Fin dalle origini Venezia ha vissuto in simbiosi con la laguna che la circonda e per preservarla il governo della Serenissima è stato molto attento alla gestione del territorio lagunare, con interventi di ampio respiro e istituzioni appositamente create. Oggi Venezia si trova di nuovo in una situazione critica. L'acqua alta del novembre 2019 ha riportato l'attenzione sul MOSE, l'opera che doveva mettere al riparo la città da nuove disastrose alluvioni e che, dopo mezzo secolo di dibattito e un cantiere durato quasi vent'anni, non è ancora in funzione, né se ne conosce l'efficacia. Nel frattempo, però, la costruzione del MOSE ha favorito la nascita di un sistema corruttivo e di malaffare che ha provocato un terremoto politico e giudiziario, coinvolgendo negli anni le principali istituzioni locali e nazionali e generando sprechi enormi a carico dei cittadini. In questo libro, pubblicato nella prima edizione con il titolo "Corruzione a norma di legge" e qui completamente aggiornato, Barbieri e Giavazzi raccontano come tutto ciò sia stato possibile e come sia avvenuto. Ma si chiedono anche come da questa situazione si possa uscire salvando Venezia dal disastro in cui si trova. È una storia che, per come si è sviluppata e per le opportunità che ora offre, può trasformarsi in un esempio per l'Italia nel momento in cui il nostro Paese si appresta, grazie all'aiuto dell'Europa, a lanciare quello che potrebbe divenire il più grande progetto di rinnovamento degli ultimi cinquant'anni.
Questa nuova edizione, pur immutata nell'impianto, fornisce una visione generale e integrata della macroeconomia dopo la crisi economica prodotta dal Covid-19, adottando un modello di base che studia l'economia nel breve, medio, lungo periodo. Il testo offre numerosi riferimenti all'economia italiana, e un nuovo capitolo su crescita e disuguaglianza. Molti nuovi «approfondimenti» sui temi più dibattuti (digital currencies, austerità, effetti della riforma pensionistica) arricchiscono il libro e accentuano l'attenzione sulle applicazioni del modello teorico alla realtà.
Che cosa hanno in comune gli ultimi samurai giapponesi e i burocrati della nostra pubblica amministrazione? Quali armi utilizzano i moderni samurai per bloccare le riforme? E perché la resistenza che oppongono è la vera ragione per cui è tanto difficile riformare, aprire i mercati alla concorrenza, evitare la corruzione? In questo libro l'economista Francesco Giavazzi e il giornalista Giorgio Barbieri individuano nella burocrazia, che da mercati bloccati ottiene potere e rendite, la corporazione che maggiormente si oppone al cambiamento del Paese.
A Venezia, già nel XIV secolo, la figura dell'Avogador aveva una funzione precisa: controllare che non venissero effettuate ruberie ai danni del bene pubblico. Poteva svolgere questo ruolo solamente chi non avesse alcun conflitto di interesse con ciò che doveva controllare. Le vicende giudiziarie che hanno coinvolto il MoSE, la "grande opera" ideata per risolvere il problema dell'acqua alta a Venezia, dimostrano invece il fitto intreccio che legava controllori e controllati, con conseguenze nefaste per la città, la regione e il bene comune. In questo libro Francesco Gavazzi e Giorgio Barbieri ricostruiscono la palude che per due decenni ha pervaso non solo il MoSE, ma anche l'Alta Velocità, l'Expo di Milano e altre grandi opere italiane. Dal libro emerge un sottile ma resistente filo rosso che collega la Tangentopoli degli anni Novanta al Sistema MoSE. Corruzione delle leggi prima ancora che violazione delle leggi. La vicenda del MoSE è l'emblema di un "un sistema che ha corrotto il Paese a tutti i livelli, durante la prima e la seconda Repubblica, e che ora mette con le spalle al muro la politica: spetta a lei trovare l'antidoto affinché casi del genere non si ripetano più".
"Quando venne presentato il progetto dell'Istituto italiano di tecnologia ai ricercatori di Harvard e dei MIT, si presentarono ad ascoltare in un centinaio: chimici, biologi, astronomi, medici, ingegneri. Tutti italiani. Se entriamo nella sala cambi di una banca d'affari londinese ci accorgiamo che un dipendente su tre è italiano. Gli italiani suscitano ammirazione; l'Italia molto meno. Francesco Giavazzi raccoglie gli articoli di una lunga battaglia a favore del merito, della concorrenza e del mercato. Spiega che il declino è solo colpa nostra. Un'Italia dove c'è molto credito ma poco capitale, più rendite che profitti, troppa ricchezza rispetto al reddito dove contano più le relazioni dei risultati, le paure dei progetti." (Ferruccio de Bortoli)