Vendere l'anima al diavolo significa rigettare la concretezza delle cose, scinderla dalla giustizia e dalla verità, cedere all'inganno del sopruso e del luogo comune. Questo libro intende recuperare parole essenziali della filosofia, spesso ormai dimenticate: genealogia, costruzione, fondamento, libertà, simbolo. Ma, soprattutto, verità: dopo millenni di pensiero, di fronte agli inganni e alla superficialità massmediatica, si deve ritrovare il coraggio di cercare la logica, i modi, le ragioni della verità, la sua metafisica e il rapporto con la nostra stessa vita. Confrontandosi con le maggiori tradizioni del pensiero moderno e contemporaneo (Hegel, Nietzsche, Husserl, Heidegger, Merleau-Ponty, Foucault), mettendo in opera dialoghi mai esplorati, in queste pagine si vogliono illustrarne i percorsi critici e gli snodi simbolici: quasi un manuale che rinnova il mito di Faust, rifiutando, non senza una vena di profanazione sovversiva, di firmare un nuovo patto con il diavolo.
Moderno e postmoderno, pur trovando nell’arte alcuni punti di riferimento, sono termini che possiedono ampi significati “culturali”: non determinano un periodo storico definito, un percorso concettuale stabile, ma sono all’origine di molteplici incroci, che in questo libro si vogliono illustrare, con la finalità di costruirne un “bilancio”.
Tale descrizione conduce a un risultato che può essere sinteticamente anticipato: con la fine del secondo millennio, le differenze tra moderno e postmoderno tendono a sfumare, indicando piuttosto una comune genesi, che conduce verso nuove prospettive di pensiero.
Biografia dell'autore
Elio Franzini è docente di Estetica all’Università degli Studi di Milano. Nelle nostre edizioni ha pubblicato Fenomenologia dell’invisibile. Al di là dell’immagine (2001).
L'autore delinea i principali momenti teorici e storici della disciplina, evitando posizioni perentorie e affermazioni troppo recise su ciò che l'estetica è o non è, nell'idea che l'essenza della disciplina consista nel dialogo tra esperienza e giudizio, sensibilità e pensiero, retorica e logica. In questo quadro, i fenomeni estetici, le forme del sentire, dell'arte e del bello non vengono più spiegati, ma descritti per ciò che sono e per le possibilità simboliche che recano in sé.
Strutturato in due parti, il volume dapprima ripercorre le tappe storiche principali dell'estetica dall'antichità a oggi; quindi ricostruisce le sue categorie chiave e le problematiche di fondo (come la creazione, la fruizione, il significato del simbolo, le valenze del tragico, il tema della mimèsi), seguendone il divenire concettuale sino al pensiero contemporaneo - e alla messa in discussione del ruolo delle categorie stesse. Gli autori disegnano con uno stile chiaro e ben riconoscibile un percorso che vuole salvaguardare sia la complessità sia l'unitarietà sostanziale dell'estetica, senza tentare definizioni riduttive e spingendo il lettore a esercitare in modo autonomo il proprio sguardo. Un'opera per comprendere e approfondire le questioni fondamentali della disciplina, qui in una nuova edizione concepita per rispondere alle esigenze degli attuali programmi universitari, ma al contempo esaustiva e rigorosa.
L’Illuminismo è la capacità di coltivare insieme sentimento e ragione, sorriso e rigore, natura e civiltà, in un quadro enciclopedico, in cui cioè i saperi e i modi di vita possano confrontarsi non per opporsi, bensì per dialogare, per insegnare che senza questo dialogo, questa capacità di unire il diverso, non c’è autentica conoscenza. Il sapere non può essere chiuso nell’intimità di un soggetto orgoglioso, bensì deve nascere nella conversazione.
L’Illuminismo non è stato un movimento unitario, ma il primo momento dell’autocoscienza storica del pensiero europeo, un esprit che ha attraversato il continente, originando entusiasmi e feroci anatemi.
L’Illuminismo ha mostrato squarci di vita, di letteratura e di filosofia, svelando un linguaggio che non è sterile ripetizione dell’identico, ma un mezzo critico capace di penetrare nelle pieghe del sentire e delle sue rappresentazioni concettuali, per svelarne non solo la complessità, ma anche la forza creativa. Elogiarlo non significa farne un’apologia, bensì cercare di comprendere, attraverso la ricostruzione storica e teorica di alcuni momenti essenziali della cultura settecentesca, il presente, il potere e i limiti della ragione e del sentimento, i valori, forse dimenticati o umiliati, di una contemporaneità non più in grado di assumere uno sguardo ironico e penetrante sul mondo.
Icona, simbolo e immagine sono parole che nell'uso odierno hanno smarrito il loro profondo significato originario. Seguendo la via indicata da Kant, Goethe e Husserl, il dialogo tra filosofia, arte e mito restituisce al simbolo la sua valenza epistemologica, permettendoci l'accesso a orizzonti spirituali stratificati e complessi. Per spiegare il rapporto tra rappresentazione artistica e immagine simbolica, l'autore trae spunto da Giotto, Carpaccio, Cézanne. Bacon e Klee, offrendo al lettore un originale approccio filosofico ai concetti di tempo, memoria, amore, bellezza e nostalgia.
Quali sono le origini della fenomenologia? E quali le vie che la riflessione di Husserl ha percorso nel pensiero contemporaneo, assumendo forme e contorni di volta in volta diversi? Ma soprattutto: quali sono i problemi che le animano e quali i metodi che le sono propri e che l'hanno guidata nel dare una risposta agli interrogativi che la riflessione filosofica pone? Sono queste le domande cui in questo libro si cerca di rispondere, proponendo un percorso che, attraverso un'attenta analisi dei principali concetti della fenomenologia husserliana e della galassia fenomenologica che da essa trae origine, permetta al lettore di familiarizzare con una delle vicende teoriche più significative e complesse della filosofia del XX secolo.