal sapore fiabesco immergono il lettore in un mondo incantato in cui si incrociano sogno e realtà, vicende umane e spinte mistiche. Le storie di suor Beatrice, di san Giuliano Ospitaliere e di sant’Uberto narrano di luoghi fatati, profezie, cavalieri, eventi miracolosi magistralmente tratteggiati dalla penna di tre importanti autori del Romanticismo francese. Il mondo monastico e i territori del sogno si abbracciano in un terreno ancora poco esplorato e annunciano con originalità la bellezza dell’incontro con Dio.
"Madame Bovary" fu un esempio per tutta la narrativa occidentale, tanto da far scrivere ad alcuni studiosi che è proprio da questo testo che comincia il "romanzo moderno". Siamo dentro la vita mediocre di una famiglia borghese di provincia: il medico Charles Bovary e sua moglie Emma. Ed è la mediocrità, prima ancora dell'adulterio, il cardine su cui l'autore vuole porre la sua attenzione. La piatta e pallida vita dei coniugi Bovary - borghesi più per condizione spirituale che per stato sociale - così puntigliosamente raccontata, è ciò contro cui Emma dolorosamente tenta di ribellarsi. Eppure, alla propria vita, ella non sa contrapporre altro che illusioni: l'illusione di una vita e l'illusione di un amore.
Emma Bovary è una donna intrappolata nella tranquilla vita di provincia e nel ménage con un marito medico benestante e perbene che le riserva tutte le attenzioni ma non riesce a scuoterla dalla noia e dal torpore. Grande lettrice di romanzi sentimentali, Emma ricerca la passione nella vita quotidiana rifugiandosi prima in fantasie romantiche, poi nei lussi che ha sempre sognato da ragazza, infine in relazioni incaute. Eppure nemmeno questa evasione dal mondo familiare riuscirà a portarle la felicità sperata. Pubblicato nel 1857, il romanzo venne attaccato per i contenuti immorali ma impose a lettori e lettrici un nuovo modello di eroina.
"Madame Bovary", apparso a puntate sulla "Revue de Paris" nel 1856 e in volume l'anno seguente, incontrò subito un grande successo di pubblico, dovuto anche al clamore del processo a cui il suo autore, incriminato per oltraggio alla morale e alla religione, fu sottoposto. Incentrato sulla superba figura di Emma Bovary - donna inquieta, insoddisfatta, simbolo di un'insanabile frustrazione sentimentale e sociale - e giocato su un antiromanticismo ideologico e formale di fondo, fin dal primo apparire questo romanzo si impose all'attenzione della critica come il capolavoro assoluto della narrativa moderna: come ha scritto Vladimir Nabokov, "senza Flaubert non ci sarebbe stato un Marcel Proust in Francia, né un James Joyce in Irlanda. In Russia, Cechov non sarebbe stato Cechov". Introduzione di Antonia S. Byatt. Con una nota di Charles Baudelaire.
Un saggio di realismo, una fiaba e una ricostruzione storica: i Tre racconti propongono tre gemme di diverso colore che Gustave Flaubert, scrittore ormai affermato e maturo, ha incastonato a costruire un libro prezioso e intenso, dedicato alla religione e alle tematiche spirituali. Ne Un cuore semplice la fede genuina è rappresentata attraverso la vita di una serva di umile intelligenza, La leggenda di san Giuliano l’Ospitaliere racconta il passaggio doloroso dall’ardore per il sangue alla santità mentre in Erodiade vengono ricostruite con tratti vividi le ultime ore di san Giovanni Battista. Nei Tre racconti il tema religioso è posto in risalto da uno stile limpido, che fa di ciascuno di essi un paradigma letterario per il suo genere.
Gustave Flaubert nacque a Rouen, cittadina dell’Alta Normandia francese, nel 1821 presso l’ospedale diretto dal padre in cui trascorse la prima infanzia. Precocissimo nello scrivere, non fu uno scolaro particolarmente brillante. In seguito a un primo e violento attacco, probabilmente di natura epilettica, lasciò gli studi in legge e si dedicò completamente alla vocazione letteraria.Tra le sue opere ricordiamo Novembre (1842), il romanzo storico Salammbô (1862) e L’educazione sentimentale (1869). Il suo romanzo più celebre è però lo scandaloso Madame Bovary (1857) che guadagnò allo scrittore francese un processo per oltraggio alla morale e un’enorme popolarità. I Tre racconti che presentiamo risalgono al 1877 e sono le ultime opere pubblicate da Flaubert, prima separatamente e poi in un unico volume.
Madame Bovary; Salammbô; L’educazione sentimentale (con le “appendici” Memorie di un pazzo e Novembre); La tentazione di sant’Antonio; Tre racconti; Bouvard e Pécuchet.
Con un saggio di Marcel Proust
Edizioni integrali
A cura di Massimo Colesanti
Fra i più grandi scrittori moderni, Flaubert è considerato un realista. Ma l’impegno di esattezza, la documentazione, l’impersonalità nascono da una posizione esistenziale di rifiuto pessimistico della realtà. E questi canoni della sua arte sono osservati e sofferti, sono martirio e compenso del suo desiderio di perfezione, di assoluto. Avrebbe voluto scrivere un libro su nulla, perché l’importante non è la materia, ma l’opera da realizzare nella scrittura. La norma è per lui un antidoto contro la realtà ripugnante: vi si costringe dentro, ma anela ad esserne fuori. Ha scritto e riscritto, per così dire, un unico libro, sul doppio registro ora della scarnificazione della realtà contemporanea (Madame Bovary, L’educazione sentimentale), ora di evasione lirica, storica e immaginaria (Salammbô), ironica e tormentata (La tentazione di sant’Antonio), raffinatamente stilistica (Tre racconti). E come testamento ci ha lasciato Bouvard e Pécuchet, una satira feroce della stupidità umana.
Pubblicati nel 1877, i "Tre racconti" furono scritti mentre il loro autore stava componendo quell'invettiva contro la stupidità umana che è "Bouvard e Pécuchet" e, come dice Camillo Sbarbaro - autore di questa traduzione proposta per la prima volta da Bompiani nel 1945 - "Flaubert riesce tuttavia, e quasi suo malgrado, a creare proprio allora quest'opera, che si offrirà ormai alle nuove generazioni letterarie come la più pura eredità, l'affermazione testamentaria di un autentico credo artistico". L'opera è articolata in tre episodi che costituiscono un autentico trittico narrativo, con una sua cadenza ritmica e armonia nella varietà stilistica. Dapprima la cronaca di un'esistenza semplice, umile e oscura, come è quella della fedele serva di provincia Felicita in "Un cuor semplice" la cui triste parabola è segnata da un amore infelice in giovinezza, dalla devozione verso i figli della padrona, dalla morte di un amato nipote e dall'adorazione di un pappagallo impagliato. Quindi "La leggenda di san Giuliano spedaliere", la cui ispirazione era nata da una vetrata normanna e che mette in scena la vicenda di un uomo che cerca invano di fuggire l'orribile destino di assassino dei genitori per poi divenire simbolo, attraverso le prove del pentimento e dell'espiazione, della vita tragica ed eroica del martire. Infine il racconto di derivazione biblica, trattato come materia storica, della decollazione del Battista concessa dal potente Erode alla feroce Erodiade quale premio per la danza di Salomè.
Tra il 1849 e il 1851 Gustave Flaubert compì quel viaggio in Oriente a lungo vagheggiato nelle sue opere giovanili. A organizzare il viaggio fu un suo grande amico, il ricco e intraprendente Maxime Du Camp. Un altro suo grande amico, Louis Bouilhet, restato invece in Normandia, fu il destinatario di queste sue splendide lettere. Il formicolio delle città piene di scene grottesche, gli amori crudamente raccontati in misere capanne lungo il Nilo, sullo sfondo di palme e rovine, le tante "malinconie del viaggio": ecco cosa racconta Flaubert in queste lettere dall'Egitto. Partito con il cuore gonfio di delusione per le critiche degli stessi suoi amici a "La tentazione di sant'Antonio", Flaubert piano piano scopre se stesso durante il viaggio, per diventare al ritorno, nella pratica ascetica della scrittura di "Madame Bovary", una sorta di eremita, come quel suo sant'Antonio la cui terra aveva finalmente visto in Egitto.
Questa scelta di lettere dall'epistolario di Flaubert, vuole essere il tentativo di proporre la sostanza di una scrittura e di un pensiero. Ma, ancora di più, di tentare di costruire un ponte tra le due scritture. Flaubert ripete che nei suoi libri l'autore dev'essere assente, che ha orrore all'idea che Gustave Flaubert compaia, con le sue idee e le sue passioni, accanto a Emma Bovary o accanto a Salambô. Ma dice e ripete anche che nessun libro lo soddisfa in pieno, che non ha mai trovato il soggetto in cui darsi interamente, che sia in sintonia con il suo temperamento.