La scuola italiana è profondamente cambiata nel tempo, ma non ha smesso di occupare un posto decisivo nel destino degli italiani. Nel momento in cui si parla di fallimento e di svuotamento del suo ruolo, il libro ricostruisce le politiche e le dinamiche dell'istruzione nel corso del Novecento, all'interno di una società sempre più complessa: dall'età giolittiana, in cui si gettano i presupposti della riforma Gentile, alla definitiva eclissi del modello politico e culturale cui essa è legata. Al centro c'è il mito della riforma organica della scuola, che in Italia (e non solo) si esaurisce con la fine della guerra fredda e del sistema dei partiti, quando entra in crisi anche l'idea di Stato nazionale e di sistema scolastico accentrato. Riflesso di una nazionalizzazione fragile e imperfetta, la via italiana alla scolarità si rivela più accidentata che in altri paesi europei e restituisce luci e ombre della modernizzazione. Attraverso l'osservatorio della scuola e grazie all'intreccio di fonti diverse, edite e inedite, si aprono scorci suggestivi sui problemi più generali della storia d'Italia lungo il secolo breve, dal fascismo alla democrazia repubblicana, dal boom economico al Sessantotto, dalla crisi degli anni Settanta al neoliberismo degli anni Ottanta.
Attraverso una documentazione in gran parte inedita, Monica Galfré ricostruisce il lungo percorso con il quale l'Italia si è lasciata alle spalle la terribile stagione di sangue del terrorismo, restituendo il fenomeno armato alla storia del paese, come parte integrante e non separata. Nelle parole dei protagonisti di quegli anni troveremo il racconto del pentitismo e della realtà scottante del carcere speciale, i movimenti e la legge sulla dissociazione, il potere acquisito dalla magistratura nei confronti della politica, il ruolo svolto dalla Chiesa e dal mondo cattolico nella riconciliazione, il processo di autocritica con cui gli ex terroristi hanno delegittimato l'omicidio e la violenza. Una normalizzazione complessa e tormentata, dopo eventi che hanno trasformato nel profondo le coscienze dei singoli e della società, facendo dell'Italia un caso unico in Europa.
L'alleanza tra editoria e regime fascista ha nella scuola il suo terreno privilegiato: negli anni in cui nasce la moderna industria editoriale, produzione e diffusione dei libri di testo riflettono non solo ambizioni e limiti del totalitarismo, ma anche caratteristiche e dinamiche del mercato librario italiano. Attraverso la ricchissima documentazione di archivi editoriali e istituzionali, il volume ricostruisce una realtà vasta, frammentata e poco conosciuta, che vede la larga partecipazione del mondo della cultura. Un settore cruciale, nel quale gli interessi dell'imprenditoria privata si compenetrano con quelli statali, fino a incidere sulla politica scolastica e sugli equilibri editoriali complessivi.