Questo volume presenta un'ampia selezione delle lettere, per la gran parte inedite, scritte da Sigmund Freud a cinque dei suoi sei figli (è esclusa Anna, l'unica che non si sposò e seguì le orme del padre, diventando psicoanalista a sua volta), inquadrandosi in quel tragico scorcio temporale che va dallo scoppio della prima guerra mondiale al precipitare degli eventi alla vigilia della seconda. La sensibile e intelligente partecipazione del padre della psicoanalisi alle piccole e grandi vicende di figli, generi, nuore e nipoti; il suo e il loro personale coinvolgimento in eventi epocalmente traumatici; la fitta rete di relazioni in cui Freud si muove da protagonista e insieme da spettatore e commentatore: questo lo sfondo su cui si esprime, nelle lettere ai figli, un pensatore la cui modernità non finisce ancora di stupire, e che qui si presenta - per mezzo di una scrittura deliziosa, pervasa ora da affettuoso umorismo ora da pessimistica rassegnazione - nell'inedita veste di generoso patriarca e di padre premuroso. La raccolta, frutto dell'accurato lavoro di un team di studiosi guidati dallo storico della psicoanalisi Michael Schröter, presenta concise ma esaurienti biografie di Mathilde, Martin, Oliver, Ernst e Sophie Freud ed è corredata da un ampio apparato che comprende, oltre alle note, una cronologia, una bibliografia e l'albero genealogico della famiglia Freud.
Testo tragico e profetico, questo saggio freudiano del 1921 sulla psicologia dei gruppi e sui processi di massificazione che caratterizzano le società tardo-moderne continua a sorprendere per la sua attualità. Lo sguardo clinico del fondatore della psicoanalisi vi rivela tutta la sua capacità ispettiva. Da un lato, Freud osserva e cataloga precisi fenomeni sociali con la stessa cura con cui un botanico classifica le piante. Dall'altro, affonda la lama dei concetti psicoanalitici nella carne della storia con la stessa decisione con cui un chirurgo apre le viscere di un corpo. Il risultato è uno spaccato inquietante sui vizi congeniti della modernità e sulla sua irresistibile tendenza a scatenare violenti terremoti politici. Il sogno latente della modernità, il sogno di una società senza padre, il sogno di una comunità in cui non vigano più rapporti asimmetrici di potere, sembra destinato a rovesciarsi periodicamente nel suo opposto: la riapparizione di un Padre primordiale, dai tratti osceni e prevaricatori, cui viene prestata un'obbedienza cieca e irrazionale. Massa è il nome di questa malattia. L'introduzione di Davide Tarizzo non solo contestualizza il saggio, ma lo mette a confronto con le diverse sfide e i nuovi problemi del nostro presente, rivelando al lettore tutta la ricchezza di spunti di riflessione che la psicologia delle masse continua a offrire.
All'origine della grande rivoluzione psicoanalitica, quella che venne chiamata la cura delle parole, sono gli incontri che Sigmund Freud tenne con i suoi primi pazienti. È qui, nel suo studio, che si codifica un linguaggio e si sperimenta un nuovo metodo scientifico e terapeutico. Sono quelli che la storia ci ha tramandato come i casi clinici da cui Freud ha potuto muovere e desumere le strutture e i meccanismi di fondo della psiche; vere e proprie storie, o parabole, che attraverso la sua maestria, anche narrativa, giungono a noi come appassionanti resoconti, oltre che come strumenti di conoscenza e di ricerca. È in questi racconti che ritroviamo la vera voce e la natura prima della psicoanalisi, il rapporto diretto tra medico e paziente, e la cura che prende corpo e si sprigiona in tutta la sua forza liberatoria. Presentiamo in questo volume due dei casi clinici più noti: il caso d'isteria di Dora e il caso di fobia del piccolo Hans.
"Opera personalissima, capace di mutare il mondo", secondo la definizione di Thomas Mann, "L'interpretazione dei sogni" vide la luce nel novembre 1899, ma con la data 1900 sul frontespizio: un modo per sottolinearne il profondo valore simbolico e il senso di svolta nella cultura europea. È con questo testo, infatti, che Freud afferma l'idea che la vita psichica abbia una dimensione ben più ampia di quella che può essere riportata volontariamente alla coscienza; e che il sogno sia la manifestazione privilegiata per indagare quella sfera che da allora chiamiamo inconscio. Oltre che via di accesso all'inconscio, l'interpretazione del sogno diventa così strumento fondamentale di terapia. Una terapia che Freud sperimentò sui suoi pazienti nevrotici ma anche su se stesso: "L'interpretazione dei sogni", infatti, ha una forte impronta autobiografica e appare ancora oggi al lettore come un'opera di straordinaria complessità e ricchezza. In essa il rigore concettuale e argomentativo si fonde con il fascino, profondamente letterario, della narrazione di sé e della descrizione di quella Vienna fin de siècle che ha avuto un ruolo ineguagliabile nello sviluppo artistico del Novecento. Il testo è accompagnato da un saggio di Jacqueline Rose e una introduttiva di Paolo Repossi.
La notte tra il 23 e il 24 luglio 1895 Sigmund Freud sogna una sua paziente di nome Irma: la donna mostra i segni di un'infezione che si è propagata in gola, provocandole forti dolori. Ma né i sintomi della signora né l'aspetto dei medici che la circondano corrispondono al vero: nel sogno tutto sembra diverso, senza un motivo apparente. Ed è proprio con la cosiddetta "iniezione di Irma" che Freud abbandona definitivamente il metodo dell'ipnosi per lanciarsi in una nuova fase di studio dei processi mentali: una ricerca che renderà pubblica soltanto all'alba del nuovo secolo, dando alle stampe "L'interpretazione dei sogni". Ma il capolavoro della psicanalisi, qui riproposto in una nuova traduzione, filologicamente accurata, non è soltanto questo: l'introduzione di Stefano Mistura rivela, come un affascinante documento in filigrana, numerosi episodi fondamentali della vicenda biografica di Sigmund Freud, dalle fantasie infantili alla drammatica morte del padre, dal timore degli insuccessi al complicato rapporto con il medico Wilhelm Fliess, il primo lettore, e censore, di quello che sarebbe diventato "il libro del XX secolo".
In questi saggi, considerati tra i suoi lavori teorici più importanti, Sigmund Freud affronta due questioni fondamentali: la teoria della libido e lo stato affettivo dell'angoscia. Sono due scritti nati in periodi e temperie culturali differenti: se nell'"Introduzione al narcisismo" il padre della psicoanalisi, dopo la rottura con Adler e Jung, polemizza con i suoi discepoli, riponendo al centro dell'indagine psichica le pulsioni sessuali; nell'analisi dell'angoscia Freud si propone di mettere insieme, con assoluta imparzialità, tutto ciò che è possibile dire sull'argomento.
Straordinariamente attuali, questi saggi propongono la critica alle ipocrisie della società occidentale e il giudizio sulla barbarie che minaccia di travolgerla; le meditazioni sull'anima collettiva e sulla religione, implacabilmente definita la grande illusione dell'umanità, sui fondamenti della civiltà, sugli aspetti coercitivi che la distruttività innata in tutti gli individui e la mancanza di spontaneo amore al lavoro rendono indisgiungibili dagli ordinamenti civili. La radicale coerenza di pensiero, il realismo e la sistematicità dell'analisi fanno di queste pagine, frutto di venticinque anni di riflessione, il primo studio di psicoanalisi sociale, in cui il progetto freudiano di giungere a spiegare tutta la realtà sulla base di principi scientifici innalza uno dei grandi monumenti moderni alla ragione.
Le due più grandi scoperte della psicoanalisi sono state l'inconscio e la sessualità. Se il primo deflagra con "L'interpretazione dei sogni", la seconda emerge con i saggi sulla teoria sessuale, nucleo fondamentale per il grande impianto teorico che Sigmund Freud ha eretto tassello dopo tassello. Se ad essi accostiamo "Al di là del principio di piacere" ripercorriamo l'intero arco di esperienze intellettuali che abbraccia quindici anni di riflessione: le nozioni di Eros e "pulsione di morte" possono essere finalmente lette alla luce di una meditazione filosofica, dolorosa e solenne in una compiutezza che contiene l'inizio e il punto di arrivo della rivoluzione psicoanalitica
Trentacinque celeberrime "lezioni" conducono il lettore a impadronirsi con ordinata gradualità del campo psicoanalitico nel suo insieme, in una lettura affascinante, di insuperato valore formativo e al tempo stesso di interesse sempre attuale per chi non voglia accontentarsi di una conoscenza parziale e di seconda mano. La fama e la popolarità di Freud si fondarono in larga misura su questo libro, che per il rigore con cui sono presentati i concetti e l'estrema limpidità dell'esposizione fu subito considerato un capolavoro, ed ebbe, nel mondo intero, grandissima diffusione. Vi si trovano una illustrazione esauriente della teoria psicoanalitica e delle sue applicazioni, e in più le opinioni del padre della psicoanalisi su molte importanti questioni, come l'educazione, la violenza, la guerra, la storia, la società, la religione, la femminilità.
"Sesso guerra morte" è una raccolta di saggi brevi composti dal padre della psicanalisi a cavallo tra le due guerre mondiali e nel pieno della crisi economica e sociale che investì, allora come oggi, tutto il mondo cosiddetto "civilizzato". I saggi presenti, caratterizzati da un taglio più filosofico che psicologico, vanno ad affrontare le questione decisive del singolo individuo e della civiltà: l'oscillazione tra sesso e morte, tra istinto e civiltà; lo scatenarsi e l'affievolirsi delle pulsioni selvagge e primitive dell'uomo moderno; arti, religione e morale visti come enormi monoliti istituiti dalla civiltà per arginare le forze primordiali e le pulsioni che agitano l'uomo. "Caducità"; "La morale sessuale civile e il nervosismo moderno"; "Perché la guerra", il celebre carteggio avvenuto nei primi anni Trenta con Albert Einstein, e il saggio breve "Pensieri sulla guerra e sulla morte" sono gli scritti che costituiscono il volume.